Recensione: Whisperz

Di Marco Di Mauro - 12 Novembre 2014 - 10:49
Whisperz
Band: Whisperz
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2014
Nazione:
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80

Gli Whisperz, band romana dedita a un Heavy metal corposo e dalle tinte progressive, sono attivi sul suolo romano da circa dieci anni. I nostri vassalli del metal tricolore, la cui dimensione artistica prende vita da esibizioni live di grande spessore, in questo lungo periodo di tempo, sono stati partecipi e hanno portato, in prima linea, la testimonianza dell’incessante attività italica sotto la bandiera del panorama undeground italiano. Dotati di una non indifferente capacità tecnica che nulla ha da invidiare a band più blasonate, i Whisperz sono riusciti nel tempo ad accapparrarsi molti consensi positivi dagli addetti del settore, in maniera tale da riuscire, dopo anni di duro lavoro, ad accapparrarsi il diritto di pubblicare il primo disco omonimo, uscito nella prima parte parte del 2014 e di distribuirlo tramite Revalve Records.
L’elemento preponderante che salta subito all’orecchio è l’enorme impatto sonoro a cui i capitolini riescono a sottoporci. Infatti, seppur di facile assimilazione, la loro proposta possiede una intrinseca dose di tecnicismo che stratifica il sound e ne eleva l’espressività ai massimi livelli.

Già da ‘Mr Nothing’, piena di tessiture ipnotiche, si percepisce il mood caratteristico della band, la cui innata capacità è quella di destreggiarsi con disinvoltura tra fraseggi complessi e strutturati, palm muting serratissimi e ritmiche precise e colorate. I nostri riuscono ad incastonare tutti gli elementi con semplicità senza però mai perdere di vista la propria personalità.
‘Malicious Intent’ si apre attraverso una voce filtrata che sembra provenire da una vecchia radio logorata dal tempo. Il ritmo, subito incalzante, si erge grazie al sempre prezioso drumming potente e preciso di Enrico. Nel flusso sonoro generato, le chitarre di Massimiliano e Leonardo si rincorrono velocemente in un saliscendi che strizza l’occhio a certi fraseggi di maideniana memoria. Lo scambio di battute sembra quasi inesauribile, ma proprio quanto raggiunge il suo picco di intensità, viene bruscamente interrotto, per poi riprendere, dopo qualche secondo di silenzio, attraverso la sofferta interpretazione di Flavio Falsone. Il ritornello tramortisce grazie al suo impatto diretto e senza fronzoli, nelle cui note ci viene raccontata tutta la rabbia di un mondo che alimenta i nostri demoni interiori, i quali, secondo Flavio, convivono per tutta la vita con ognuno di noi e si manifestano, se infastiditi per troppo tempo, attraverso atti di pura malvagità.

Giunti alla semi ballad ‘Violent Seed’, gli Whisperz ci portano in territori ancora inesplorati dal gruppo fino a questo momento. Fraseggi di chitarra si susseguono lenti e l’aggressività presente nelle prime due tracce del disco sembra quasi essere stata abbandonata. Ma gli intenti sono altri e anche se i ritmi sono meno esasperati, si intuisce che l’esplosione non si farà attendere troppo; dopo qualche attimo infatti, i riff crescono in potenza e vengono ridefiniti in una matrice quasi doom.
Flavio Falsone fornisce una prova magistrale, assecondando le note con la sua voce graffiante e conducendoci come farebbe Virgilio con Dante, attraverso le porte dell’inferno. Veramente notevole il breakdown intorno al sesto minuto che si erige a chiusura del brano come a sancire il punto di non ritorno di un uomo giunto alla fine di una esistenza piena di sofferenza.
Riff pesanti come lo è la consapevolezza di non poter tornare indietro nell’intento di modificare il passato, ma di poter solamente osservare ciò è stato già scritto nel libro del tempo.

‘The Cage’, la traccia posta strategicamente a metà disco è uno spartiacque tra ciò che abbiamo sentito finora e la seconda metà dell’album. Si un tratta di un pezzo aggressivo, ma sicuramente più quadrato e meno tecnico rispetto alle altre proposte della band. Una canzone dalla ‘dimensione live’, immancabile nella scaletta del gruppo e che farà felice gli amanti dell’headbanging più sfrenato.
Con ‘My Asylum’ si riparte con il piede giusto e la band ci rende partecipi di qualcosa di inaspettato… Una batteria ‘simil jazz’, pone le basi per quello che io definisco un perfetto esempio di integrazione di influenze diverse senza doversi per forza snaturare. ‘My Asylum’, probabilmente, suonerebbe così se alcuni membri dei Rage Agianst The Machine facessero una jam session con i Pantera. Ne risulta un brano fantasioso e dinamico, divertentissimo, ma sopratutto da headbanging puro; una delle migliori proposte dei nostri e che farà la gioia di numerosi fan sotto il palco, me compreso.
‘Outcast’, col suo incedere iniziale pacato, ci sostiene in attesa di giungere nel pieno della follia. ci vengono trasmesse sensazioni di abbandono nei confronti delle atroci sofferenze della vita, le quali un giorno potrebbero condizionare le nostre scelte, le nostre azioni e manifestarsi in atti di pura malvagità, con la conseguente consapevolezza di dover portare dentro di sé qualcosa che nessuno potrà mai guarire. Nel ritornello lo sfogo lirico di Flavio sottolinea la richiesta di accettazione, di perdono forse o semplicemente una speranza del protagonista che le sue pene vengano mitigate.

‘Dusty Road’ ci riporta su atmosfere di stampo NWOBHM, un Heavy di vecchia scuola che alterna momenti più veloci con altri più cadenzati. La traccia è animata da pensieri di riflessione. Secondo gli Whisperz la strada che abbiamo percorso nell vita, e che stiamo percorrendo tutt’ora, è immersa nella polvere generata dalle nostre azioni e dalle nostre scelte. Granello su granello i nostri peccati e colpevolezze hanno generato una coltre fitta nella quale è difficile muoversi e più ci addentra in essa, maggiore diventa lo sforzo per potersi liberare. Solo un cuore temprato e una grande forza d’animo potrebbero riuscire nell’intento.

Con ‘Bloody Eyes’ gli Whisperz ritornano a velocità sostenute; i riff dal sapore thrash old school si scagliano di fronte all’ascoltatore e la possente batteria di Enrico è messa a dura prova da colpi di doppia cassa velocissimi che si sovrappongono in perfetta sincronia alle chitarre di Massimiliano e Leonardo. Flavio si espone esternando tutto il mondo interiore ed è evidente come risulti pienamente a suo agio nel gridare, attraverso la sua voce graffiante e piena di pathos, la sua rassegnazione. Nel suo timbro si manifesta lo spirito combattivo e nonostante i pensieri di rassegnazione non ha intenzione di arrendersi, ma anzi di provare a prendere le redini della sua vita per l’ultima volta.

Gli Whisperz hanno rilasciato al pubblico italiano un disco indiscutibilmente ben fatto e composto ottimamente da musicisti di livello eccellente. Di solito i giudizi che riponiamo di fronte a compositori nostrani riguarda la mancanza di personalità, fattore questo li rende il più delle volte dei buoni imitatori e niente più. Questo però sembra non tangere i capitolini in questione, i quali hanno dalla loro parte tanti anni di gavetta che li hanno reso consapevoli delle loro doti tecniche e compositive. All’interno del disco omonimo troverete tanta musica di qualità, suonata con maestria, ma sopratutto con tanta personalità, pregio che ai giorni nostri è davvero una rarità.

Marco “dima83” Di Mauro

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