Recensione: Wrath of the Gods

Di Andrea Bacigalupo - 6 Ottobre 2022 - 8:30
Wrath of the Gods
Etichetta: Hammerheart Records
Genere: Thrash 
Anno: 2022
Nazione:
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82

Rada discografia, instabilità della line-up, lunghi periodi di pausa … sono i problemi disperati di 1.000 ed una bands che, purtroppo, vanno a soffocare quello che è il talento e la creatività di tanti artisti.

Queste difficoltà, per gli statunitensi Blind Illusion, hanno raggiunto livelli esasperanti: in circa 44 anni di storia hanno pubblicato solo 3 album (compreso questo ‘Wrath of Gods’ di cui parleremo tra poco), avuto una rotazione di ben 44 musicisti (fonte dei Metal Archivi) ed un periodo di fermo di 17 anni (dal 1992 al 2009).

Un carattere impossibile del loro leader Marc Biedermann (Voce e chitarra)? Personalmente non lo posso dire, certo è che dal 1978, anno di costituzione della band, al 1988, quando hanno debuttato con quel gioiello Thrash che è ‘The Sane Asylum’, la loro formazione aveva già subito un gravoso ed inusuale numero di cambiamenti (le lineup dei primo quattro demo sono diversissime una dall’altra), situazione che poi proseguirà anche dopo, portandoli allo scioglimento e poi ancora dopo, dal 2009 (anno in cui la band è stata rimessa in piedi) fino ad oggi.

Larry LaLonde si è messo a fare il virtuoso …”, me lo ricordo ancora oggi il commento del mio Amico Fulvio a proposito di ‘The Sane Asylum’ e del lavoro svolto sull’album dal feroce chitarrista dei Possessed (e poi nell’Alternative Band Primus).

Era il periodo in cui si stava cominciando a combinare il Thrash con qualcos’altro: i Death Angel con ‘Frolic Through the Park’, gli Anthrax con ‘I Am The Man’ od i Watchtower, qualche anno prima, con ‘Energetic Disassembly’ (1985), ad esempio.

Questa cosa di unire la violenza con elementi sofisticati e progressivi dei Blind Illusion fu particolarmente efficace, tanto che si passò sopra una produzione terrificante, che ce l’aveva messa tutta per affondare il disco.

The Sane Asylum’ ha fatto epoca, ed oggi è una pietra miliare.

Ma mettiamo da parte queste nostalgie e parliamo del nuovo album.

Dopo ‘Demon Master’, Full-Lenght pubblicato nel 2010 e ‘2018’, EP del 2019 (… azz!), Marc Biedermann scende di nuovo in campo con il già citato ‘Wrath of the Gods’, nuovo album disponibile dal 7 ottobre 2022 via Hammerheart Records.

Tanto per non smentirsi cambia di nuovo la lineup, anche se di un solo musicista, giusto per non perdere l’allenamento: Andy Galeon sostituisce Erik Cruze.

Per il resto, ad affiancare l’irriducibile Marc, troviamo ancora il chitarrista Doug Percy ed il bassista Tom Gears.

Come per il primo album, anche per ‘Wrath of the Gods’ il frontman si affida a musicisti che sanno picchiar duro e che sono stati parte attiva del movimento Thrash Metal della Bay Area: Andy Galeon ha suonato nei primi cinque album dei Death Angel, mentre Doug Percy nei primi due lavori degli Heathen, un curriculum niente male, direi.

E’ una formula esplosiva che si tramuta in un album solido, piacevolmente eclettico, magari non proprio imprevedibile ma esaltante e coinvolgente, che, questa volta, è stato anche ben prodotto, con tutti gli strumenti ben bilanciati tra loro e con arrangiamenti studiati e ricercati.

Wrath of the Gods’ è un concentrato di Thrash ed Heavy Metal potente e deciso, il cui Wall of Sound è, semplicemente, devastante, con richiami decisi all’Hard Rock di fine anni ’70 ed al più moderno Progressive, con parti dirette che si affiancano ad altre più complesse, soprattutto strumentali.

Un buona fusione di quello che è alla base della musica dura portata ai giorni nostri: si sente l’influenza di grandi maestri, come, ad esempio, Geezer Butler per le linee di basso nere e claustrofobiche, i Judas Priest ed Iron Maiden per alcune cavalcate che si sviluppano aggressive ed i MetallicaMegadeth per il tecnicismo e l’enfasi delle parti Thrash. Soprattutto, si sente che c’è tanta voglia di spaccare i timpani, con una sezione ritmica che stende, un lavoro solista più che coinvolgente e la passione nel trasmettere i propri pensieri attraverso una voce, che magari non è tra le migliori, ma che ha una buona capacità comunicativa ed interpretativa.

In particolare, selezionando qualche brano qua e là: ‘Straight as the Crowbar Flies’, che apre il lavoro (e per la quale è stato girato un video) è un maglio che si abbatte ritmicamente su un’incudine, armonizzando il Thrash con l’Hard Rock fino a farli diventare una cosa sola e con un improvviso interludio Prog, che sfocia in un assolo lancinante, che inchioda.

Slow Death’ è Thrash puro, violentissima e velocissima, tirata a mille e densa di insana cattiveria.

Protomolecule’ è un assalto continuo e disturbante, con il suo riff orientaleggiante, le accelerazioni, il ritornello epico, l’enfasi delle chitarre gemelle e l’interludio disorientante ed opprimente.

Il pezzo che da il titolo all’album, ‘Wrath of the Gods’, è un tempo medio pesante ed infernale, un classico alla Judas Priest con l’aggiunta di elementi progressive che fanno da ponte ed uno scambio di assoli d’altri tempi.

Behemoth’ è un brano tecnico molto cangiante e scombussolante, un disordine nell’ordine, con una parte solista lunghissima, dove entrambe le asce si sfogano, che lascia senza fiato.

Il CD, rispetto al vinile, ha due pezzi in più. Anzi, forse è meglio dire che l’LP ha due pezzi in meno rispetto al Compact, visto il loro valore.

Amazing Maniacal Monolith’ è un pezzo potente che ricorda un Alice Cooper arrabbiatissimo mentre ‘No Test ‘till Budapest’ parte con un andatura Rock ‘N’ Roll, con tanto di coretti, divertente e distensiva, ma poi accelera e si trasforma in un gioco velocissimo e letale di chitarre. Un gran bel modo per chiudere l’opera.

Siamo alla fine: pur se ‘Wrath of the Gods’ è ancorato al passato non è uno scontato tentativo di replicare un successo di tanti anni fa, ma ha una propria identità concreta e tangibile e forza da vendere. Questi quattro signori sanno cos’è l’Heavy Metal e lo dimostrano nota per nota. Questa formazione dei Blind Illusion ha dimostrato di essere un vero schiacciasassi … speriamo che, dopo tutti questi anni, Marc Biedermann abbia trovato i musicisti che fanno per lui. Sembra strano dirlo per una band che ha un nome storico ma … attendiamo gli sviluppi.

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