Recensione: With Fear I Kiss The Burning Darkness

Di Nocturne - 13 Luglio 2006 - 0:00
With Fear I Kiss The Burning Darkness
Band: At The Gates
Etichetta:
Genere:
Anno: 1993
Nazione:
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80

Con “With Fear i Kiss the Burning Darkness” gli At The Gates scavano nel fondo del loro bagaglio musicale, affilano le armi e colpiscono forte, molto forte.
Tra i solchi del disco emerge chiaramente l’influenza della scena black metal, sia nelle vocals strazianti (viene in mente Burzum ma l’ispirazione tra lui e Tompa è reciproca) che nel tremolio del riffing. 

Le canzoni sono inoltre completamente destrutturate, ai limiti dell’improvvisazione, e viene da chiedersi quali difficoltà avessero a ricordarsi i vari passaggi dal vivo, specialmente il drummer Erlandsson, che svolge un lavoro egregio, ispirato – ma lontano – da un mostro come Gene Hoglan.
Il recupero di un’altra grande influenza – il thrash – è evidente in “Beyond Good And
Evil”
, in cui Tompa in delirio mistico sputa tutta la sua misantropia (“My World it dies with me”); Erlandsson picchia duro con un forsennato blast beat alternato a ritmiche più tipicamente thrash, mentre le chitarre si dilettano nei soliti voli pindarici, trasmettendo un senso di decadenza impareggiabile, infarcendo il tutto con un paio di assoli di slayeriana memoria. 

Sembra già arrivato il momento di rilassarsi con l’intro di “Raped By The Light Of Christ” – un arpeggio avvolgente, ma è solo un trucco e quando il drummer si lascia andare in varie evoluzioni sul mid-tempo di base l’angoscia prende il sopravvento, le urla di Lindberg si fanno laceranti e masochistiche tanto che persino gli altri strumenti si fermano quando carico di odio e orgoglio grida “I’m free to die when
I wish”.
“The Break Of Autumn”
ha un incipit devastante e prosegue contorcendosi su patterns molto diversi, stacchi improvvisi (bellissimo quello ultra-melodico sul finale) e soprattutto continui cambi di riffing, che inquietano in particolare sulla terza strofa, dove nemmeno il grido di dolore del frontman supera la
sua magnificenza.
“Non-Divine”
merita un premio anche solo per il riffing iniziale, che lascia letteralmente immobili e rapiti, anche se il delirante crescendo che si conclude con il refrain corale “Burn me, with the toungues of love” è da manuale. 

Il riffing di “Primal Breath” si spande nell’aria lentamente, con il volume che parte molto basso per riportarsi in fade-in sul livello del disco, in quello che è il pezzo più lungo e affascinante del disco.
Con “The Architects” si torna a pestare duro e nonostante sia la canzone più coerente e strutturata (oltre che la più
“slaughteriana”) è di una carica tale da poter essere inserito di diritto tra le migliori della band, anche e soprattutto per il caos finale tra assoli impazziti e grida infernali.
Dopo una traccia lineare è giusto che venga un pezzo intricato come “Stardrowned”, dall’andatura ondulata e “Schuldineriana”, in cui si può trovare tutto, dall’heavy al black al folk, senza trascurare il frequente stacco chitarra, voce, rullante assolutamente indimenticabile: sicuramente la traccia più death e progressiva, probabilmente la migliore in assoluto di tutto l’album. 

Nella prima strofa di “Blood Of The Sunset” emerge prepotentemente un’altra influenza fondamentale, quella hardcore, anche se poi il pezzo si fonda su tempi veloci e spezzacollo e continua a mantenere il disco su livelli inimmaginabili.
Una breve pausa dalla violenza insensata arriva con “The Burning Darkness”, un funereo valzer che sembra volere cullarti verso l’inferno mentre con aria di sfida ti avvicini all’ora della morte.

“Ever”
è invece più lineare ma mantiene comunque alta la tensione grazie in primis alla gran prova di Tompa e alle backing vocals di Karki dei Dismember.
La conclusiva “Trough The Red” è di breve durata, molto diretta e thrash, a parte qualche sfuriata ultrasonica, ma il drumming eccelso e qualche passaggio di chitarra davvero impressionante la rendono eccellente. 

Pochi avranno il coraggio di dirvi che questo album è meglio di “Slaughter…”
[e infatti sarebbe una grossa esagerazione, NdHellbound], la realtà è che tra i migliori album Death Metal di sempre questo occupa un posto elevato, molto elevato. Un disco marcio, un disco clamoroso.

“JESUS!”
 

Luca Marini

Tracklist:

1. Beyond Good and Evil 02:42 
2. Raped by the Light of Christ 03:00 
3. Break of Autumn 05:00 
4. Non-Divine 04:43 
5. Primal Breath 07:23 
6. Stardrowned 04:02 
7. Blood of the Sunsets 04:35 
8. The Burning Darkness 02:18 
9. Ever-Opening Flower 05:00 
10. Through the Red/The Nightmare Continues 03:27 
11. The Architects 03:29

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