Recensione: Unrestricted

Di Luca Dei Rossi - 4 Gennaio 2011 - 0:00
Unrestricted
Band: Symphorce
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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40

C’è chi fa musica unicamente per vendere, c’è chi maschera il desiderio di arrichirsi con una falsa passione, c’è ancora

una nicchia di persone che crea arte allo stato puro per realizzarsi e realizzare. E c’è chi, ahimè, fa musica per inerzia.

Prima di spiegare meglio questa frase è d’obbligo una presentazione della band.
I Symphorce nascono nel 1998 ed è loro sufficiente un anno di vita per vedere i primi sforzi concretizzati nel full

Truth To Promises, un album mediocre, senza pretese ma giustificato dalla giovane età della band. Ora che di anni ne

sono passati undici accompagnati da sette pubblicazioni, le giustificazioni non trovano più alcun fondamento.
Power decelerato, unito a suoni elettronici e inserti sinfonici: questo è, in poche parole, quello che i Symphorce

hanno da offrirci. Che la formula non rappresenti esattamente l’originalità fatta musica è palese, ma se ci aggiungiamo che

ciò che sto per recensire non raggiunge nemmeno una insufficienza poco grave allora la questione cambia del tutto.

Diamo un senso a queste affermazioni. The Eternal, l’opener, fa ben sperare: l’introduzione è suonata da un

pianoforte mixato in modo sopraffino che, dopo qualche secondo, si congeda per dare spazio alle chitarre, distorte in modo

efficace e perfezionate da una produzione decisamente curata. La ritmica è quella di un mid-tempo e la voce del cantante

non si rifà alla moda classica del power con voce acutissima ai limiti dell’impossibile, bensì conserva una certa

originalità ed è supportata da una discreta tecnica. Purtroppo tutti questi punti a loro favore si trasformano

inevitabilmente in mancanze musicali del tutto ingiustificate proseguendo nell’ascolto.
Le dieci canzoni dell’album presentano una monotonia costante e marcata, supportata degnamente da profonde lacune nel

songwriting e nelle idee. Ciò è riscontrabile nella quarta Whatever Hurts il cui intro sembra suonato da una pianola

giocattolo; lo stesso vale per l’attacco, identico a quello dell’opener. Anche le linee di batteria sembrano essere prive

di qualsiasi forma di originalità: per la durata dell’intero album fa capolino, in modo quasi snervante, l’ormai collaudato

e abusato connubio “hi hat-rullante”. I riff sono interessanti ma estremamente ripetitivi, e i suoni elettronici sono

inseriti senza motivazioni plausibili, ma solo per farcire il tutto e renderlo meno scarno.

Tirando le somme, quanto scritto potrebbe risultare ai vostri occhi un attacco gratuito e infondato: i riff sono ben

impostati e questo Unrestricted gode di un’ottima produzione, ma questo non basta a fare di un album un ottimo (o

discreto) disco. Sfido chiunque di voi, esclusi i fan del power più accaniti, a comprare questo album e ad ascoltarlo per

più di una volta. Sembra davvero che i Symphorce, visti i precedenti full, continuino a creare musica per adempiere

ai doveri conseguenti alla firma di un contratto. Su una cosa non ho dubbi: ci troviamo davanti a un lavoro che pecca in

modo grave di originalità e idee.
Un lavoro così, tanto per essere fatto.

Luca Dei Rossi

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Tracklist:
1. The Eternal
2. Until It’s Over
3. Sorrow In Our Hearts
4. Whatever Hurts
5. The Waking Hour
6. Visions
7. The Last Decision
8. The Mindless
9. Worlds Seem To Collide
10. Do You Ever Wonder

Line-up:
Andy B. Franck – voce
Cedric “Cede” Dupont – chitarra
Markus Pohl – chitarra
Dennis Wohlbold – basso
Steffen Theurer – batteria

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