Recensione: Where The Word Acquires Eternity

Di Alessandro Marrone - 10 Novembre 2020 - 3:00
Where The Word Acquires Eternity
Band: Khors
Etichetta: Ashen Dominion
Genere: Black 
Anno: 2020
Nazione:
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85

Ucraina, remota e per nulla scontata fornace di una realtà black metal che contribuisce a tenere alto l’interesse verso un genere sempre più sfumato da contaminazioni e da uno spirito “trve” che in alcuni casi è soltanto un ricordo di un passato che si fa sempre più distante e che spesso vive di quella malinconica atmosfera impossibile da riavere indietro come fonte di ispirazione e quindi relegata ad essere soltanto un punto di riferimento con il quale misurarsi. In Ucraina è tutto diverso e le eccezionali release che ci hanno offerto i Drudkh nel corso degli anni hanno finalmente una ricca compagnia conterranea con la quale condividere l’onere e l’onore di sventolare uno stendardo atmosferico, ma pur sempre contraddistinto dalle velocità e dalla ruvidità della cosiddetta “musica del diavolo”.

Il settimo disco dei Khors è un concept album che ruota attorno ai drammatici accadimenti avvenuti all’inizio del secolo scorso, nel cuore del Rinascimento ucraino. Più precisamente ci trascinano senza troppi convenevoli nella città nativa della band stessa, a Kharkiv, sede di un circolo di scrittori e intellettuali che usavano riunirsi in una casa costruita con la forma della lettera “C” e chiamata Будинок “Слово” (a house “Word”). In questo circolo c’erano le più brillanti ed estroverse menti dell’Ucraina dell’epoca, che nonostante le forti repressioni che alle volte portavano a veri e propri massacri, tentavano in tutti i modi di conservare e tramandare un bagaglio culturale che parla di una terra inospitale, eppure magica.

Where the Word Acquires Eternity comincia con la veloce Starvation e subito mette in chiaro come i Khors raccontino le mille sfaccettature di un mondo nascosto agli occhi dei più, invisibile per coloro che non riescono e non vogliono vedere. Il black metal di questo concept album è maturo, ma diretto e in grado di appassionare anche gli ascoltatori meno “impegnati”. Grazie ad un tappeto tastieristico mai troppo invasivo, le parti meno frenetiche delineano al meglio quel cupo cielo che sembra soffocare il rifugio di questi personaggi che impariamo a identificare ben presto come gli eroi oppressi dall’ignoranza di un’umanità distruttiva. In contrasto con le più scontate e tipiche tematiche black metal, il quartetto capitanato da Jurgis, intona brani evocativi e lo fa con una prestazione musicale dal valore indiscutibile, alternando umori e stati d’animo come soltanto chi ha scritto musica a cuore aperto è in grado di fare.

Parole, musica, arte, il tutto al servizio delle generazioni che verranno, perdendosi in mezzo a pagine fatte di note e canzoni fatte di storie, alle quali basta attingere da fatti realmente accaduti per emozionare e trascinare un ascoltatore sempre alla ricerca di qualcosa che sappia smuovere sensazioni e creare emozioni. Ne è un esempio la decadenza romantica di Crystals Of The Fall, l’inaudita violenza di And Life Shall Harvest One’s Past, come anche la più diretta The Mist, ma la realtà è che Where the Word Acquires Eternity va ascoltato nella sua interezza, riuscendo così a compiere il viaggio per come i Khors lo intendono e valorizzando ogni singolo passaggio al fine di tratteggiare un disegno che poco a poco mostra la grandiosità di un lavoro di una bellezza più unica che rara.

 

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