Recensione: Under our Cemetery

Di Giorgio Vicentini - 25 Maggio 2006 - 0:00
Under our Cemetery
Band: Chelmno
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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65

Dalla “semprenera” terra altoatesina prende corpo un altro progetto black metal. Sto parlando dei Chelmno, che con il loro nome ci ricordano uno dei campi di stermino nazisti meno blasonati rispetto ai più gettonati Auschwitz, Mathausen o Dachau. Partecipi del progetto due volti noti tra gli altri: quello del batterista Vidharr già nei Tenebrae in Perpetuum e del suo gemello musicale F.G. Smara, autore di intro ed outro.

La musica dei Chelmno è il classico necro black legato agli esordi del movimento, etichetta connessa più che idealmente al primo Burzum che ancora non lasciava dominare la componente depressiva ed unica dei dischi successivi, oltre a qualche accenno dei vecchi Mayhem. Cinque tracce, mezz’ora di musica che cita con cognizione la tradizione, cogliendone in maniera complessivamente convincente l’atmosfera e riproponendola con l’aria gelida di un sound nitido ed adatto al black metal, come mi è spesso capitato di sentire nei progetti trentini. 

Under our Cemetery non sposta nessun tipo di equilibrio nell’assetto della scena attuale, affermazione alla quale immagino i Chelmno rispondere con un “non era nelle nostre intenzioni farlo“. Fatto stà che le mie sensazioni dopo l’ascolto non sono mai andate oltre il “carino però…”, tra la qualità di “Necrolove” che in poco più di due minuti sputa tutto quello che ha, e “Peste Nera“, entrambe ottime sul riffing più cadenzato e leggermente heavy. La differenza tra questi episodi ed altri meno significativi la fa lo spirito, la passione e la cattiveria che sembrano meno trainanti in “Chelmno“, testo in italiano ed energia in calo col passare dei minuti, e “There is nothing more…“. 

Questi sono i Chelmno di oggi: alcune buone idee nella mano destra, adatte per un release d’apertura ma non sufficienti per il futuro, ed un buon feeling nella sinistra; il tutto in un disco succinto, non per la durata effettiva già vista altre volte, ma per la sensazione che i due strumentali, suggestivi, rubacchino dello spazio già scarso alla black metal vero e proprio. 
Mi piace comunque immaginarli capaci di altro, anche solo per la fiducia che ripongo in una mini “scena” che sembra sfornare quasi esclusivamente black metal di rango. 

Diamo tempo al tempo.

Tracklist
01. Drums in the Abyss (intro) – As the Vampire…
02. Necrolove
03. Peste Nera
04. Chelmno
05. There is nothing more… – Drums in the Abyss (outro)

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65