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Intervista Luca Turilli’s Rhapsody (Luca Turilli)

Di Luca Montini - 23 Giugno 2015 - 19:00
Intervista Luca Turilli’s Rhapsody (Luca Turilli)

 

 

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Domanda stereotipata ma dobbiamo partire da qui: il 22 giugno esce il nuovo disco “Prometheus, Symphonia Ignis Divinus”, come ti stai preparando alla release dell’album e quali sensazioni provi adesso riascoltandolo?

Come dico sempre sono il primo fan della mia musica, nel senso che, sai com’è, tanti artisti… penso che tutti dovrebbero almeno rilasciare  gli album che vorrebbero ascoltare. Ci sono in effetti band che, soprattutto quando le produzioni sono lunghe ed estenuanti, come nel mio caso, di solito non amano ascoltare immediatamente il frutto del loro lavoro. Però nel mio caso ho questa cosa particolare, devo dire che ogni momento libero della giornata, ad esempio quando faccio ginnastica, sparo a tutto volume. Sai in generale io la vedo in maniera molto spirituale, non sono veramente io colui che compone questa musica, mi sento solo colui che, intuendo certe cose, mette insieme qualche combinazione di note ma non fa niente di più. Per cui in un certo senso è come se io ascoltassi la musica di qualcun altro alla fine, non so come dirti…

La musica dello spirito del mondo…

Io direi ancora di più, dell’universo! L’energia che ci circonda fatta a musica. L’energia creatrice. Per cui è qualcosa di molto spirituale, non la vedo come qualcosa di mio, qualcosa di cui possiedo in modo egoico; per questo godo della mia musica e delle mie stesse composizioni. Penso che questo disco l’avrò già ascoltato un centinaio di volte…

Farò altrettanto adesso con calma, sono già a una ventina!

Nono, ti prego, non voglio sottoporti a tale tortura!! (ride)

Nono anzi, anzi…  visto che sei andato subito sullo spirituale, come descriveresti il ruolo di Prometeo nella tua interpretazione?

Si, ovviamente il mio è un Prometeo moderno…

Eh si, si vede anche dalla copertina!

(ride) Eh praticamente è un Prometeo scagliato fuori dallo spazio-tempo, dove presente e futuro non esistono, ma dove esiste un unico presente connesso alle grandi verità cosmiche, per cui è comunque portatore di saggezza, di consapevolezza, per un certo tipo di evoluzione spirituale.

Quindi il fuoco è una sorta di consapevolezza, per te?

Mah, si, seppur usando un modo di scrivere che cela dietro le linee in maniera ermetica, dando doppi significati, offrendo molte interpretazioni e multiple chiavi di lettura, comunque sì, non intendo niente di strano o di così ermetico nei confronti della consapevolezza, è un po’ “il fuoco del filosofo”.

Quello cantato da Alessandro nel testo de “Il Cigno Nero”…

Benissimo, “Al fuoco del filosofo / Il leone ruggirà”, è una frase un po’ alchemica, un concetto che chi si intende di qualcosa di druido-alchemico può capire facilmente.

Ultima domanda domanda sullo spirituale e poi passiamo alla musica. Ne “Il Tempo degli Dei” inserisci una citazione di Gustavo Rol: “Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla!”, se vuoi dirmi qualcosa in più… come mai l’hai messa lì?

