Recensione: Trial by Fire

Di Susanna Zandonà - 14 Novembre 2022 - 16:49
Trial by Fire
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Heavy  Power 
Anno: 2022
Nazione:
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65

Quando si ascoltano album di questo tipo sorge spontanea la domanda: ma perché è stato inserito alla sezione heavy metal? I Mantric Momentum, progetto dei due cugini norvegesi Christer Harøy (chitarra/basso/batteria) e Terje Harøy (voce) nel loro “Trial by Fire” fanno apparentemente un power metal melodico… ma non ditelo a nessuno.

La smania di far uscire dischi heavy / aor è davvero troppa e l’inserimento di un qualsivoglia riferimento all’epoca d’oro del metal, a volte perfino un po’ forzato (se volete indovinare vi do un indizio sull’anno): numero pari, composto, naturale, semiperfetto e con 10 divisori. Secondo la numerologia il suo simbolismo è “forte personalità” e “unicità”… Indovinato? Se non siete molto affini alla matematica o alle simbologie esoteriche, vi do una mano: il numero fortunato è ’80, ma in questo periodo l’ho digitato così tante volte sulla tastiera da averlo scolorito.

Se volete qualche altro numero da giocare, ecco un altro suggerimento: ’85 anno in cui la cantante tedesca Sandra pubblicava la hit “(I’ll Never Be) Maria Magdalena”, conosciuta anche semplicemente col nome di battesimo: “Maria Magdalena”… che i Mantric Momentum coverizzano in un’ ultima (spoiler) bonus track con la compiacenza della cantante degli Hexed, Tina Gunnarsson. Ma per quanto possa essere ben articolata questa versione metallica, non ha nulla a che vedere con il ritmo catchy che ti fa venire voglia di ballare e cantare dell’ unica ed inimitabile santa cristiana e pop.

Certe icone religiose è meglio lasciarle stare. Troppa grancassa sommerge il basso, si perde totalmente l’attacco con i synth che la rende distintiva, divenendo quasi operistica nella parte cantata E va bene che era una creatura della notte, ma il ritornello alternato a due, stile musical de “la Bella e la Bestia”: I’ll never be / Maria Magdalena / You’re a creature of the night / Maria Magdalena / You’re a victim of the fight / You need love / Promised me delight… ne stravolge l’essenza.

Dulcis in fundo… le chitarre sommergono totalmente le voci. Vero che ormai “heavy metal” è diventato un contenitore tanto vasto da includere i generi più disparati… e da qualche tempo a questa parte sembra essersi tutti decisi che l’immagine del metallaro in chopper con la giacca di pelle sia pure anti-ecologica, per cui di punto in bianco è stata soppiantata dal metallaro a cavallo che per inciso è pure green. E va bene aprirsi a nuovi crossover musicali, ma c’è qualcosa che mi sfugge in questo disco palesemente power metal che aggiunge qua e là del melodico e dei groove ritmici sempre di impostazione abbastanza speed. E se devo essere sincera decisamente preponderanti (N.B la batteria è una ma la suonano quattro differenti batteristi, ovviamente non insieme e qui citati per ordine sparso d’apparizione: Lawrence Dinamarca, Truls Haugen, Frank Nordeng Røe e Christer Harøy)

Ma non è heavy, a parte qualche forte schitarrata ad esempio in “In The Heart Of The Broken” o rapido passaggio un po’ più sbottonato e languido in “Fighter”. O ancora per l’eccezione di qualche acuto del cantante Terje Harøy in “Writing on The Wall” (che di heavy ha anche il titolo!)… Se vogliamo fare qualche paragone un po’ tirato, qualche traccia vi farà pensare a gruppi tipo Helloween o Gamma Ray (power ma anche heavy!). Ad esempio “In The Heart Of The Broken”, che combina brillantemente la ritmica speed, le chitarre più dure e un contesto sinfonico. Ma non staremo qui a polemizzare su come il debutto dei Mantric Momentum sia un disco power metal, con la copertina con le architetture gotiche e i caratteri lavorati in oro da disco power metal, cantato dal cantante dei Pyramaze (che fanno power metal) e per cui abbia tutti gli elementi per essere valutato come un disco power metal… ma affronteremo assieme l’ascolto concependolo come “altro”.

Preso da questa prospettiva, mentre procediamo cavalcando nella nostra foresta di faggi, olmi, pioppi e altri alberi tipici della vegetazione di Paesi tipicamente caratterizzati da un clima freddo… il paesaggio non è nemmeno male. Ed ecco da lontano provenire quel suono tipico dato dal risucchio di una stella da parte di un buco nero. É “Tabula Rasa” che cancella tutto e comincia da capo. Importante sensazione di suspense data dall’ ottima orchestrazione di Magnus Karlsson, per venire attaccati alle spalle da “Course of fate” che ci travolge fin dalle prime note con una ritmica velocissima, una batteria e una chitarra arrabbiate come uno sciame di vespe, cui si aggiunge la voce melodica di Terje Harøy, sempre con quel lato un po’ da paladino indefesso. “New Horizon” per approccio al cantato appare invece un brano aor, voce limpida ed armonica un bel chorus che trapela un messaggio ottimista: “new horizon / breaking out despair / a new day’s raising / we will find a way / to better place” salvo poi diventare un po’ più grave in chiusura a “sailing away from it all”. Ma la vera melodica trascinante è nella ballad “Fighter” e in “Diamond” in cui abbiamo anche qualche degna acrobazia vocale.

Se mi posso permettere, però, spesso la voce viene leggermente oscurata dalla ritmica soffocante e dai riff di chitarra marcati. Molto interessanti anche le restanti tracce power metal incluse. Che dire, “Trial by Fire“, esordio dei Mantric Momentum, rimane pur sempre un discreto album power. Ovviamente consigliato a chi piace il black metal (sto scherzando…).

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