Recensione: Year: Zero

Di Eugenio Giordano - 19 Febbraio 2004 - 0:00
Year: Zero
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Anno: 2003
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64

Gli Event Horizon sono senza dubbio una delle migliori formazioni progressive metal attive in questo momento in Italia, la band si presenta sul mercato con un debutto discografico che dimostra la personalità e l’ispirazione di questi ragazzi, sicuramente la band merita l’attenzione degli amanti del genere e il supporto degli addetti ai lavori.

Il debutto “Year: zero” degli Event Horizon è un lavoro autoprodotto che non viene distribuito ufficialmente da nessuna etichetta nostrana, questo limita la portata della band ma non compromette la caratura artistica di quanto inciso su questo platter. Il livello della registrazione è competitivo anche se naturalmente presenta leggere carenze inevitabili per una band underground come gli Event Horizon, in ogni caso il disco è fruibile e possiede una qualità sonora sufficiente per poter competere con quanto prodotto in Italia in questo periodo. La direzione artistica del gruppo sembra intesa a costruire strutture ritmiche potenti e dinamiche grazie a una energica sezione ritmica e a un lavoro incessante delle chitarre. A questo vanno aggiunte le tastiere che disegnano melodie incisive e convincenti concedendo al sound della band un lato sperimentale e piacevolmente eccentrico che aumenta il valore della musica degli Event Horizon. In questo contensto vengono inserite le linee vocali del bravo Alessandro Formenti che sembra ispirarsi a singers americani degli anni ottanta come Midnight o Geoff Tate, con la sua timbrica tagliente regala a ogni brano la giusta cattiveria per poter essere apprezzato dal pubblico metal. I brani che compongono questo “Year: zero” sono spesso elaborati e ambiziosi, la band cerca di raggiungere un livello compositivo raffinato in modo da potersi distinguere dalle altre band, il risultato è un sound maturo che richiede diversi ascolti per poter essere apprezzato in pieno. Non aspettatevi concessioni sonore care al power metal o melodie di facile presa perchè gli Event Horizon non appartengono minimamente al marasma di band che affolla la scena power italiana e che si ispira ai vari Labyrinth, Vision Divine e simili.

Il disco è introdotto dalle note acustiche di “Searching another world” che presto vengono stravolte dalle strutture ritmiche di “Zero”, questa canzone possiede una direzione progressiva inneggabile e si articola tra riff oscuri e melodie vocali di grosso spessore tecnico, la band spinge subito su soluzioni ambiziose riuscendo a raggiungere una innegabile concretezza. La direzione della band si porta verso lidi ancora più progressivi e personali con la successiva “Toxic rain” dove si respirano atmosfere care ai Pain of Salvation di “One our by the concrete lake” unite a uno spirito sonoro cambievole e avvolgente. Gli Event Horizon continuano per la loro strada anche con “No way out” una nuova prova di personalità e ispirazione che convince fin dai primi passaggi. La scelta di alternare le chitarre ritmiche a melodie vocali trascinanti si rivela vincente rendendo il brano dinamico senza eccedere in passaggi prolissi. Ottima “Eclipse” è probabilmente una delle migliori del lotto, qui le caratteristiche sonore della band si fondono in un equilibrio perfetto, anche in questo caso si possono trovare alcuni paragoni, sicuramente gli ultimi Shadow Gallery. Presente anche su una vecchia demo della band “From beginning to end” viene riproposta in una veste maggiormente aggressiva ma comunque convincente, in questo brano è l’interpretazione vocale di Formenti a fare la differenza. Gli Event Horizon sanno scrivere pezzi complessi e ambiziosi e lo dimostrano con “Reflections of a word” una canzone basata su strutture articolate dal grosso valore tecnico, certamente una canzone che richiede un ascolto attento per poter essere apprezzata in pieno. Più compatta e frontale “Take me out” non scade in refrain elementari e ripetitivi, la band sfodera una grinta invidiabile senza rinunciare minimamente alla tecnica e alla raffinatezza degli arrangiamenti. La conclusiva “Winter” alterna strofe rallentate a ritornelli più aggressivi, gli Event Horizon concludono il loro debutto discografico in maniera eccellente senza perdere lo spirito progressivo che è stato il comune denominatore di tutto il lavoro.

Se amate il prog metal e amate la scena italiana nelle sue realtà più nasconte e interessanti allora puntate con sicurezza su questi ragazzi che meritano in pieno il supporto e la stima del pubblico nostrano. Spero che una etichetta discografica si accorga presto di loro concedendo a questo “Year: zero” la possibilità di essere distribuito in Europa, davvero un ottimo lavoro.  

1 Searching another world
2 Zero
3 Toxic rain
4 No way out
5 Eclipse
6 From beginning to end
7 Reflections of a word
8 Take me out
9 Winter
10 Edit (radio edit)

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