Recensione: Twilight on Humanity

Di Matteo Lavazza - 8 Febbraio 2003 - 0:00
Twilight on Humanity
Band: Zandelle
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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90

Gli statunitensi Zandelle sono un gruppo che ammiro e che stimo davvero tantissimo, sono anni che vanno avanti dritti per la loro strada, fatta di un classico Heavy Metal americano, nonostante questo non gli garantisca di certo il successo nella loro terra, ormai notoriamente votata a tutto ciò che decide Mtv.
Dopo 2 album autoprodotti che hanno avuto un buon riscontro a livello underground il gruppo, grazie al fiuto del solito Limb Schnoor, hanno finalmente la possibilità di fare un salto di qualità almeno a livello promozionale che gli potrebbe aprire parecchie porte.
Fin dall’iniziale “Warlords of Steel” si possono intuire quelle che saranno le linee guida del disco, cioè riff epici e potenti e linee vocali melodiche ma di certo non “allegre” come va di moda adesso nel Power europeo; credo infatti che uno dei punti di forza della band sia proprio il fatto di proporre musica non certo innovativa, ma di sicuro efficace e, soprattutto, personale.
Gli Zandelle dimostrano nei 72 minuti di durata dell’album di avere delle ottime idee per quanto riguarda la composizione delle canzoni, riuscendo nell’arduo compito di dare varietà al loro songwriting, con stacchi sempre azzeccati e riff sempre all’altezza della situazione, senza avere quasi mai dei cali di tensione.
Buon esempio della varietà di atmosfere contenute nell’album sono “The Champion”, coi suoi riff a tratti cupi, a tratti tirati a tratti quasi “dolci”, la magnifica “A Hero’s Quest”, che dopo una partenza arpeggiata parte con un riff di un epicità davvero notevole, senza mai risultare noiosa durante tutti e 7 i minuti di durata, e “Delusions” forse il pezzo più veloce del disco, dove come sempre la band dimostra di avere le idee chiare su come rendere avvincente una canzone.
Un discorso a parte lo merita sicuramente la title track “Twilight on Humanity”, un brano molto lungo (12 minuti) dove la band sfoggia davvero il meglio di sé, racchiudendo in un’unica song tutte quelle che sono le migliori caratteristiche degli Zandelle, dando in pasto all’ascoltatore un brano che, secondo me, potrebbe essere preso come esempio per cercare di riportare alla ribalta il Metal classico targato U.S.A, una canzone che può sfoggiare una varietà compositiva davvero impressionante, con parti a volte tetre e cupe, riff veloci, linee vocali epicheggianti e cori maestosi, il tutto amalgamato alla perfezione.
I musicisti coinvolti forse non saranno dei mostri di tecnica, ma sicuramente svolgono il loro compito alla perfezione, assicurando alle canzoni il giusto feeling, riuscendo a dare qual tocco di potenza o di pathos in più a seconda di quelle che sono le caratteristiche della varie parti.
L’unica nota secondo me leggermente stonata è, in certi pezzi, la voce del cantante/bassista Gorge Tsalikis, che secondo me a volte esagera, cercando di raggiungere tonalità altissime che rischiano di far perdere un po’ di atmosfera a certi passaggi, ma dopotutto è una cosa che non danneggia poi molto quello che è il risultato delle canzoni.
I suoni sono un’altra cosa che mi è piaciuta molto di questo disco, in quanto, pur essendo puliti e sicuramente in linea coi tempi, hanno quel tocco anni ’80 che rende il tutto convincente.
Spero sinceramente che questo album possa servire come apripista per molte bands americane, purtroppo ingiustamente penalizzate da logiche di mercato, che secondo me potrebbero portare una ventata d’aria fresca al Metal, col loro stile sicuramente differente da quelle che ormai è la visione europea della nostra musica, e tutto questo, a mio parere, potrebbe fare solo bene a tutta la scena.
In definitiva credo che questo “Twilight on Humanity” sia un disco davvero impedibile per tutti coloro che, come me, hanno il cuore rivolto verso quello che sono stati i grandiosi anni’80, senza però mai dimenticare che adesso siamo nel 2003.

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