Recensione: Uncharted Souls

Di Gaetano Loffredo - 25 Aprile 2008 - 0:00
Uncharted Souls
Band: Stone Lake
Etichetta:
Genere:
Anno: 2008
Nazione:
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80

Bene bene, li attendevo al varco con impazienza. L’enorme potenziale del quartetto svedese era rimasto quasi inespresso dopo l’avvento di World Entry, disco che non ha neanche un anno di vita, ma le prerogative per un futuro più che roseo c’erano tutte: gli Stone Lake possono arrivare molto in alto, loro lo sanno bene, e stanno lavorando sodo per centrare almeno l’obiettivo minimo. Uncharted Souls ci riesce.
Avevo già raccontato, qualche mese fa, la singolare storia di una band che vive grazie al patto di fratellanza di due amici veri, Peter Grundstrom (cantante) e Jan Akesson (chitarre), che dopo quindici anni di distacco pressochè totale si sono riappacificati di fronte a una birra e a un bicchiere di whiskey: e dopo i rispettivi flop solisti sono diventati una realtà discografica da tenere strettamente in considerazione, due talenti ancora da scoprire.

Il sound degli Stone Lake, e questa è la prima delle buone novelle, si presenta molto più personale e maturo, basato sulla potenza di un heavy metal “priestiano”, heavy rock a stelle e strisce e melodic hard rock nord-europeo (Talisman, TNT), una formula estatica amalgamata e compattata con la professionalità dei migliori.
Scomparso nel nulla uno dei problemi che sfiancavano il predecessore World Entry: la produzione. Finalmente la registrazione degli Stone Lake rende omaggio a composizioni aggressive, caratterizzate da un guitar riffing che “schiaffeggia” una volta sì e l’altra pure, coadiuvato da melodie sofisticate e da una voce convincente come mai prima d’ora: ascoltate Peter Grundstrom sulla potentissima Higher o sulla ballata Glory Days, due conformazioni tanto distanti tra loro che riassumono in pochi minuti quel grande senso di musicalità espresso dagli scandinavi.

Faccio fatica a trovare qualcosa di impersonale, qualcosa di poco soddisfacente, forse le due bonus track europee relegate nelle ultime posizioni della scaletta, Saint Or Evil e Wonderland, ma il resto dell’operato è di assoluto prestigio. Uncharted Souls, la title track, è dedicata a coloro che apprezzano le ritmiche muscolose e i ritornelli incancellabili, (Tonight) Your’re Beyond The Shadows è con tutta probabilità il miglior brano mai scritto dal gruppo, anch’esso tracciato da una sezione ritmica maschia e lanciato dallo screaming forsennato di Peter. Gli Stone Lake, per capacità tecniche e melodie solari, sembrano la versione grezza degli Eden’s Curse, altro nome che è una garanzia.

Nessuna incertezza e nessuna titubanza sulla bontà della proposta degli svedesi. Il salto di qualità da World Entry a Uncharted Souls è lampante, e mi viene da sorridere quando penso che la Metal Heaven, etichetta che in questo periodo sta producendo tanto e male, si sia lasciata scappare un gruppo di spessore come gli Stone Lake (che oggi sono licenziati da Unlimited Music Production e distribuiti da MusicBuyMail), per concentrarsi su progetti paralleli di dubbio gusto. Misteri del music business.

Uncharted Souls è un disco da comperare, la prima delle grandi colonne sonore che allieteranno le vostre giornate primaverili. Se i ragazzi manterranno costante il “fattore crescita” che li ha portati sino a qui, il prossimo disco sarà uno di quelli che verranno tramandati ai posteri. Per ora ci accontentiamo e senza farci troppe illusioni.

Gaetano Loffredo
 

Tracklist:
01.Uncharted Souls
02.Pain And Hunger
03.(Tonight) You’re Beyond The Shadows
04.Higher
05.Glory Days
06.Don’t Leave Me Behind
07.Rockin’ Down The Walls
08.Miracle
09.Eyes Of The World
10.White Flame
11.Saint Or Evil (bonus track)
12.Wonderland (bonus track)

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