Recensione: Trapped

Di Lorenzo Bacega - 11 Marzo 2010 - 0:00
Trapped
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
67

Julien Damotte è un talentuoso chitarrista nato nel 1979 a Clermont-Ferrand (Alvernia, Francia). Nel 1991 inizia a dedicarsi allo studio della chitarra, frequentando vari seminari specializzati e prendendo in seguito lezioni private da artisti del calibro di Marcel Coenen (Lemur Voice, Sun Caged, Hubi Meisel), Mattias IA Eklundh (Freak Kitchen, Planet Alliance, Frozen Eyes), Gérard Fayet, Ron “Bumblefoot” Thal (Guns n’Roses) e Stephan Forté (Adagio, Red Circuit, Lightning Sword). Nel corso degli anni il musicista transalpino prende parte a numerosi progetti musicali che caratterizzano la scena underground locale (tra i quali possiamo nominare i Devilspoon, gli Exprim, i Ze Froggiez e, ultimi in senso cronologico, i Madonagun), salvo poi cominciare a dedicarsi alla produzione solista. Dopo una lavorazione durata addirittura quasi sei anni (i primi demo del disco risalgono infatti al 2004), vede ora la luce il primo disco solista di Julien Damotte, intitolato Trapped, dato alle stampe nel mese di marzo del 2010.

Composto da nove tracce (per una durata complessiva intorno ai cinquanta minuti), questo Trapped rimane profondamente legato a sonorità a cavallo tra progressive metal neoclassico e power metal (sulla scia di quanto fatto da gruppi quali Symphony X e Adagio), dove riffoni oscuri e potenti si alternano a refrain particolarmente melodici, con sezioni strumentali abbastanza lunghe e articolate, e a cui vanno inoltre ad aggiungersi molteplici inserti di stampo death metal. Impressionante il numero di musicisti ospiti presenti su questo disco: a fianco di Julien Damotte, vero e proprio protagonista del disco (oltre che delle chitarre, il musicista transalpino si occupa in questa sede anche del basso e di alcune parti vocali), troviamo infatti artisti del calibro di Gus Monsanto (Revolution Renaissance, ex-Adagio), Buzz (Tubular Brain), Matt Haussy (Madonagun) e Maya alla voce, Mattias IA Eklundh (Freak Kitchen, Planet Alliance, Frozen Eyes) e Christophe Godin alla chitarra, e Nach (Awacks) alla tastiera. Da segnalare inoltre che tutte le parti di batteria sono state realizzate tramite una drum machine: la presenza di un batterista in carne ed ossa avrebbe senz’altro giovato alla resa sonora di questo lavoro. Ancora abbastanza immaturo per quello che riguarda le composizioni, questo Trapped ci consegna una manciata di brani piuttosto compatti, dalle melodie particolarmente orecchiabili, e che mettono in risalto l’ottimo bagaglio tecnico appannaggio dei musicisti partecipanti, i quali ci offrono una prova senz’altro esemplare e davvero entusiasmante per quanto riguarda il lato puramente esecutivo. L’unica vera e propria nota negativa che si può riscontrare nelle canzoni qui proposte riguarda una certa dispersività di fondo, una mancanza di organicità che tocca la maggior parte degli episodi del disco: nonostante la presenza di spunti estremamente interessanti e di idee piuttosto valide, i pezzi riescono infatti a convincere solamente in parte, risultando un po’ troppo macchinosi e privi del mordente necessario per fare presa sull’ascoltatore. E’ il caso ad esempio di The Inner Struggle, brano a cavallo tra sonorità progressive, death metal e industrial, che non riesce proprio a convincere l’ascoltatore. Vanno un po’ meglio le cose con l’accoppiata iniziale composta da Opening Chapter (pezzo completamente strumentale) e The Voice Within Your Soul, ma è solo con la malinconica ed estremamente intensa ballad Death che si raggiunge l’apice del disco.

Insomma, ci troviamo davanti a un album a tratti molto ben suonato, ma ancora abbastanza acerbo dal punto di vista del songwriting e piuttosto rivedibile sotto certi punti di vista. Nonostante alcuni spunti estremamente interessanti, i pezzi offerti su questo Trapped si rivelano infatti in larga parte un po’ troppo dispersivi, privi di organicità e solo parzialmente riusciti. Per il futuro si tratterà solamente di colmare queste lacune e affinare il proprio stile, e siamo sicuri che Julien Damotte ha tutte le carte in regola per poterci stupire con la prossima uscita.

Lorenzo “KaiHansen85” Bacega

Discutine sul forum nel topic relativo
 

Tracklist:
01. Born Dead
02. Opening Chapter
03. The Voice Within Your Soul
04. Eternal Love
05. The Inner Struggle
06. What You’ve Been Through
07. Dying
08. Death
09. Ending Chapter

Lineup:
Julien Damotte – Lead & Backing Vocals, Guitars, Bass
Nach – Keyboards, Backing Vocals
Gus Monsanto – Lead & Backing Vocals
Buzz – Lead & backing vocals
Matt Haussy – Grunts
Maya – Lead Vocals
Mattias IA Eklundh – Guitars
Christophe Godin – Guitars

Ultimi album di Julien Damotte

Genere:
Anno: 2010
67