Recensione: Visual Violence

Di Federico Mahmoud - 17 Novembre 2008 - 0:00
Visual Violence
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Genere:
Anno: 2008
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65

La minaccia viene dal Nord. Non è più un fuoco di paglia: anche l’Inghilterra, sull’onda della revival-mania che agita l’underground planetario, può schierare un esercito di novelle thrash band armate fino ai denti. Pitiful Reign è l’ultima scoperta della Punishment 18 Records, label del biellese che in terra d’Albione ha rinforzato la propria scuderia. Originario di Hull, il gruppo è apparso cinque anni fa sotto l’egida Metalegion ed è rapidamente assurto all’onore delle cronache grazie a un filotto di auto-produzioni (due EP più un full-length) che hanno destato interesse tra gli addetti ai lavori: Metal Hammer UK ha eletto D.I.V.E. “demo del mese”, Terrorizer ha rincarato la dose con “3rd best UK unsigned band” nella classifica annuale. Visual Violence è il debutto ufficiale su etichetta, un album senza compromessi per immaginario e modus operandi; la scalata ai vertici del movimento è piena d’insidie, ma la concorrenza non fa paura.

A dispetto delle radici britanniche, la band è cresciuta artisticamente a pane e Bay Area thrash: D.I.V.E., già title-track del precedente EP, dimostra scientificamente che il modello Exodus (Fabulous Disaster-era) ha fatto proseliti. Il culto incondizionato della dottrina californiana prende forma in composizioni lineari, spiccatamente in your face (Human Coleslaw) ma gravate a lungo andare da una certa ripetitività di fondo; è il caso dell’opener nonché title-track Visual Violence, che indugia sul rifferama monocorde del duo Pashby/Britton. Nonostante gli evidenti limiti di un platter che interpreta, con fortune alterne, il medesimo leit motiv, gli aficionados troveranno pane per i propri denti nei refrain intimidatori di Fatality; da manuale l’uptempo Thrash Boobs And Zombies (!), mentre Push to Prime fa il verso al crossover dei Municipal Waste senza tuttavia bissarne la carica distruttiva. La formazione a cinque elementi si destreggia con ordine e, salvo qualche svarione del cantante J. C. Smith (da rivedere su Malevolence of the Butcher), mostra i requisiti minimi per sostenere le trame del genere.

La produzione, affidata alle mani esperte di Steve DiGiorgio e Juan Urteaga, è ineccepibile. Lo stesso dicasi per la copertina illustrata da Ed Repka, predicatore solitario nell’era del photoshop di bassa lega; la riscoperta degli anni Ottanta passa anche dall’opera del maestro.

Visual Violence è un album onesto, senza trucchi, dedicato a chi – come Pitiful Reign – non intende rinunciare alle vecchie abitudini. Il trono di Evile e co. non vacilla, ma i rivali sono avvisati: se il combo di Hull dovesse ingranare il turbo, superando l’impasse di un songwriting ancora discontinuo, il prossimo affondo potrebbe rovesciare le gerarchie. La sfida è lanciata.

Federico Mahmoud

Tracklist:
01 Visual Violence
02 Human Coleslaw
03 D.I.V.E.
04 Fatality
05 Malevolence of the Butcher
06 Rapid Deployment
07 Push to Prime
08 Thrash Boobs And Zombies

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