Gustavo è veramente… beh, innanzi tutto questa canzone è ispirata dalla frase di Gesù “I said you are gods” [Giovanni 10:34 n.d.M.], che è stata interpretata in mille modi, un passo veramente particolare. La chiesa dice una cosa, altre persone dicono altre cose, è una frase bellissima: “io ho detto, voi siete dèi”. E poi son partito dall’acqua e dal titolo ‘Il Tempo degli Dèi”, pezzo ispirato e dedicato al grande Gustavo che a sua volta è il mio grande ispiratore. Qua si parla di una spiritualità che non ha niente a che vedere col discorso della religione, sono sempre stato alla ricerca della spiritualità primordiale, dell’energia cosmica, dell’energia creatrice, quella che al CERN di Ginevra viene definita “energia fotonica primordiale”, però visto in maniera spirituale la puoi intendere come vuoi. L’energia creatrice da cui tutta la materia è scaturita, e a cui tutta la materia nella sua espansione ritorna, per cui tutte le culture parlano della stessa cosa usando differenti simboli, in maniera più o meno ermetica. Sono veramente affascinato da tutto questo, poi tra l’altro adesso negli ultimi anni ho iniziato a testare su me stesso queste cose, perché come dico sempre finché leggi puoi essere affascinato e dici “che bello!”, poi quando arrivi a metà del percorso della tua esistenza sul Pianeta ti dici: “beh? Che ho capito poi in fin dei conti?”, per cui grazie allo yoga e a tecniche veramente particolari, meditazione etc. ho veramente capito certe cose, certe chiavi per la comprensione dei moti universali, cose che alla fine non puoi comprendere se vivi in una prospettiva materiale. Per cui diciamo che io vedo quest’energia creatrice, questa fonte di energia spirituale primordiale come qualcosa che l’uomo ha tentato di adattare a se stesso manipolando il tutto col proprio ego, creando poi le religioni e cercando di adattare con risultati più o meno soddisfacenti. Come dico sempre io rispetto tutti i valori positivi di ogni religione poiché coincidono con quelli universali, che dovrebbero essere l’amore e il rispetto necessario all’evoluzione della nostra specie, perché là dove c’è amore c’è creazione, dove non c’è amore c’è distruzione e tutto il resto. Per cui mi pare una cosa abbastanza chiara, ecco. Questo discorso spirituale va al di là di ogni discorso religioso, non mi ha mai attirato la religione, sono sempre stato attirato dall’essere parte-di-qualcosa, non ho mai votato per alcun partito politico, non ho mai associato qualcosa o una parte a me, perché ho capito che, mi piace sempre ripeterlo, nel momento in tu cui non sei parte di qualcosa e non sei niente dal punto di vista materiale, tu sei tutto dal punto di vista spirituale. Se dici “io sono di questo”, “io ho questo”, di solito tende ad essere un modo di vampirizzare l’energia che hai, faccio sempre l’esempio della squadra di calcio, se la squadra magari perde tu tutta la settimana starai male, ci sono persone che vivino vampirizzate energeticamente da quella situazione…

Infatti io ho smesso col calcio. Sai, sono interista…

(ride) Ma il bello è che al di là del discorso filosofico e psicologico, io sono un grande fan di Carl Gustav Jung, dell’inconscio collettivo, gli archetipi…

La ‘Sincronicità’ di Jung la conosci?

Sisi mammai mia quelle cose, Einstein, mente-corpo… se tu leggi queste cose ed hai una prospettiva unicamente materiale ti può affascinare e dici: “wow si può essere”, per cui certe persone possono credere o non credere, però quando entri proprio coi tuoi piedi nella prospettiva spirituale e pratica, e non dico niente di strano tipo esercizi di tecnica respiratoria, qualcosa che stimoli anche il sistema nervoso e che ti fa crescere il potere psichico, ed ecco che torniamo a Gustavo Adolfo Rol, importantissimo come esempio. Alla fine non è più un credere o non credere, ma siamo su un livello diverso di sapere o non sapere, per cui è un’altra cosa. Ti si aprono diverse prospettive e capisci che prima vivevi come uno zombie, vivevi annoiato la vita, mentre l’aspetto spirituale della vita offre delle chiavi di lettura incredibili, sto dicendo delle chiavi ma non è vero, perché sono delle verità quasi assolute, per cui è un’altra cosa, per cui consiglio di entrare a piè pari in questo per scoprire cose incredibili su te stesso e sul cosmo, perché dentro di te esiste l’universo nel suo moto di espansione che può conoscere ognuno nel proprio percorso.
 

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Dopo questa parte filosofica torniamo alla musica: hai deciso tu di far partire il disco con ‘Il Cigno Nero’ in italiano subito dopo l’intro? L’ho trovato piacevolmente spiazzante, con un Conti davvero fenomenale. 

