Recensione: Voice Of The Wilderness
Rampart è un trio di musicisti che nasce in Bulgaria nel 2006 per volere del chitarrista Yavor Kamenov e del drummer Borislav Glavev. Lo stesso anno viene reclutata la cantante Maria Doychinova e nel 2008 esce il primo demo intitolato Warriors, che riscuote un discreto interesse negli ambienti underground. L’intensa attività live e la crescente popolarità del combo di Sofia premette il contratto con la label francese Inferno Records, che dà alla luce l’esordio su full length dei Nostri, intitolato Voice Of The Wilderness e oggetto della recensione.
Under Control apre il lotto dei nove pezzi all’insegna delle ritmiche ossessive dei nostrani Domine, con la differenza, però, che dietro al microfono non vi è un fuoriclasse come Adolfo Morviducci ma Maria Doychinova, interprete che non fa certo gridare al miracolo. La Sua timbrica può essere lontanissimamente assimilata a quella di Federica “White Sister” De Boni, indimenticabile ugola dei White Skull, sempreché ridotta a ¼ della potenza di fuoco utilizzata dalla bionda vicentina. Warriors consegna una band totalmente debitrice del verbo Iron Maiden per un brano senza infamia e senza lode, così come il successivo Voice Of The Wilderness, la title track.
Adrenalina pura in stile Halloween/White Skull all’interno di The Flood, traccia veloce e sufficientemente intrigante dove l’amore per le sonorità classiche straborda. Le atmosfere evocative della Vergine Di Ferro britannica si impossessano totalmente della parte iniziale di Desert Of Time, poi la fanno da padrone le chitarre sferraglianti a la Running Wild fino al termine. Orchrist sfodera un riffing straclassico e strabusato in migliaia di occasioni da altri che risulta sempre e comunque efficace, così come le aperture epiche che riserva il pezzo dopo i primi due minuti di ascolto.
La dolce Age Of Steel apre un trittico che chiude – ironia della sorte e del marketing – l’album in crescendo, consegnando il meglio del songwriting dei bulgari, con il primo episodio, folkeggiante, che permette a Maria di potersi esprimere senza “forzare” e quindi con risultati decisamente migliori. Fondamentale l’apporto, per l’occasione, della violinista Sofia Vancheva. Mirror Of Dreams lascia per una volta da parte l’armatura e dà spazio a gel e lustrini, consegnando un salto nel passato fatto di cori easy e Hard Rock colorato. Cala il sipario sulle note della massiccia Stay Aside, a metà fra la continuità dei Running Wild e l’irruenza dei Grave Digger.
Va rimarcato che una produzione più “prodotta” e graffiante poteva “salvare” Maria in più di una circostanza ma è da notare l’onestà nel rifuggire, da parte dei Nostri, certe cure postume da studio – anche se magari si tratta più semplicemente di mancanza di budget -.
I Rampart, come da moniker e da Loro dichiarazioni, puntano a divenire uno dei bastioni dell’heavy metal. Mai come in questo caso si può asserire che la prima pietra sia stata collocata, con questo Voice Of The Wilderness. Certo è che per costruire delle mura fortificate degne di tale nome di acqua sotto il ponte levatoio ne dovrà scorrere – o semplicemente evaporare – ancora parecchia e soprattutto il materiale roccioso dovrà per forza essere di qualità superiore ma, da che mondo è mondo, una seconda possibilità per far meglio non viene negata a nessuno. Copertina lontana dall’originalità ma, nonostante questo, bella e bilanciata nei colori.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Under Control
2. Warriors
3. Voice Of The Wilderness
4. The Flood
5. Desert Of Time
6. Orchrist
7. Age Of Steel
8. Mirror Of Dreams
9. Stay Aside
Line-up:
Borislav Glavev – drums
Yavor Kamenov – Guitars&Bass
Maria Doychinova – Vocals