Recensione: Twilight of Humanity

Di Daniele Balestrieri - 31 Agosto 2009 - 0:00
Twilight of Humanity
Band: Nebrus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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77

Il black metal underground non è propriamente il genere più sorprendente da recensire. Il più delle volte ci si ritrova giudici di una corsa a chi suona più svelto, canta più marcio e registra il più rumorosamente possibile. La maggior parte delle volte lo stupore non è di casa, eppure ammetto di essere rimasto inaspettatamente spiazzato dal lavoro di questa coppia di Massa.

Nell’immediato risalta la produzione decisamente più rifinita della media dei demo in circolazione: non ho molte notizie a riguardo, per cui non ho idea se si tratti di uno studio di registrazione vero e proprio oppure di un lavoro di fino in sede di mixing casalingo: rimane il fatto che, per un lavoro di questo livello, la scelta di “lucidare” la resa finale è stata quantomai ben ponderata. Con i Nebrus non parliamo di black metal ferale e senza controllo: invece di attingere al pozzo senza fondo dello scream immerso in una nube di zanzare, il polistrumentista Mortifero si ispira solo vagamente al black di vecchia scuola e non di rado si sente il sapore dei primi Bathory o di un Burzum in erba. Le occhiate al thrash non mancano, così come i passaggi più ambient che riflettono la tendenza al doom che dev’essere probabilmente retaggio di Noctuaria, seconda voce e tastierista della band, che regala una dimensione a dir poco surreale all’intero lavoro grazie alle sue grida drammatiche, sprezzanti, quasi sul filo dell’isterico.
Ed è proprio questa la chiave di volta che rende Twilight of Humanity un album speciale e sopra le righe.

Parliamoci chiaro, questo non è un demo semplice da interiorizzare e digerire. Mortifero suona bene, a partire dalla bella e angosciante intro, proseguendo nelle sferzate blackthrash alternate a mid-tempo estemporanei fino alla chirurgica cover della celeberrima “Black Spell of Destruction” del Conte. Il suo cantato è elegante e ben congegnato in ogni sua forma e non sfigura praticamente mai nel corso delle sette tracce che compongono la sua prima fatica. I problemi emergono dopo, quando si cerca di decompilare mentalmente il modo in cui i Nebrus cercano di superare certe barriere e di rompere determinati schemi che da sempre sono considerati dogmi del black metal. L’irriverenza canzonatoria di “The Weight of Knowledge” e le dissonanze di “Praise of Madness” mettono a dura prova una Noctuaria in grado di passare da uno “starnazzamento” Mustainiano ad angosciose litanie filo-burzumiane senza battere ciglio, il tutto ovviamente da intendersi in un contesto prettamente di atmosfere, più che di virtuosismo canoro. L’amalgama di brani abbastanza desueti, di un cantato doppio assolutamente fuori da ogni canone e di un songwriting dinamico e spesso fin troppo ardito rende Twilight of Humanity un demo diverso e a suo modo speciale.

Sono certo che alcune scelte stilistiche li renderanno completamente indigesti a una certa fetta di intransigenti del black metal che potrebbero vedere nell’inclusione femminile un insulto ai tempi che furono. Tuttavia i tempi cambiano, l’avantgarde incalza e la sperimentazione è all’ordine del giorno. Devo dire di essere cresciuto con l’idea che il metal dovrebbe essere per lo più affare maschile e che in genere le ragazze tendono ad andare sempre verso il solito pappone gotico lirico tutto pizzi e femme fatale. Mi soddisfa invece l’interpretazione molto personale perpetrata dai nostri due connazionali e mi auguro che proseguano sulla stessa strada, certamente in salita ma altrettanto certamente unica e a suo modo elitaria.

Daniele “Fenrir” Balestrieri

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TRACKLIST:

1. Intro – Nocturnal Predator
2. I Am the Beast
3. Triumph of Death
4. The Weight of Knowledge
5. Praise of Madness
6. Nightwolf’s Eye
7. Lintany of Misanthrophy
8. Black Spell of Destruction

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