Questo è stato incredibile, non era mai successo in una produzione. Considera che ‘Il Cigno Nero’ all’inizio doveva essere una bonus track. L’iter è questo: per prima cosa mi chiudo nello studio, dopo c’è tutto il processo di composizione, dopo c’è l’ultimo mese prima di entrare in studio, c’è il momento della pre-produzione quando incontro Alessandro per testare le linee vocali e tutto quel genere di cose, per perfezionare qualcosa magari lui mette la ciliegina, “the cherry on the cake”, che fa sempre bene, lui conosce la sua voce meglio di quanto possa conoscerla io. Per cui alla fine, in quel momento, è successo che ascoltando la canzone, ascoltavamo e testavamo le linee vocali con la sua voce con le liriche etc., perfetto il range, così, e praticamente dopo un po’ di tempo mi entra la melodia in testa. E dico “sai che io non la userei come bonus track? Io la metterei sicuramente dentro all’album!”, perché finché le componi e sei a casa, e la linea vocale è rappresentata magari da un sample di un cantante è una cosa, ma quando hai la voce vera è qualcosa di completamente diverso, ti cala improvvisamente in un mondo “wow”, ed ascoltando le linee abbiamo deciso di metterla nell’album. Poi io vado a casa, vado avanti, continuo con gli arrangiamenti e a un certo punto poi ci troviamo in studio e diciamo: “si dai ma non può essere neanche messa lì alla nona, decima posizione dell’album”, e alla fine è diventata prima!

A proposito di Alessandro, l’hai sentita la sua cover di “Let it Go” di Frozen coi Trick or Treat?

Nono…

Allora quando hai tempo fatti un giro su youtube!

Ma come? Non mi ha detto niente? Ahah a lui piace fare questo tipo di cose, ascolterò sicuramente!

Sempre in tema cinema: “One Ring to Rule them All”, chiaramente ispirata al Signore degli Anelli… da dove hai attinto?

Questa canzone è ispirata a un viaggio in Nuova Zelanda. Sono stato invitato da un amico dove ho potuto partecipare ad una di queste visite guidate sulle location del film, per cui quando sono arrivato là non conoscevo benissimo la Nuova Zelanda, a parte qualche foto. Ma quando sono arrivato là, l’emozione è stata talmente incredibile al di là del fatto dei film: ma proprio il contatto con la natura… la natura selvaggia della Nuova Zelanda! Sai io amo la natura in modo particolare, è proprio un passaggio spirituale tra l’altro importante il contatto con la natura.

Dall’autore di “The Infinite Wonders of Creation”…

Ma di fatto anche con Alex Staropoli ai primi tempi dei Rhapsody creavamo le prime linee vocali ci trovavamo qua sui monti della nostra regione, qua a Tarvisio vicino all’Austria, andavamo proprio sulle vette a cantare queste linee vocali a squarciagola. Gli altri intanto facevano trekking e alpinismo ci guardavano mentre cantando rischiavamo di causare una valanga (ride). Però mi ricordo la componente della natura qui, quindi immaginati in Nuova Zelanda trovarsi in questo paradiso sulla terra con pochissima gente, quindi non manipolata ai bisogni dell’umanità, in questa terra vergine… quando son tornato poi a casa l’emozione era talmente grande, quella che ho portato via con me, che mi son sentito di scrivere una canzone e di intrappolarla in un testo.

Ma il chorus in che lingua è?

Ah in lingua nera! Assolutamente. Ho fatto cantare Alessandro da Gollum. Se senti il Gollum originale la frase ‘my precious’ è proprio uguale.

Quindi quello è Alessandro!

Ah si lui quando siamo in studio ci facciamo gran risate! (ride) Per non dire in “King Solomon”, lui con queste musiche mediorientali cominciava a cantare in arabo, nel suo arabo-modenese (ride), ed è lui che è parte anche di questo coro degli orchi. 

Ma invece la tanto discussa ‘Fantasia Gotica’? Anche qui, neanche come bonus track!

‘Fantasia Gotica’ ha avuto una storia incredibile. 

