Recensione: Vanity is a Virtue

Di Alessandro Calvi - 25 Agosto 2005 - 0:00
Vanity is a Virtue
Band: Nicodemus
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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75

Abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare la Sonic Age come una etichetta che puntava spesso su gruppi esordienti, però molto legati al sound dell’heavy classico anni ’80. Sono quindi rimasto preso un po’ in contropiede quando ho infilato questo “Vanity is a Virtue” dei Nicodemus nel lettore e ho schiacciato il tasto “play”.
Il genere proposto dai Nicodemus è difatti piuttosto distante dal classico heavy ottantiano. Si tratta piuttosto di un prog di buona fattura con frequenti inserti aggressivi quasi thrash, accompagnamenti e passaggi sinfonici, con inoltre l’aggiunta dell’uso della voce growl in diversi frangenti. Un elenco di caratteristiche che descrivono piuttosto bene la loro proposta musicale, ma che al contempo non è in grado di rendere appieno l’effetto globale generato dalla loro musica.

L’album inizia con “Benighted”, e si comincia alla grande direi, dato che è la canzone più lunga presente in scaletta con i suoi oltre 9 minuti. L’inizio con un leggerissimo uso di suoni elettronici, accostati a un sottofondo d’accompagnamento sinfonico ci trasporta fino alla comparsa della voce. Anche essa nei primi passaggi risente di un leggero filtraggio che poi viene tralasciato, salvo poi ricomparire in alcuni frangenti più avanti. Si arriva velocemente uno stacco melodico centrale che ben presto lascia però spazio a un lungo passo esclusivamente strumentale. Chi si potrebbe aspettare a questo punto un assolo di chitarra resterebbe deluso dal constatare che non c’è nulla di simile, la melodia viene portata avanti da tutti gli strumenti risultando una sorta di “assolo corale”. L’ennesimo cambio di melodia e introduzione della voce growl ci conducono infine verso la ripresa delle sonorità dell’inizio del brano e di conseguenza alla sua conclusione.
Il lavoro di song-writing di questa canzone, così come di tutte le altre, è a mio avviso veramente di buon livello, le song pur nella loro lunghezza risultano sempre fresche e non annoiano l’ascoltatore. Soprattutto grazie ai molti cambi di tempo e di melodia e agli ottimi arrangiamenti le canzoni fluiscono benissimo e mai mi è capitato di pensare “… ma è ancora la stessa canzone? Passiamo alla prossima…”, questo proprio perchè ogni brano è estremamente variegato e fa venire voglia di ascoltarlo interamente per sentire cosa altro c’è in serbo per noi.
Una delle migliori frecce a disposizione dell’arco dei Nicodemus da questo punto di vista è la capacità di passare attraversi molti strumenti e suoni diversi. Per esempio la seconda “Next in Nocturne” inizia in tono molto dolce e lento, facendo presagire una sorta di “ballad”. Valutazione decisamente errata dato che ben presto la semplice voce pulita accompagnata dal pianoforte viene soppiantata da passaggi sinfonici imperiosi con l’aggiunta della voce growl. Come se non bastasse nella parte centrale del brano fanno la loro comparsa anche riff e giri di batteria di marca thrash e qualche tocco di elettronica.
Potrei continuare facendo un’analisi di ogni singola canzone del disco, citando il secondo esatto di ogni cambio di tempo e dell’uso di questo o quello strumento. Dubito però che potrei aggiungere qualcosa di più sulle doti tecniche della band e sulle loro capacità compositive rispetto a quanto ho già messo in luce precedentemente. Si tratta di un album molto tecnico e originale, ma al contempo ha nell’orecchiabilità e nella facile assimilazione, gran parte dei suoi punti di forza, un disco che a mio avviso merita di essere ascoltato più e più volte.

Dal punto di vista della produzione, credo ci sia ben poco da dire. Mettere insieme tutte le influenze, le strumentazioni e i suoni così diversi tra loro con cui i Nicodemus hanno infarcito il proprio album non deve essere stato facile. Qualche scelta probabilmente non riscontra il mio completo plauso, si tratta tuttavia di considerazioni e gusti personali, sicuramente non giudizi assoluti. In virtù del buon lavoro compiuto quindi il risultato è decisamente soddisfacente e anzi estremamente coinvolgente in molti punti.

Per concludere posso solo dire di essermi trovato tra le mani un cd che ha saputo riservarmi più di una sorpresa. Sicuramente uno degli album che mi son piaciuti di più tra quelli che ho avuto occasione di ascoltare da qualche tempo. Originale e al contempo melodico e facile da assimilare, un disco che potrebbe riservare qualche buon ascolto a molte persone.

Tracklist:
01 Benighted
02 Next in Nocturne
03 Negative Ions
04 Pyramidion
05 A Metaphysical Theory of Dynamics
06 Reason & Relapse
07 … and It Becomes You

Alex “Engash-Krul” Calvi

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