Recensione: Vanishing Order
“Vanishing Order” è il terzo lavoro sulla lunga distanza dei finlandesi Whiteria, band formatasi agli inizi della passata decade e dedita a un thrash veloce, pesante e, come vedremo, con limitate concessioni alla melodia o a rallentamenti di sorta. Come moltissime altre band del giorno d’oggi, i Witheria si sono fatti le ossa nel sottobosco underground europeo e, con minimo supporto alle spalle (hanno già cambiato tre etichette), si presentano alla nostra attenzione con un album ben suonato e prodotto, ma, allo stesso tempo, privo di quella personalità che nello scenario attuale è forse la prima caratteristica per distinguere un gruppo dalla massa.
Thrash metal, si diceva, tuttavia è subito da rilevare come in questo caso ci si trovi veramente al limite del genere e innumerevoli sono gli spunti che riportano ad ambiti più estremi: furiosi blast-beat, cantato in growl e un contenuto lirico votato a tematiche oscure e bestiali porterebbero a pensare a un album death metal, tuttavia, dopo un ascolto più attento, ci si persuade di essere ancora fuori dal reame del ‘metallo della morte’. Ne sono prova le vocals comunque abbastanza intelligibili, la chitarra solista ancora votata a soluzioni piuttosto classiche e un’articolazione del pezzo che si distacca dalla compattezza omogenea più tipica nel classico death metal. Un extreme metal di frontiera, quindi, come ultimamente già sentito in act più celebri quali i Legion Of The Damned.
L’opener “A.T.D.B.T.S.”, come da copione, è il solito attacco frontale che tramortisce l’ascoltatore. Thrash metal al limite del death, si diceva, con giochi di chitarra solista interessanti. I ritmi sono elevatissimi e non c’è nemmeno il tempo per respirare. Può bastare, per ora. Di discreto impatto anche “Obscene Desecrator”, dove i Nostri ancora una volta dimostrano di cavarsela egregiamente sugli strumenti. Nessun virtuosismo esagerato, ma sicuramente buone capacità, specialmente nell’alternanza tra un rifferama pulsante e un continuo farsi avanti dei fraseggi solisti della chitarra di Kusmar Rotten. Piace anche la solidità della base ritmica, continuamente sotto pressione seppur senza grandissime variazioni all’interno del pezzo. In “The Abyss Within” si sentono richiami al lavoro del compianto Chuck Schuldiner (nel songwriting) e di Arch Enemy (nel cantato). Pezzo discreto, ma inizia a percepirsi un leggero senso di noia, meglio, di scarso fascino nella proposta dei Witheria. Si continua, dunque, e le osservazioni fatte per i primi tre pezzi potrebbero essere replicate per i successivi: una discreta ambizione che fa il paio con una personalità di certo non marcata. Un gruppo che sa suonare con disinvoltura, quindi, ma che non sembra proporre un sound particolarmente distintivo o affascinante. Leggermente più corale, almeno nel refrain, “The Nameless Beast”, che invece nelle strofe si caratterizza per una marcata pesantezza e per il growling profondissimo e malato di Tubercolosis (nomen omen?). Il brano in questione ci dà l’occasione di soffermarci sulla produzione, più che buona e con un mixing che permette la perfetta distinguibilità degli strumenti, basso compreso. Si prosegue senza particolari sorprese, mentre è proprio verso la fine del CD che – finalmente – si percepisce una variante alla furia cieca dei pezzi precedenti: con “Fire In Black” si continua a spingere sull’acceleratore, ma la ritmica del pezzo è già più varia, si usa il bridge con intelligenza, si rallenta e si riparte, si mette in evidenza il ruolo del basso e la parte solista é più ragionata e incisiva. Anche il breve outro melodico conferisce al pezzo maggiore pathos. “Timeless”, forse il pezzo più pesante dell’intero lavoro e dall’elevato minutaggio, passa da momenti di puro death metal a passaggi vicini al black. La lunga durata consente maggiore spazio alla fantasia: un break centrale acustico e di buon gusto apre la strada a una ripresa delle ostilità, che trovano sbocco in una chiusura lenta, anthemica e inesorabile in linea con il titolo del pezzo. Un finale drammatico e affascinante che lascia un po’ di amaro in bocca: se tutto l’album fosse stato al livello dei due pezzi in chiusura, probabilmente il giudizio complessivo sarebbe stato davvero alto.
Con “Vanishing Order” i Witheria ci propongono un onestissimo e ben confezionato thrash metal, estremizzato quanto basta per essere apprezzato anche dai deathster. Le doti ci sono tutte e sarà necessario per il futuro sfruttarle meglio per riuscire a personalizzare il proprio sound, perché allo stato attuale la proposta dei nostri è tutto tranne che originale e accattivante. Trattandosi però già del terzo lavoro, le aspettative rispetto a tale ipotetica evoluzione sono decisamente basse.
Vittorio “Vittorio” Cafiero
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Tracce:
1. A.T.D.B.T.S. 3:22
2. Obscene Desecrator 3:26
3. The Abyss Within 5:35
4. The Final Hour 4:54
5. The Nameless Beast 5:26
6. Perished In Torment 3:39
7. Bringer Of Chaos 4:42
8. Fire In Black 5:48
9. Timeless 8:39
Durata 46 min.
Formazione:
Tuberculosis – Voce
Kusmar Rotten – Chitarra
J.Warhead – Chiitarra
Predator – Basso
Rob Diver – Batteria