Recensione: Wish to Leave

Di Marco Catarzi - 19 Agosto 2021 - 0:00
Wish to Leave
Band: Lunar Shadow
Etichetta: Cruz del Sur Music
Genere: Epic 
Anno: 2021
Nazione:
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84

Alla vigilia dell’uscita di Wish to Leave, alcune dichiarazioni di Max Birbaum, leader dei Lunar Shadow, avevano fatto intendere un deciso cambiamento di direzione verso territori post-rock, con chitarre meno aggressive, in favore di un basso più presente.

I primi due full-lenght (Far from Light del 2017 e The Smokeless Fires del 2019), usciti anch’essi per la sempre attenta Cruz del Sur Music e caratterizzati da un suggestivo heavy metal con chiare influenze di scuola epic americana e legami più estremi di matrice Bathory (fase Blood on Ice e Nordland), avevano raggiunto esiti eccellenti.

Nonostante l’artwork ad opera di Denis Forkas Kostromitin non riporti più il logo originale della band (già in The Smokeless Fires era stato “relegato” sul retro), il sound di Wish to Leave presenta continuità con le releases precedenti, anche se le parole di Birbaum trovano fondamento in un approccio crepuscolare e intimistico alla materia epic metal, rifuggendone le forme più battagliere.

Nel libretto interno di ogni disco dei Lunar Shadow è riportata una sezione “Listen To”, con un elenco di gruppi che spazia dal rock all’hard rock, passando per il dark e il punk, fino al death metal e al black melodico, a dimostrazione della versatilità degli ascolti e delle preferenze della formazione tedesca.

L’intero platter è pervaso da grande attenzione per le melodie e da un senso di malinconia. La scelta di muoversi su sentieri più introspettivi, smussando l’irruenza delle prime due prove, non va comunque a discapito del songwriting, che si mantiene su livelli alti.

Le trame apparentemente semplici di Serpents Die e Delomelanicon sono sorrette da riff evocativi, a creare mosaici sonori affascinanti, su cui la voce di Robert Röttig alterna linee dolenti e momenti di pathos. Su tutto domina la chitarra di Birbaum, in continuo dialogo con gli altri strumenti attraverso un susseguirsi di arpeggi e strofe, all’insegna di soluzioni mai scontate e di un substrato rock che dona spessore alle composizioni.

Pur non ricalcandone le sonorità, la raffinatezza di alcuni passaggi e la ricerca di strade a loro modo personali in varie occasioni richiamano l’indimenticabile magia espressa da Bill Tsamis con Warlord e Lordian Guard.

Le radici seventies di I Will Lose You sposano l’heavy metal primigenio, in un contesto di sofferta epicità, con armonie vocali sospese nel tempo. To Dusk and I Love You è una semi-ballad che proviene da lontano e porta in dote un senso di tragicità, senza timore di muoversi su strutture che rimandano ai Dire Straits, grazie ad arpeggi e solismi in continua evoluzione. Chitarre vivaci sorreggono And Silence Screamed, ennesimo tassello di una narrazione ispirata.

Una melodia notturna introduce The Darkness Between the Stars, per poi velocizzarsi nel fraseggio, con parti estreme e tirate alternate a intermezzi armonici di notevole enfasi. Quasi dieci minuti di rara e fragile bellezza, un vero e proprio “paesaggio musicale” che si pone come brano simbolo dell’intero album.

Le canzoni di Wish to Leave riescono ad ammaliare già dai primi ascolti, mostrando sempre maggiore profondità col procedere del tempo. Tutto sembra ruotare attorno al mastermind Birbaum, al cui fianco, oltre a Röttig, troviamo musicisti affiatati (Sven e Kay Hamacher, rispettivamente basso e seconda chitarra, e Jörn Zehner alla batteria, tutti e tre presenti fin dal’EP d’esordio Triumphator del 2015).

Non aver sbagliato un pezzo in tre album è merito che va riconosciuto a una formazione che non ha timore di intraprendere la propria strada, anche se questo potrebbe comportare l’allontanamento da canoni prestabiliti. Se avessero pubblicato solo questo disco nella loro carriera, potremmo parlare di una band di culto, al pari di mitiche realtà come i Sacred Blade di Of the Sun + Moon.

Assieme ai connazionali Atlantean Kodex, i Lunar Shadow costituiscono la migliore risposta europea alle nuove leve dell’epic metal statunitense (Eternal Champion su tutti).

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