Recensione: Victims Of The Past
Probabilmente, nella vita artistica di un musicista, arriva il momento nel quale una sorta di “chiamata” porta a realizzare il disco che si sarebbe sempre voluto fare ma che, alla prova dei fatti, non si è mai concretizzato per tutto quel complesso di forze, idee e contraddizioni che si sprigionano all’interno di quelle band dove il singolo può ancora esprimere la propria opinione, senza dover per forza e sempre litigare, comunque. Unitamente a questo è bello condividere un sogno con gli amici di sempre, i colleghi che si è stimato e quelli per i quali da tempo serpeggiava l’idea di fare qualcosa insieme. Da lì la creazione di due manciate di canzoni, l’inserimento dello special guest adeguato di volta in volta e il confezionamento del prodotto in assoluta autonomia, senza spinte esterne.
La copertina di Victims Of The Past è emblematica, in questo senso, per colori e fattura, molto distante dai cliché dell’hard’n’heavy, come spiega lo stesso Giulio Rossi: il disegno sta a significare il tempo che passa veloce ed inesorabile. Quando rincorri un sogno, indubbiamente sopporti male l’orologio. Il titolo del Cd è correlato perché a un certo punto ci dobbiamo domandare se la realizzazione di questo dipenda dal solo destino o magari dal nostro passato, da come siamo cresciuti e in che condizione familiare siamo vissuti. Così, sotto sotto, ho voluto dire a tutti: guardate, ho ritardato a uscire fuori per vari motivi, ma ora eccomi qua! Se vogliamo quindi, questo album è anche un’esortazione a non divenire vittime del passato dopo aver magari perduto un amore, una persona cara o quant’altro. Mi rendo conto che rappresentano dei concetti particolari ma sono sicuro che tanta gente vive una condizione di questo tipo senza rendersene conto, purtroppo.
Giulio Rossi è uno della vecchia guardia metallica italiana, non solo per influenze e background, ma anche e soprattutto anagraficamente, particolare fondamentale in questi casi, dove l’esperienza vissuta conta più di migliaia di ore a documentarsi qua e là. Il Nostro riporta ancora oggi le ferite di tutto quanto ha dovuto mandar giù (delusioni, porte sbattute in faccia, promesse naufragate) fin dai tempi degli Sigma Six, poi varie altre band fino agli Sharks – manco lontani parenti degli omonimi di Andrea Ge – per finire con i Synthesis, all’alba degli anni Ottanta.
Dopo l’intro strumentale Prelude, un inedito Claudio Pisoni (Skanners) si cimenta in un brano – The Sun Also Rises – dal lontano sapore Labyrinth vecchia maniera che poi si addentra alla grande in territori Power portandosi in dote un Giulio Rossi in gran spolvero come ben dimostrato dal solo centrale. Massimo Evangelisti, singer dei Synthesis, si impossessa del microfono nella title track, episodio molto vicino a quanto proposto solitamente dalla band madre, dove melodia e acciaio cromato convivono al meglio. Nuovo cambio dietro l’asta con l’avvicendamento di Vittorio Ballerio degli Adramelch in occasione di Streets Of Pain, ballad sì potente ma, come spesso in casa Synthesis e dintorni, piuttosto articolata, scritta di pancia senza rinunciare all’usuale dose di classe. Per il sottoscritto l’highlight di Victims Of The Past. Ancora Power in pieno viso e velocità sostenute all’interno di Wasting All, impreziosita dalla prova di un altro pilastro del microfono come Stefano Firmani dei Glory Hunter. Guitar playing sugli scudi, as usual. Penultimo brano in scaletta affidato alla cover, interpretata dai Nostri senza infamia e senza lode, di I Surrender dei Rainbow e si chiude con l’ennesima strumentale, intitolata Goodnight Destiny.
Alla fine dell’ascolto del disco dalla copertina color verde/seppia si rimane solo parzialmente soddisfatti: quattro tracce cantate inedite risultano davvero troppo poche per un ensemble, seppure momentaneo, come quello messo in piedi da Giulio Rossi, che poteva e doveva osare di più, viste le potenzialità, proprio perché la storia insegna che difficilmente episodi della portata di Victims Of The Past si possano ripetere con lo stesso impeto e, soprattutto, in tempi brevi.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
Discutine sul forum relativo
Tracklist:
1. Prelude
2. The Sun Also Rises
3. Vocals – Victims Of The Past
4. Streets Of Pain
5. Instrumental Game
6. Wasting All
7. Beyond The Horizon
8. I Surrender (Rainbow)
9. Goodnight Destiny
Line-up:
Giulio Rossi – all lead Guitars, rhytm Guitars, acoustic Guitars
Claudio Pisoni (Skanners) – Vocals – The Sun Also Rises
Massimo Evangelisti (Synthesis) – Vocals – Victims Of The Past
Roberto Casini ( Synthesis ) – Vocals – I Surrender
Vittorio Ballerio (Adramelch) – Vocals – Streets Of Pain
Stefano Firmani (Glory Hunther) – Vocals – Wasting All
Roberto Uccellini (Synthesis) – Drums – Streets Of Pain –
Victims Of The Past
Rodolfo Ridolfi (Srl) – Drums – The Sun Also Rises
Wasting All – Instrumental Game – I Surrender
Cristian Susanna – Keyboards – Prelude –
Goodnight Destiny – Beyond The Horizon
Giovanni Chirchirillo (Avviso di Sfratto) — Bass – Wasting All
Marco Contadini (Jumping Shoes)- Bass – Streets Of Pain –
Victims Of The Past – Instrumental Game – I Surrender
Jerico (Srl) – Bass – The Sun Also Rises