Recensione: Vengeance Falls

Di Matteo Di Leo - 18 Ottobre 2013 - 1:00
Vengeance Falls
Band: Trivium
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2013
Nazione:
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67

 
In un’ipotetica classifica delle band più chiacchierate dell’ultima generazione, i Trivium occuperebbero una piazza d’onore. Da quando la Roadrunner decise di metterli sotto contratto, a seguito del debutto “Amber to Inferno”, è stato un susseguirsi di calunnie, insinuazioni, sberleffi e via discorrendo.
 
D’altro canto, in maniera direttamente proporzionale si moltiplicavano consensi attorno agli allora poco più che adolescenti ragazzi di Orlando, acclamati come nuovi eroi del metal americano.
 
Cosa dice quell’abusatissima espressione? O si amano, o si odiano. Un destino che accomuna i più grandi, o nel caso dei Trivium, quelli che grandissimi magari non sono ma riescono sempre a far parlare di se, in un modo o nell’altro. A voler entrare nel merito, gli attacchi sono stati per lo più stucchevoli e puerili, non di rado frutto dell’invidia.
 
È’ vero che Matt Heafy e soci si sono limitati principalmente a rileggere la lezione dei propri idoli (cosa che peraltro hanno sempre candidamente ammesso) e magari non hanno lasciato ancora ai posteri capolavori indiscussi, ma è altrettanto vero che sono stati capaci di sfornare degli ottimi album.
 
Cosa sarebbero altrimenti “Ascendancy” o “Shogun”? O anche l’allora bistrattato “The Crusade”, disco di puro thrash metal d’antan che se oggi fosse scritto, che so, dai Metallica (un nome veramente a caso) sarebbe incensato con le lacrime agli occhi da torme di metallari ed alcuni commenti di giubilo suscitati da “Death Magnetic” stanno li a confermarlo.
 
Tornando al dunque,  dopo “In Waves” sembrava che i Trivium avessero definitivamente trovato la quadratura del cerchio in un metalcore tecnico al punto giusto e di grande impatto, con le diverse influenze ben messe a fuoco e le sbavature dei dischi precedente abilmente ripulite, in particolare una certa prolissità non consentiva al già citato “Shogun” di imporsi pienamente.
 
Ora con “Vengeance Falls” mischiano nuovamente le carte pur seguendo il filo rosso del lavoro precedente e si apprestano ad affrontare la scommessa per loro più importante: stabilizzarsi nel salotto buono del “mainstream metal”. A tal fine, ecco che alla produzione artistica viene chiamato David Draiman dei Disturbed, ottimo cantante ed in rampa di lancio anche in questa nuova veste, come dimostra l’investitura di Mr. Dave Mustaine. Il missaggio è invece affidato al guru Colin Richardson che per dedicarvisi ha lasciato in corsa la produzione di “Surgical Steel”  dei Carcass.
 
La mano di Draiman si sente notevolmente nelle composizioni di “In Waves”. Innanzitutto, la prestazione di vocale di Matt non è stata mai tanto curata. Lo stesso artista statunitense ha affermato che dopo quest’esperienza ha scoperto di poter cantare su note e tonalità mai provate in precedenza, abbandonando (per la seconda volta, dopo “The Crusade”) quasi completamente la voce urlata. Inoltre, le strutture dei brani sono state decisamente snellite, rese più lineari, sobrie negli arrangiamenti e rivestite di un’accattivante patina “modernista”. 
 
È rimasta inalterata invece la bravura dei ragazzi, in particolare la prova dei “gemelli” Matt e Corey è stellare come al solito, con alcune parti soliste veramente da applausi, come immutata è la capacità di scrivere bridge e ritornelli ad effetto.
 
“Strife”, uscito come singolo i primi di settembre, aveva messo in guardia gli appassionati della prima ora sulla strada imboccata a questo giro dai Trivium e si conferma come una valida cartina di tornasole del disco.  Tutte le canzoni si rivelano comunque frizzanti e piacevoli e sono sicuro che gli amanti dei Trivium passati i primi ascolti sapranno apprezzarle, in special modo “ Through Blood And Dirt And Bone”, “At the end of this war” e la stessa “Vengeance Falls”, godibili brani di moderno heavy metal.
 
Questi sono i Trivium oggigiorno signori, prendere o lasciare: magari lasceranno per strada qualche fan per trovarne degli altri, di sicuro chi li ha detestati continuerà a farlo ma a quel furbastro di Matt Heafy ciò non pare interessare molto.
 
Chiudo segnalando che nella versione estesa sono presenti due canzoni inedite,” No Hope For The Human Race” ed “As I Am Exploding” e la doppia cover dei Misfits “Skulls..We Are 138”.
 

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