Recensione: World Asylum

Di Enzo - 18 Luglio 2006 - 0:00
World Asylum
Band: Leatherwolf
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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15

Mi rendo conto che ci dev’essere qualcosa che, musicalmente, non va quando ascolto dischi del genere. I Leatherwolf sono una band storica del movimento hard’n heavy degli anni 80, un gruppo che ha saputo donare a tutti gli appassionati di queste magiche sonorità splendidi affreschi di class metal ed hard melodico di notevole spessore artistico (basti pensare, ad esempio, al masterpieces “Street Ready”). Quando ho visto per la prima volta la copertina del loro nuovo lavoro mi son detto che doveva esserci qualcosa sotto, qualcosa che non mi sarebbe garbato, troppo brutta per essere vera. I miei musicali timori prendono forma e consistenza quando inserisco questo disco nel mio impianto stereo: rock moderno che spazia dal grunge al nu-metal. Seppur caporedattore della sezione Heavy Metal di questo portale, non sono mai stato un chiuso conservatore; sebbene il genere del quale mi occupo sia di quanto più intransigente possa esistere, i miei gusti musicali spaziano dal Class Metal al più cristallino AOR. Credo, quindi, di avere vedute abbastanza ampie. Quando tuttavia ascolto un disco del genere mi pongo una domanda: “perché?”.
All’interno del platter di Leatherwolf c’è solo il nome impresso sul cd (e, tra l’altro, scritto male, molto male). Il catastrofismo musicale ha inizio con i ritmi serrati di I’m The Law, dove un inutile quanto lungo assolo cerca di nascondere, con pessimi risultati, l’architettura, la produzione e l’impatto sonoro tipicamente nu-metal. Ma non temiate carissimi lettori, c’è spazio per tutto e tutti: dall’ heavy metal spento e morto senza ombra di spirito musicale di Live Or Die ai ritmi scandalosi e totalmente scombinati di Dr.Wicked, dallo pseudo rock/grunge di Disconnect al vergognoso modern rock di The Grail. Un susseguirsi di inutilità che si protrae per tutta la durata del full lenght. Eppure i Leatherwolf sono loro, la line-up è rimasta pressocchè invariata a parte il cambio di singer (che per quanto fondamentale possa essere non giustifica il tutto). Cosa si salva? Qualche riff, qualche antico e vetusto richiamo alla vecchia band dei tempi che furono perso in un mare di nebbia atto a giustificare l’esistenza di un voto qui sotto.

Qualche riflessione conclusiva. Perché un gruppo storico ed inconfondibile per il suo trademark sonoro si riunisce al fine di cavalcare l’ultima moda di turno? Il punto è questo: di gruppi dediti a questa musica moderna ve ne sono decine e decine. Gli amanti di queste sonorità hanno di che scegliere tra nomi ben più alla moda, chi ragazzino comprerà gli “storici” Leatherwolf? Manco li avrà mai sentiti nominare. Mentre avrebbero sicuramente potuto acquistare un disco di questa band i die hard fans che, alla luce dei fatti, di certo non lo compreranno. Quindi anche un ipotetico discorso economico non torna. Quando penso poi agli ultimi dischi di gruppi come Survivor e Saracen che, seppur al passo con i tempi, riescono a regalarci splendidi affreschi di genuino hard’n heavy, attuale e senza rinnegare il passato, allora penso “ma è possibile suonare ancora ciò”. Ai Leatherwolf (come a molti altri gruppi) è stata affidato il compito di far rivivere l’hard’n heavy music in un mare di rock alternativo che sta soffocando questo genere, ma se anche chi dovrebbe far rivivere questa magica musica getta così amaramente la spugna, che speranze ci sono per un ipotetico futuro?

Vincenzo Ferrara.

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