Recensione: Abyss

Di Luca Montini - 2 Novembre 2020 - 0:00
Abyss
Etichetta: Napalm Records
Genere: Power 
Anno: 2020
Nazione:
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80

Dalla montagna all’abisso attraverso lo spazio intergalattico. I canadesi Unleash the Archers tornano a narrarci le cronache dell’Immortale con “Abyss”, vero e proprio sequel del precedente album “Apex” (2017), sempre per la scuderia austriaca di Napalm Records. Superata la parentesi discografica dell’EP di cover “Explorers”, la band di Vancouver capitanata dalla carismatica frontwoman Brittney Slayes riarma il suo arsenale heavy power, stavolta aggiungendo alcuni elementi di musica elettronica. Attenzione: se l’accoppiata “voce femminile + musica elettronica” può far subito pensare a band blasonate come Amaranthe, Delain e gli ultimi Within Temptation, siete decisamente fuori strada. Nonostante l’estrema attenzione dedicata alle melodie, gli Unleash the Archers sono un unicum molto interessante nel panorama internazionale, con uno stile heavy power dalle radici ottantiane molto muscolare ed una vena decisamente metallica e senza fronzoli. Una band che convince appieno anche dal vivo, tutta grinta e poche campionature, di sostanza, giunta al quinto disco in carriera. Grazie anche ad una buona produzione di videoclip, la band è oggi supportata da un pubblico vasto e ormai consolidato (parlano chiaro i numeri sulle piattaforme di streaming), anche se ancora non conosciuti quanto meriterebbero nel nostro paese.

unleash the archers 2020

Se il primo lavoro dei ragazzi di Vancouver risultava acerbo, con incursioni death un po’ grossolane, dal successore “Demons of the AstroWaste” (2011) la band sembra aver trovato la sua strada disco dopo disco, sia musicalmente attraverso potenti intrecci di riffoni, blast beat ed una grande crescita vocale della Slayes, che dal punto di vista lirico, con brani costruiti su narrazioni epiche dalle forti influenze nerd. Del resto non è un segreto la grande passione dei ragazzi per Dungeons&Dragons, tanto da aver dedicato al celebre gdr proprio un contest in occasione dell’uscita di questo disco.
L’ultimo full-length “Apex”, un concept-album in piena regola, è un lavoro decisamente sopra le righe che ha portato la band ad una piena maturità artistica. Pur con le dovute e significative differenze, “Abyss” ne rappresenta la naturale evoluzione, facendo partire la narrazione proprio dove “Apex” ci aveva lasciato. Dopo essersi addormentato nella sua antica montagna l’Immortale si risveglia, sa che la Matriarca è ancora viva… ma molto tempo è passato dagli eventi narrati: navi spaziali solcano i cieli in un universo narrativo che vira immediatamente verso lo sci-fi.

Solo un cambio in lineup: il bassista Nikko Whitworth lascia la band, sostituito dal turnista Ben Arscott del tutto assente nei videoclip e penalizzato al mixer, in favore dei chitarroni a sette corde di Grant Truesdell e del rosso Andrew Kingsley. Produzione di qualità assicurata, a cura del danese Jacob Hansen.
L’intro “Waking Dream” ci imprime in un crescendo la melodia che sarà protagonista nel brano di chiusura “Afterlife”, che vanta orchestrazioni a cura di Francesco Ferrini dei Fleshgod Apocalypse. Ad aprire le danze ci pensa la titletrack “Abyss”, nel mostrarci le influenze progressive della band, la presenza del comparto elettronico limitato ad un tappeto di sfondo ed un attacco ormai marchio di fabbrica del quartetto: riff, batteria, grido battagliero altissimo della Slayes e… scatenate gli arcieri!
Gli Unleash the Archers provano a mescolare un po’ le carte mostrando grande ispirazione, con l’imprevedibile avvio death di batteria con sweek picking di “Legacy” evolve in un brano melodico fuori dagli schemi e senza un vero e proprio ritornello. Molto interessante, seppur più classico, il singolone heavy “Soulbound”, con l’immancabile urlo ad aprire.
Nessuna ballad per i canadesi, anche se la radiofonica “Carry the Flame” abbassa un po’ il ritmo con echi dagli anni ’80 ed un’inaspettata performance al microfono come voce maschile pulita del chitarrista Andrew Kingsley.
Come già accaduto per “Apex” con la titletrack, anche in quest’album l’apice è toccato dalla lunga ed epica suite, “The Wind that Shapes the Land”, con le cavalcate di chiara ispirazione maideniana, inserti in growl, cambi di tempo repentini che consentono l’alternarsi di parti più intense e sfuriate di puro metal, che esplodono in un ritornello da brividi.

Abyss” è un altro centro pieno per gli Unleash the Archers, che consacra la band tra le proposte più interessanti e rappresentative degli ultimi anni. Un disco leggermente meno speed e meno immediato del diretto predecessore ma più caleidoscopico nelle soluzioni intraprese, a riprova delle innumerevoli fonti di ispirazione e della passione che muove questi giovani ragazzi di Vancouver. Dall’abisso allo spazio inesplorato, nell’eterna lotta tra vendetta e potere.

Out of shadow, out of darkness, welcome to the light
As the day shines boldly over night
Follow me to finally be who you are inside
Open wide, embrace the afterlife

Luca “Montsteen” Montini

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