Recensione: Wax

Di Daniele D'Adamo - 23 Aprile 2010 - 0:00
Wax
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
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Ormai i lunghi tentacoli del metal arrivano ovunque. Stavolta, sin nella sperduta Novosibirsk (Russia); città da cui provengono i Defect Designer. Band relativamente giovane (ha un lustro sulle spalle), dopo solo un demo del 2007, “W”, riesce a firmare un contratto discografico con la My Kingdom Music e quindi a dare alle stampe “Wax”, Opera Prima, uscita nel settembre del 2009.

La lontananza dalle principali vie di comunicazione non deve ingannare: il full-length è stato registrato presso i polacchi Herz Studios, ove hanno inciso i loro dischi gente come Vader, Decapitated, Sceptic e Behemoth. Magari, l’aria della zona ha contaminato il gruppo che, più probabilmente, sciorina di suo un technical death di ottima fattura. Com’era lecito aspettarsi, la trasferta in quel di Białyskov non ha potuto che fare bene: la produzione è «perfetta» per il genere, il livello assolutamente professionale. Ogni singola nota è – volendo – trascrivibile a orecchio, gli strumenti sono ben definiti, senza sovrapposizioni, e la voce non è soffocata dagli strumenti medesimi. La potenza del sound che fuoriesce dalle membrane degli altoparlanti è «giusta»: potente, non fastidiosa, raramente aggressiva. Niente da eccepire, insomma. L’estrema pulizia del suono è un requisito primario, in questo particolare sottogenere death: se non si possono discernere i complicati intrecci delle chitarre dal ritmo tortuoso di basso/batteria e dalle involute linee vocali, è inutile andare a infilarsi pericolosamente in uno stile così tecnico. Avendo detto della produzione, lo stesso (alto) tenore si può mutuare per quanto concerne la preparazione tecnica dei ragazzi; anch’essa irreprensibile. L’incessante riffing delle sei corde di Paul e Daniel Nikitin percorre in lungo e in largo molteplici aree, anche estranee a quelle accumunate dal metal. I giri di basso Paul “SkipJack” si avvolgono come una piovra al drumming elastico e multicolore di “fnz”. La prova di Dmitry “Mr. Scavenger”, tecnicamente valida poiché mai troppo estrema, è assestata su un growling erculeo, del tipo di quello di Wiwczarek dei Vader. Ma, si sa, questo modo di cantare non propone, per definizione, molte possibilità di essere originali.

Sin qui, bisogna dirlo, solo note positive. E sottolineo quest’affermazione dato che purtroppo non vale la stessa cosa per le canzoni. Più di una volta ho rilevato che il technical death è un genere-trappola: l’intrinseca bravura e l’eccellente preparazione di base dei musicisti possono portare a focalizzare l’attenzione sul non sbagliare mai una nota, un accordo; rispettando pedissequamente, da bravi scolaretti, la teoria musicale. Con il risultato che poi non rimane nessuno per ricordarsi che una canzone è sì una sequenza di note e accordi che meglio siano riprodotti, meglio è; ma è anche un insieme armonico di accordi che, artisticamente, dovrebbe condurre a un senso compiuto, a un’immagine mentale semplice per poterla mettere a fuoco e quindi gustare. Non è presente nessuna melodia, alcun passaggio da, eventualmente, legare pubblico e musicisti, con l’inevitabile distacco che ne deriva.

Niente di tutto ciò avviene in “Wax”. Ascoltando più volte il platter si percepisce il mood secco, asettico, freddo della musica dei Nostri; fatto già spiacevole per chi approccia al disco senza velleità di prendere lezioni di tecnica. Detto ciò, l’analisi dei brani non mostra – ahimé – molte canzoni da mettere in evidenza. Di “Almost Ready” non se ne può fare a meno, poiché nella parte finale è ripreso il refrain della celebre rock opera “Jesus Christ Superstar”. Del resto, non saprei cosa proporvi d’altro per assaggiare il CD. “Vegetable” pur arzigogolando a desta e a manca, come tutto il resto, ha perlomeno un tiro degno del genere che rappresenta.

In generale “Wax” non può raggiungere la sufficienza per l’assenza di un songwriting che non sia fine a stesso. La musica è – anche – divertimento – e, a parte i patiti del genere, credo che ben pochi altri troveranno interessante – per questo specifico aspetto – il duro lavoro e l’indubbio impegno profuso dai Defect Designer.

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Track-list:
1. Composing The End 1:36
2. Stillborn 5:03
3. You Are No More 5:06
4. Unsorted 4:08
5. Defamation 3:15
6. Almost Ready 3:42
7. Heads 3:26
8. Vegetable 4:01
9. Choice Cuts 6:08
10. Forms Of Illusions 5:34
11. When Your Face Doesn’t Melt Snowflakes 3:54
12. Idemnity 3:44

Line-up:
Dmitry “Mr. Scavenger” – Vocals
Paul – Guitar
Daniel Nikitin – Guitar
Paul “SkipJack” – Bass
“fnz” – Drums
 

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