Hard Rock

Intervista Jared James Nichols

Di Davide Sciaky - 9 Luglio 2017 - 14:00
Intervista Jared James Nichols

Un Hard Rock inzuppato di Blues, live che scadono in lunghe jam psichedeliche, grande energia e personalità: questo è il giovane americano Jared James Nichols, tutte caratteristiche che gli hanno permesso, tra l’altro, di suonare in apertura e talvolta al fianco di leggende del Rock quali ZZ Top, Lynyrd Skynyrd e altri ancora.
L’abbiamo incontrato nell’area stampa dell’Hellfest dopo la sua prima esibizione al festival francese, esibizione che ha infiammato ed entusiasmato gli spettatori.

Ciao Jared, come va?

Bene, amico! Sono dannatamente stanco ma va bene.

Dato che l’Hellfest è un festival Metal, quello che suoni te è leggermente diverso dalla musica che si sente di solito qui, cosa vi aspettavate dal concerto di stamattina?

Ad essere onesto mi aspettavo uno show molto energico.
È figo perché, non voglio dire che siamo l’anello di congiunzione col Metal, ma siamo decisamente più duri, no?
Suoniamo aggressivamente e penso che alla comunità Metal questo piaccia, un po’ di buona musica vecchio stile.

Sì, ho visto una reazione davvero entusiastica stamattina.

Che è divertente perché erano solo le 10.30, e del secondo giorno per di più!

E non ho mai visto il pubblico cantare “one more song!” [N.d.r. “ancora una canzone” in inglese] al primo gruppo della mattina!

Ero un po’ nervoso per quello, hanno cominciato a dire “one more song”, io mi sono guardato intorno e loro [N.d.r. gli organizzatori] mi hanno detto “hai UN minuto”, così mi son detto “fanculo, suoniamo!”.

Quindi non era un bis in programma?

No, assolutamente no!
Sono semplicemente venuto fuori perché mi sono detto “non sprecherò un intero minuto”, così siamo tornati lì e abbiamo jammato un po’.
Non è un tipo di situazione da cui vuoi trarre vantaggio.

Sì, mi ricordo che l’anno scorso una band [i Municipal Waste] ha cercato di suonare di più e gli hanno spento gli amplificatori.

Whoa, questo è anche un’altra cosa, non volevo cercare di andare oltre il mio orario perché non volevo…che l’Hellfest ci odiasse [ride].

Ascoltando la tua musica mi sembrano chiare alcune tue influenze ma vorrei che me ne parlassi te, quali musicisti ti hanno influenzato?

Beh, sono cresciuto ascoltando un sacco di Blues, okay?
Quindi per anni non ho neanche suonato Rock N’ Roll, suonavo solo Blues, quindi amo gente come Albert King, Muddy Waters, Howlin’ Wolf, poi quando mi sono spostato a Los Angeles ho cominciato a spostarmi su qualcosa di un po’ più aggressivo e mi sono appassionato di Rocker come Zakk Wylde, Eric Clapton, Leslie West…questa gente ha avuto una grande influenza.
Poi Erik [Sandin] e Dennis [Holm] [N.d.r. i membri della sua band] portano un sacco di Hard Rock sul tavolo, cose che io non porterei mai quindi è una ventata di aria fresca perché posso suonare qualcosa e avere uno scambio con i ragazzi.

Quindi in termini di songwriting parliamo di uno sforzo di gruppo?

Purtroppo non proprio, io sono…sono un po’ uno stronzo [ride].
Quello che succede spesso è che io porto un’idea ai ragazzi, suono un riff e in 30 secondi loro se ne escono con un accompagnamento.
La musica che suoniamo dipende molto dall’interpretazione, quindi il modo in cui lui suona la batteria sarà completamente diverso da quello di chiunque altro ed il suo feeling su una canzone è unico.

In questi anni hai suonato con vari grandi gruppi, Zakk Wylde, ZZ Top e tanti altri, come sei arrivato ad avere queste opportunità?

Onestamente penso di aver vinto la lotteria [ride].
È stata la perfetta combinazione di duro lavoro e di essere ragazzi giovani che cercano di essere una band Rock, penso che molti lo vedano, vedono che ci stiamo davvero provando, che andiamo in tour in un furgone spaccandoci il culo cercando di farcela.
E penso che aiuti molto anche su un livello chitarristico, spero e credo che molti di questi musicisti vedano quante ore e quanto tempo spenda ad imparare e questo gli ricorda quello che hanno dovuto fare loro per arrivare dove sono adesso, penso che questo abbia aiutato.
Gente come Lynyrd Skynyrd, Zakk Wylde, sai, sono stati gentilissimi.