Alcuni dubitano persino della sua esistenza. I nostri lettori sono molto curiosi in proposito…

Ma come no? Eccome se esiste! Sisi! Anche su facebook mi hanno detto di tutto, “aah sicuramente non esiste!”. Allora, ti spiego la storia. La canzone era pronta nel 2001/2002 per un demo di cinema. Quella volta lavoravo così. Alla fine non si è fatto mai niente, ci sono stati problemi. La canzone è stata cantata da Fabio, doveva uscire su “The Frozen Tears of Angels”, poi quell’album era troppo lungo, dopo anche su “From Chaos to Eternity” non mi ricordo esattamente sul perché non è uscita… forse ancora per la lunghezza, forse non era nemmeno troppo commerciale, ora non mi ricordo esattamente. Dopo lo split, siccome la canzone è stata scritta interamente da me, ho pensato di metterla su “Ascending to Infinity”, però siccome avevamo già “Luna” abbiam detto che l’avremmo messa come bonus. Però poi dopo… dunque, fammi pensare… ah quella volta il budget della produzione era finito, e praticamente, siccome la canzone era scritta nel 2001/2002, per quanto le linee vocali siano perfette e i vari cori, gli strumenti per arrangiare tutto orchestalmente erano dell’epoca. Usando le librerie orchestrali di quel tempo non va bene. Se la rilascio devo avere la possibilità di cambiare i suoni con le ultimissime librerie, nel mio studio super-professionale non dico a livello Hans Zimmer ma ci capiamo, no? Anche in questo caso doveva essere inserita nell’album ma per via della durata non è stata messa. 

Ma quanto dura? Venti minuti?

Nono la canzone è cinque minuti, solo con la bonus track già è settantasei/settantasette minuti per cui non c’era proprio possibilità. La storia di questa canzone è particolare, poi si creano le leggende attorno ad essa. Fa difficoltà di entrare in qualsiasi album per via del suo stile. Perché per darla così potremmo darla via così…

Tu avevi dichiarato che l’avresti rilasciata come anteprima del disco…

Si ma in effetti potremmo rilasciarla in qualsiasi momento, ma questa è una sorta di ‘bailamme orchestrale’, per cui è qualcosa di particolare non è una canzone, una hit che puoi mettere lì, dovrebbe essere accompagnate da una canzone veloce e questa la metti come ‘lato B’, è una canzone che a me piace da morire, un tra i più bei testi che io abbia mai scritto in italiano. Alessandro l’ha già cantata in “Ascending to Infinity”, a me basterebbero dieci giorni per rimodernizzarla e missarla. Magari la rilascio prima dei live, prima del tour… potrebbe essere una bonus track da usare prima del tour così giusto per rilasciarla gratis. Ci sono possibilità in questo senso, anche se son tanti i piani. Certo è che adesso come adesso non posso avere dieci giorni…

Immagino. Come va la promozione? Da quando hai iniziato?

La promozione è piena già da un mese, sono sotto quindi è impensabile, il mio Eingineer (Sebastian Roeder) è sempre in tour tra Kreator, Lordi… non posso immaginare di missare i Rhapsody che è la cosa più difficile del mondo per fondere l’impatto heavy metal con l’impatto cinematografico. Il ragazzo per il mix è fenomenale,  lui è tra i più conosciuti nel suo ambiente perché missa il suono per band di quel calibro, andare da un’altra persona non avrebbe senso quindi tendo ad aspettare quando lui è libero per entrare in studio e per fissare il tutto perché per me come sai è importantissimo lavorare con lui per finalizzare il prodotto. 

Come sta Domenique Lercquin dopo l’incidente?

Ci sarà il grande ritorno nel prossimo tour in novembre in tutta Europa. Ma non è la prima volta: già avevamo suonato in un festival in Repubblica Ceca. Al Made of Metal, aveva già suonato con noi per la prima volta dopo tre anni. 

Quindi si è completamente ripreso!

Considera che i Rhapsody non sono una guitar-oriented band, come dire, per cui non è importante essere come un riff-maker, noi da un punto di vista chitarristico siamo più solisti. Io ritmico proprio ti giuro né mi diverto a creare ritmiche né mi piacciono band basate sulle ritmiche, io son venuto su da Jason Becker, Marty Friedman, lo stesso Domenique è molto più bravo di me ritmicamente, io magari compongo le ritmiche ma di fatto a suonarle è lui, come sanno tutti io non suono la chitarra ritmica, a parte quest’album che l’ho registrato perché comunque le chitarre ritmiche erano abbastanza semplici. Non registro ritmiche da “Power of the Dragonflame”…

Addirittura!

