Recensione: Winterbane

Di Luca Montini - 3 Maggio 2021 - 0:10
Winterbane
Band: Frozen Crown
Etichetta: Scarlet Records
Genere: Power 
Anno: 2021
Nazione:
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80

Terzo album per i Frozen Crown, giovane band tricolore di power metal sinfonico nata nel 2017, capitanata dalla coppia composta dalla cantante Giada “Jade” Etro e dal chitarrista, tastierista e mastermind Federico Mondelli. Uscito per Scarlet Records come il lavoro precedente, Winterbane presenta al pubblico la nuova lineup della band, che ha visto recentemente avvicendarsi i tre quinti dei componenti, non prima di lanciare il bel video di saluto di “Battles in the Night”, dall’album Crowned in Frost (2019). A sostituire fuoriusciti Thalia Bellazecca (chitarra) e la sezione ritmica di Filippo Zavattari (basso) e Alberto Mezzanotte (batteria), le giovani promesse Fabiola “Sheena” Bellomo (chitarra), Niso Tomasini (batteria) e Francesco Zof (basso).
Winterbane è anche il terzo disco in poco meno di un anno per Federico Mondelli, particolarmente attivo negli ultimi tempi anche con i Be the Wolf e con il recente progetto Volturian, al suo debutto con Crimson (2020).
Pur rappresentando una tra le realtà più significative della scena power italiana ed europea e nonostante il talento dei membri del gruppo, capaci di show di altissimo livello, e gli impressionanti traguardi in termini di numeri raggiunti in pochi anni su Youtube, il punto debole dei Frozwn Crown ad oggi è stato un songwriting un po’ troppo lineare, che sovente scivolava in quell’effetto “monotraccia uptempo” con tante linee melodiche ad intervallare strofe e ritornelli senza che ogni brano lasciasse troppo il segno.

frozen crown 2021

Nuovi membri, nuovi stimoli, nuove idee, ed ecco giungere Winterbane, attraverso il gelo di un inverno che difficilmente dimenticheremo. L’avvio del disco è buono e sembra voler subito lasciare il segno con gli stilemi che hanno da sempre caratterizzato i Frozen Crown: sezione ritmica quadrata, riffing serrato e ritornello melodico ed orecchiabile, come nell’opener “Embrace the Night”, che colpisce a tre quarti con uno stacco fatto di armonici ed assolo con diverse soluzioni melodiche interessanti. Ritmo che sale con i due brani successivi: “Far Beyond” svetta con la sua velocità tipicamente power metal, a ricordare negli intrecci e nelle armonizzazioni delle chitarre di Mondelli e Bellomo le asce funamboliche dei DragonForce; non a caso il brano è stato scelto come singolo di lancio per il disco, mostrando i muscoli e l’elevato coefficiente tecnico della proposta anche in questa nuova veste.
Fino alla cavalcante “The Lone Stranger” l’impressione è di trovarsi di fronte ad un buon album, pur in linea con la precedente discografia della band. Poi un bel colpo di scena: la seconda metà del disco riserva infatti le migliori sorprese, un po’ come se i Frozen Crown avessero tenuto nascosta l’artiglieria pesante. In “Crown Eternal” compare per la prima volta nel disco il growl di Federico, un po’ alla Dark Lunacy, che si alterna al pulito in un costante dialogo con Giada, mentre la batteria di Niso non lascia tregua.

Ancora un gradevole cambio di mood in “The Water Dancer”, un’epica ballata power folk che fa della melodia la sua cifra caratteristica, capace di trasportarci in un mondo lontano, fatto di spade, pugnali e vendetta.
Angels in Disguise” stravolge completamente la scena, portando sul palco Federica Lanna, ex-Sleeping Romance ed attuale voce dei già citati Volturian, in un gemellaggio che si rafforza con questo brano: in “Crimson” era infatti Giada a prestare la sua voce in “In a Heartbeat”. Il pezzo è un concentrato di melodia e dolcezza, che potrebbe rimandare nel refrain cantato dalle due voci agli olandesi Within Temptation, coi power chord lasciati aperti per permettere alle voci di ammaliare come i pericolosi angeli descritti nelle liriche.
Echi metallici dal roboante passato con la cover dei Judas PriestNight Crawler” (1993), con Giada sempre più camaleontica tra un brano e l’altro, le chitarre che si fanno improvvisamente taglienti come lame.
Il disco si conclude con la lunga suite “Blood on the Snow”, preceduta dalla strumentale e tastierosa “Tales of the Forest”, che ci mostra tutto quanto di buono proposto fin qui dai ragazzi: dai solos epici alle sezioni death, blast beat indiavolati e riffing potenti, ad evocare la sempiterna danza di fuoco e ghiaccio, colori che possiamo facilmente rinvenire anche nella cover del disco.

Winterbane è senza dubbio il miglior disco ad oggi dei Frozen Crown, che si presentano con una rinnovata lineup ma anche con tante nuove idee che conferiscono all’album un’inaspettata varietà stilistica e tante gradite sorprese. L’inverno è passato, ma la corona di ghiaccio continua a sprigionare gelo imperituro attorno a sé come un imponente ghiacciaio, e continuerà a farlo per il resto dell’anno, per una delle migliori release in ambito power di questa prima metà del 2021.

Luca “Montsteen” Montini

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