Recensione: Unself

Di Valeria Campagnale - 21 Ottobre 2025 - 8:29
Unself
Band: Conjurer
Etichetta: Nuclear Blast
Genere: Black 
Anno: 2025
Nazione:
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70

Il gruppo britannico Conjurer presentano il loro terzo album, “Unself”, per Nuclear Blast, un lavoro che integra Death Metal con elementi Sludge, Doom e Hardcore. L’album è strutturato attorno a un nucleo tematico centrato sull’alienazione e sul disagio interiore. “Unself” difatti, esplora le esperienze di estraniamento psicologico e di disconnessione dall’ambiente circostante. Riconosciuti come una delle voci emergenti più interessanti della scena metal, i Conjurer continuano a sviluppare la propria proposta stilistica.
La struttura compositiva è dinamica, l’album si apre con “Unself”, una sezione acustica caratterizzata dall’esecuzione malinconica del tema This World Is Not My Home. Questa introduzione evolve con un incremento graduale dissonante che culmina in un climax di tensione, suggerendo l’inefficacia intrinseca della forma folk nel veicolare il carico emotivo del contenuto lirico. Al raggiungimento del culmine sonoro, la composizione effettua una transizione repentina in un outburst vocale di intensa aggressività, supportato da accordi di chitarra marcatamente dissonanti e una sezione ritmica cadenzata e percussiva. Questa dinamica rappresenta un momento di catarsi espressiva, ponendosi in deliberato e netto contrasto con la moderazione emotiva della sezione iniziale. Le composizioni presenti in questo album sono caratterizzate da strutture non lineari e da dinamiche estremamente fluide. In alcuni momenti, come nella seconda traccia, All Apart, il contrasto dinamico si manifesta attraverso ondate di intensità che assumono la forma di attacchi sonori. Già nella sua fase centrale, All Apart è edificata su una complessa stratificazione sonora, evidenziando forti opposizioni tra timbri vocali ruvidi e puliti, e linee chitarristiche che spaziano dall’acustico alla dissonanza aspra. Queste marcate contrapposizioni dinamiche persistono in There Is No Warmth, sebbene tale brano utilizzi strumenti differenti per guidare le sue distinte sezioni strutturali. Questo approccio genera un’atmosfera ipnotica e cupamente angosciante, in particolare dove la linea “there is no warmth” è eseguita con un rasping lento e alternato ad altre sequenze vocali. Il brano culmina in un finale di portata epica che riafferma il concetto lirico “This world is not mine”.
Le linee vocali variate, continuano in “A Searing Glow“. In un passaggio specifico, la composizione si ritira in un ponte dominato dal basso e accompagnato da voci sussurrate a basso volume. Questa sezione funge da breve momento di tregua, interrotto dalla sezione finale che irrompe con accordi risonanti e lenti, growl profondi, e si conclude con un riff in progressione ed elevandosi d’ intensità. Mentre le sezioni acustiche precedenti all’interno dei brani fungevano da mero contrasto o da fase di sviluppo compositivo, “A Plea” mantiene un’identità interamente acustica e contiene un un discorso in spagnolo di Carla Antonelli, attivista spagnola per i diritti delle persone LGBT,conferendone un’efficace dimensione tematica al brano, che si allinea ai contenuti lirici di opposizione all’oppressione, pur mantenendo un tono riflessivo. “Let Us Live” adotta una strategia dinamica simile: si apre acusticamente con vocalizzi melodici e imploranti, per poi subire una transizione aggressiva verso sonorità doom lente, dense e con harsh vocals. “Hang Them in Your Head” è caratterizzata da una pulsazione ritmica costante. Questa funzione è alternativamente eseguita dalla batteria e dalle chitarre, culminando in un finale di chitarre pulsanti e dissonanti. “Foreclosure” ripropone il concetto di onde d’assalto emotivo, partendo dall’acustico per evolvere in un battito lento e meditativo. L’album si chiude con la riproposizione di “This World Is Not My Home“, una reinterpretazione della traccia iniziale. Anche questa inizia acusticamente prima dell’irruzione dell’aggressività. In questa versione finale, tuttavia, la combinazione di chitarra lead e canto melodico suggerisce una tonalità più redentiva e auto-riflessiva, orientata alla risoluzione e alla chiusura tematica del disco. Con  “Unself”, i Conjurer utilizzano una flessibilità Metal per definire un ottimo suono distintivo esplorando la sua dimensione più cupa.

 

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