Sisi ma c’è scritto su tutti i booklet, non è niente di nascosto (ride). Per cui per me suonare le ritmiche è come fare sport. Per cui pensa al nostro produttore che all’epoca era Sasha Paeth, ed ogni volta ridevamo: “adesso è il momento dello sport, dell’attività fisica”, il momento delle ritmiche “trrrrrrrrr”, a 180 di metronomo, alle volte mi ritrovavo alla mattina in studio con tre bottiglie di Red Bull per finire al pomeriggio, cose allucinanti. Mi ricordo “Rain of a Thousand Flames” a 200/210 di metronomo, “rrrrrrrrr” dovevo simulare un trapano! Domenique invece lui è venuto su anche dal punto di vista ritmico, lui è entrambi, è un chitarrista completo. Volevo quindi dire che Domenique è al 90% dello stato di forma, c’era la possibilità che smettesse di suonare la chitarra, sai quando i dottori ti dicono: “sai, ragazzo mio, non ci son tante speranze”, poi sai con quella forza di volontà, di poteri psichici che abbiamo, si può trasformare anche un “non ci sono possibilità salvo miracoli”. Come al solito c’è la mente che dice “no! Io non posso non essere chitarrista” e la forza di volontà. Direi comunque che il 90% per la ritmica dei Rhapsody va più che bene!

Domanda cattiva: secondo la teoria del multiverso esiste almeno un universo in cui i Rhapsody sono ancora una band unica. Come te lo immagini?

No, sarebbe un multiverso in corso di deflagrazione e disfacimento!! (ride) No, scherzo questo per me è un bel momento artistico… direi il migliore di tutta la mia vita!

Si vede che sei liberissimo di creare qualsiasi cosa nelle tue composizioni…

Io ma penso anche Alex Staropoli, il mio collega, a un certo punto come dicevamo era un po’ come andare dal dentista gli ultimi anni. Perché sai quando tu inizi, sei giovane, hai diciotto anni è una cosa; quando hai trenta, quarant’anni ed inizi a diventar vecchietto è diverso. Hai ritmi diversi. Ad esempio io comporrei dalla mattina alla sera, per cui ritmi diversi, questo lo diceva anche Alex nelle interviste. Hai più difficoltà a ritrovarti. Già all’ottavo album, quando ne mancavano due alla fine della saga, dicevamo: “una volta finita la saga sarebbe meglio che ognuno faccia le sue cose… libertà totale, i ritmi li decidiamo noi…”. Il bello è quando c’è l’amicizia di base. Noi eravamo amici molto prima di creare i Rhapsody, già ci conoscevamo a quindici/sedici anni, abbiamo creato i Rhapsody che eravamo ventenni, per cui cinque anni per me lo split è già preistoria. Poi uno può pensare: “no ma non è possibile che esista questo split amichevole!”, e invece esiste. Se tutti conoscessero le liriche, i messaggi dei Rhapsody sarebbe quasi un paradosso! Quanto cerchi di ispirare tutta la tua musica basata su un certo tipo di messaggio positivo, d’amore e di rispetto – non intendo chiaramente l’amore romantico ma l’amore spirituale, universale che va al di là di differenze egoiche.

In effetti vi va riconosciuto il fatto di aver concluso in quel modo una doppia saga durata quindici anni, non è poco!

Se i rapporti fossero cattivi non avremmo neanche potuto finire. Come fai ad andare avanti tre/quattro anni e finire la saga che per noi è il progetto artistico più importante di tutto, di tutti i nostri ritmi lavorativi, di qualsiasi problema che ci possa essere, e lo finiamo per rispetto dei fan ma prima di tutto di noi stessi, perché noi abbiamo basato tutta la storia dei Rhapsody su tale saga. Sarebbe stata una mutilazione artistica vera e propria procedere a uno split prima di finire questa cosa. Per cui siamo andati avanti ed abbiamo finito in amicizia. Guarda io incontro Alex ogni tanto, ci mangiamo una pizza e postiamo su facebook…

Sisi ho visto la famosa Epic pizza in Trieste”!

