Recensione: Viperous

Di Alessandro Marrone - 1 Maggio 2020 - 0:33
Viperous
Band: Vredehammer
Etichetta: Indie Recordings
Genere: Black 
Anno: 2020
Nazione:
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82

Mettiamo che avete voglia di sentire un buon disco, qualcosa di nuovo e magari anche diverso dal solito. “Non è proprio fame, è voglia di qualcosa di buono” – recitava un noto spot pubblicitario. Ma non siamo qui a rifilarvi cioccolata dal mobiletto di una Rolls Royce. A dire il vero se siete su queste pagine è per soddisfare il vostro desiderio di buona musica e se il nome Vredehammer vi ha incuriosito, volete che sia abbastanza violenta da sfogare un po’ di rabbia repressa.

Tagliando il traguardo del terzo disco in studio, il trio norvegese confeziona un album che si adagia minacciosamente sotto al nero mantello del genere più estremo in ambito metal. Lo fa senza negarsi l’appoggio di qualche synth sapientemente gettato nella mischia dal songwriter, nonché chitarrista, bassista e cantante Per Valla, che anche in maniera insolita come nel caso della opener Winds Of Dysphoria, non fa altro che accentuare il carico aggressivo di un disco capace di essere apprezzato anche da chi solitamente preferisce masticare death metal. Se infatti i blast beats non mancano, sono numerose le parti (Aggressor) in cui ritmiche più marcate permettono al tessuto compositivo dei Vredehammer di guadagnare in spessore e quindi infliggere un fendente ancora più marcato in quanto a violenza sonora. Non c’è tregua, Viperous è un lavoro repentino come il morso di un serpente che una volta sferrato l’attacco lascia che sia il veleno a immobilizzare la preda. Complice anche una produzione cristallina che si avvale del drumming preciso e ispirato di Kai Speidel e della seconda chitarra di Kristoffer Hansen, notiamo come i Vredehammer riescano ad arricchire il contesto in questione con un costante piglio atmosferico (Suffocate All Light) che consente di avere quella varietà che permette all’ascoltatore di tenere alta l’attenzione.

La title-track mette in mostra un riffing violentissimo, mentre ancora una volta il minimale tappeto tastieristico rende l’album più nobile, senza però intrappolare in lunghe attese che peserebbero sulla durata media delle canzoni, rischiando di rappresentare quegli spigoli che spezzano l’andamento spedito di un disco incredibilmente sorprendente. Prendete per esempio la successiva Skinwalker, che nonostante si mantenga su un elevato tasso di bpm, vira verso un utilizzo di chitarre più devote al lato death metal della band, tuttavia senza incidere sulla resa finale di un brano che man mano che i minuti passano sa evolversi e introdurre l’altrettanto ispirata In Shadow, uno degli episodi migliori e che a questo punto sanciscono quanto ci si trovi di fronte ad uno dei dischi più interessanti di questo primo semestre, anzi mi azzardo a dire di tutto il 2020.

Ve l’ho già detto che non c’è un attimo per prendere fiato? Wounds è un martello pneumatico che vuole oltrepassare la corteccia celebrale e la voce di Per Valla, un malvagio punto d’incontro tra urla strazianti e tonalità più basse rispetto al tipico benchmark black metal, ben si incastrano sugli improvvisi ingressi di synth o su quei rari ed evocativi rallentamenti, i quali – come in questo caso – lasciano spazio anche ad un solo di chitarra. Any Place But Home tiene sempre a tavoletta ma allo stesso tempo offre uno spaccato della poliedricità di una band in stato di grazia, tanto da non mostrare alcun timore nell’osare a spingere ancora più in primo piano le sperimentazioni tastieristiche che a questo punto sono divenute parte integrante dell’album. Il disco si conclude con From A Spark To A Withering Flame, l’unico pezzo che diminuisce la velocità, senza per questo risultare meno coinvolgente di quanto ascoltato finora.

A conti fatti Viperous è un lavoro eccellente, tre quarti d’ora di velenoso black/death metal capace di soddisfare quel languorino che ci ha permesso di mettere gli occhi su una delle tante band che hanno scosso questo assurdo (per altri motivi) 2020 quando ancora non siamo neppure al fatidico giro di boa. I Vredehammer rispondono affermativamente a tutte le caselline che rendono meritevole un album sfaccettato, carico di ispirazione e soprattutto in grado di farti costantemente sapere dove ti trovi, differenziando ogni singola canzone e rendendo ognuna di esse una piccola pietra preziosa tinta di nero. Prendiamo e godiamone tutti.

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