Recensione: Worlds Torn Asunder

Di Daniele D'Adamo - 26 Settembre 2011 - 0:00
Worlds Torn Asunder
Band: Warbringer
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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78

I Warbringer appartengono alla folta schiera delle moderne thrash band (Bonded By Blood, Havok, Rezet, Tuck From Hell, Hatred, …) che, incuranti dei turbinanti tentacoli evolutivi, pestano come dannati sulle marmoree definizioni stilistiche vergate a loro tempo – ormai trent’anni fa – da Slayer, Metallica ed Exodus.

Seppur giovane (classe 2004) l’ensemble californiano ha alle spalle una buona carriera, feconda di date dal vivo e parimenti munifica nel regalare ai fan una cospicua discografia. Due demo (“2004 Demo”, 2004 e “Born Of The Ruins”, 2005), un EP (“One By One, The Wicked Fall”, 2006), uno split (“Warbringer vs. Dew-Scented”, 2010), tre singoli (“Limited Edition Rough Mix Tracks”, 2009; “Shattered Like Glass” e “Living Weapon”, 2011). E, soprattutto, tre full-length: “War Without End” (2008), “Waking Into Nightmares” (2009) e “Worlds Torn Asunder”.

I Nostri, a differenza di quanto stabilito dalla moda imperante che esige degli artwork in stile fumetto, per i recenti album di thrash, propongono una copertina sinistra e oscura, più vicina al disegno di scuola death. Se gli argomenti trattati non sono certo originali (guerra, violenza, morte, ecc.), la loro visione pessimista del futuro è in linea con l’umore paventato dalla musica; ammantata costantemente da un gusto amaro e angoscioso. Un buon sapore che appesantisce e arricchisce uno stile altrimenti troppo semplice e lineare.
“Worlds Torn Asunder” non ha niente da invidiare alle migliori produzioni in tema: i Warbringer sono ottimi esecutori, assai ordinati e puliti, costantemente entro i limiti stabiliti dalle coordinate stilistiche del loro thrash. Nulla è lasciato al caso con che, paradossalmente, il genere ‘più ignorante’ del metal trova una precisione cronometrica al centesimo di secondo, nel platter. Il ritmo, sempre entro i rapidi ma ragionevoli limiti di velocità dettati dalla tipologia musicale, sfiora un po’ tutti i pattern possibili nell’ambito dei tempi pari grazie alla fantasia di Carlos Cruz (ex-Hexen) che, evitando di strafare, si mostra il batterista ideale per l’obiettivo suo e dei suoi compagni: tritare il più ossa possibili!
Operazione, questa, cui sono deputate – principalmente – le due ‘motoseghe’ di John Laux e Adam Carroll; dispensatrici sì di riff assassini ma, anche, di pregevoli parti soliste. Abbastanza riconoscibile, anche se certamente non innovativa, l’interpretazione di John Kevill, segnata da una vena isterica di fondo che ben si accompagna alle sferzate chitarristiche super-compresse dal sempiterno palm muting.
Per quanto riguarda il suono, ancora, bisogna osservare che i mezzi tecnici messi a disposizione dal contratto discografico con la Century Media Records sono stati spremuti sino all’osso. La produzione di Steve Evetts (The Dillinger Escape Plan, Symphony X, Sepultura, Hatebreed) rende l’impatto acustico quasi tridimensionale, potendo per ciò godere appieno del lavoro svolto da ciascun musicista. È ottima, a tal proposito, la calda resa del basso di Andy Laux, paradossalmente pulsante come un cuore sì impazzito ma controllato.

“Living Weapon”, ed è subito aggressione fatale! Un riff portante che s’insinua in modo subdolo nella mente, un ritornello urlato in coro nella più classica tradizione della Bay Area, soli laceranti, quattro quarti fulminei e doppia cassa: gli ingredienti per una succulenta pietanza ci sono tutti. Un altro riffone interessante lo regala, stavolta, “Shattered Like Glass”, sostenuta da possenti e turbinosi giri di basso. Il marchio di fabbrica dei cinque figuri a stelle e strisce è ormai disegnato: “Wake Up… Destroy” prosegue senza soluzioni di continuità il discorso intrapreso dalle due song precedenti, anche se il break centrale odora un po’ troppo di Slayer. Così, il CD prosegue nel suo veemente incedere marziale (“Future Ages Gone”, “Savagery”, “Treacherous Tongue”, “Enemies Of The State”), adombrato da quel mood introverso (“Echoes From The Void”) di cui s’è scritto prima. Inaspettatamente, come due ultime canzoni, i Warbringer mostrano una spiccata attitudine per la melodia e la sperimentazione, rispettivamente con la strumentale “Behind The Veils Of Night” (da vedersi similmente alla “Nightmare Anatomy” di “Waking Into Nightmares”, anche se si tratta di due brani sostanzialmente diversi fra loro) e “Demonic Ecstasy”. Soprattutto quest’ultima, lascia intravedere le notevoli possibilità compositive riposte nelle mani di Kevill & Co.

Buono, questo lavoro dei Warbringer, capaci di controllare al 100% la loro potenza musicale in tutti i frangenti, anche in quelli più movimentati. “Worlds Torn Asunder” è da prendere come esempio di ‘thrash ragionato’, calato sia nel passato, sia nel futuro. Per thrasher intransigenti e non.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Track-list:
1. Living Weapon 4:21     
2. Shattered Like Glass 3:22     
3. Wake Up… Destroy 4:41     
4. Future Ages Gone 3:55     
5. Savagery 5:02     
6. Treacherous Tongue 2:22     
7. Echoes From The Void 5:36     
8. Enemies Of The State 03:11     
9. Behind The Veils Of Night (Instrumental) 3:21       
10. Demonic Ecstasy 5:33               

All tracks 42 min.

Line-up:
John Kevill – Vocals
John Laux – Guitars
Adam Carroll – Guitars
Andy Laux – Bass
Carlos Cruz – Drums
 

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