Sisi non è che la rilasciamo ogni volta che ci mangiamo una pizza, ma è per far capire al mondo che lungi da noi il fatto di uno split basato su odio. Che discorso spirituale farei? Sarebbe un paradosso…

Se puoi dirci qualcosa sui live dei Rhapsody, dicevi a novembre…

Si, a novembre come ti ho detto, saremo in tour dappertutto. Tante date in Italia come al solito, presenteremo il ‘Prometheus Cinematic Tour’, come al solito ci saranno videoproiezioni ma ormai questo è diventato un elemento importante. Sai, ‘cinematic metal’  senza ‘cinematic’ che senso ha? Per cui mi diverto, adesso ho imparato a fare i video usando After Effects, per cui mi diverto, mi piace avere i controlli.
 

Stai facendo il video di “Prometheus”, sbaglio?

Ahah, sisi è divertentissimo! (ride) Adesso ci sarà quello di Prometeo, dopo ci sarà il terzo singolo “Yggdrasil”. Questa volta abbiamo puntato a tanti singoli vista la lunghezza dell’album, perché dopo l’album piace quando hai due o tre canzoni presentate, non è facile rilasciare un album Rhapsody lungo settanta minuti, ci sono tantissime informazioni. Mi ero posto anche il problema, di solito fino ad ora rilasciavamo al massimo album più brevi. “Symphony of Enchanted Land: part II” con Alex Staropoli era 60 minuti. Quello era il massimo di lunghezza. Ci ponevamo sempre il problema, la Rhapsody-music con tante tracce, tanti strumenti che suonano nello stesso momento, può risultare particolare… non è come ascoltare una band punk rock! (ride) Ci sono informazioni da elaborare, hai bisogno di più ascolti. Per cui abbiam pensato, siccome c’era il rischio di tirar via certe canzoni, tenerle là a bagno maria o criogenizzarle per i prossimi album, ecco che allora ho deciso che le facciamo ma in accordo con la casa discografica, la Nuclear Blast, rilasciamo vari singoli così la gente già conosce alcuni pezzi e diciamo che lo scontro col muro dell’album è più gradevole! (ride)

Poi oggi nell’era di Spotify l’accesso alla musica è semplice, l’importante è arrivare a comunicare in molti modi la presenza e l’interesse verso un disco.

Esatto! Il fatto è questo, noi come Rhapsody, ma anche prima Rhapsody of Fire, componiamo per conto nostro tutte le orchestrazioni. Ci sono tante band con orchestra che pagano un arrangiatore esterno. Puoi immaginare. Immagina i Rhapsody che sono basati sull’orchestra, se io non componessi le parti orchestrali sarebbe come la situazione di non proporre la mia stessa musica, sarebbe una cosa impossibile. Questo prende tantissima parte del tempo compositivo, tu in tre mesi componi tutte le canzoni, poi ce ne vogliono altri quattro per arrangiare tutto in modo orchestrale. I Rhapsody sono quello: la melodic metal band ma soprattutto le orchestrazioni… e… come siamo arrivati qui? (ride)

Parlavamo del fatto che rilascerai diversi singoli per rendere più accessibile il disco

Si, infatti! Importante nello stesso album è anche avere canzoni più dirette alternate a delle canzoni più sinfoniche. Se rilasciassimo un album esclusivamente sinfonico sarebbe anticommerciale totale!

Io apprezzerei, in realtà: i due Michael mi sono piaciuti parecchio!

(ride) A me piace avere varietà, i due Michael sono lunghi tipo diciannove minuti, dove puoi buttare dentro di tutto e soddisfare il tuo lato artistico in maniera folle, e avere canzoni tipo Rosenkreuz o tipo Prometheus che sono più canzoni vere e proprie: presentano l’album in maniera più facile. Noi non siamo una guitar-oriented band però ogni tanto è bello presentare l’album in maniera più diretta, e con questa scelta credo sia più facile. 

Il tempo a nostra disposizione volge al termine, ti ringrazio Luca per la bella intervista. Ricordati il video di “Let it Go”!

Ne godrò!

Un saluto a tutti i lettori di Truemetal! 

Grazie a tutti voi, grazie a te Luca, mio omonimo, è stato un piacere!

 

Intervista a cura di Luca “Montsteen” Montini, effettuata in data 21/05/2015.