Qual è il tuo ricordo preferito da queste esperienze con altre band?

L’infanzia…penso di parlare per tutti qui dicendo che è come se il ciclo dell’infanzia…sia completo.
Perché quando ero un bambino, mi ricordo quando ascoltavo “Sweet Home Alabama” quando avevo 5 anni, e poi, avanti veloce, eccomi lì e loro [i Lynyrd Skynyrd] mi stanno guardando mentre sono sul palco a suonare.
E mi viene da pensare “Sta succedendo davvero? È davvero la mia vita?”, o con gente come Zakk Wylde, diventare suo amico, è un’esperienza incredibile che mai avrei pensato potesse succedere.

C’è qualche band in particolare con cui vorreste suonare in futuro?

Sai, vorrei davvero suonare con Britney Spears…nah, sto scherzando [ride].
Mi piacerebbe suonare con così tante band, Blackberry Smoke, Gov’t Mule, Rival Sons, Black Keys, la cosa è che quando cominci a guardarti intorno realizzi che ce ne sono sempre più, anche band che non c’entrano esattamente con quello che facciamo o quello che cerchiamo di fare, ma sarebbe bello collaborare e fare qualcosa insieme, sai?

Ho visto che suoni in fingerpicking anziché usando un plettro, una scelta particolare…

Sì, e sai cosa? Suonavo col plettro, seguivo le regole, ma quando avevo tipo 19 anni cominciai a cercare un modo di creare il mio sound cercando di fare qualcosa di un po’ diverso che si connettesse di più al mio modo di suonare; quando smisi di usare il plettro comincia davvero a darci dentro.
E mi sono davvero esaltato a suonare perché penso, come con ogni cosa, quando hai qualcosa di nuovo quello ti esalta, quando provi qualcosa di nuovo ti ispira in modi diversi: quando cominciai a suonare così la cosa decollò e ne diventai piuttosto ossessionato.
E’ divertente suonare in modo così duro con la mano perché molti pensano che non sarò più in grado di suonare tra 10 anni, pensano che mi consumerò la mano, ma non penso che sia così.

Parlando di strumentazione, invece, ho visto che usi una Epiphone, se non sbaglio senza il pickup al manico…?

Sì, uso solo il pickup al ponte per il modo in cui suono ed in cui uso le manopole del volume e del tono, ed il modo in cui reagisce con gli effetti, insieme alle mie dita per ottenere toni diversi.
Mi piacciono molto i P90 [N.d.r. dei pickup della Gibson] perché sono così personali, producono un suono molto spesso e denso, e penso anche che quando limiti te stesso cominci a diventare…più creativo.
Onestamente non ci penso neanche più, potrei sedermi con qualunque chitarrista non mi verrebbe da dire “Oh, io suono in modo diverso” o “Ehi, io questo lo faccio diversamente”.

Leggevo che hai anche un progetto con il figlio di Joe Perry [il chitarrista degli Aerosmith], com’è nata la cosa?

L’ho conosciuto tramite suo padre!
Stavamo facendo le prove in uno studio ad Hollywood chiamato Swing House dove gli Aerosmith stavano registrando il loro ultimo album; un giorno stavamo jammando e, chi entra nella nostra stanza? Steven Tyler! Gli piaceva quello che stavamo facendo e ci disse “Ehi, stiamo registrando un disco qua dietro, dovreste venire e farvi un giro”.
E, prima di rendercene conto, finimmo in giro gomito a gomito con i ragazzi degli Aerosmith; il figlio di Joe, Tony, venne con noi e finì per trasferirsi a Los Angeles così cominciammo a lavorare a della musica insieme e, onestamente, è un grande aiuto perché porta un sacco di elementi diversi sul tavolo, proprio come Erik e Dennis.
Sai, quando scrivi un riff o una canzone con qualcuno tendi a pensare in modo diverso, quindi quando lavoriamo insieme e suoniamo è diverso rispetto a quando sono da solo su un divano cercando di mettere insieme un riff.
Quindi scrivere una canzone insieme a Tony mi ispira molto sentire input diversi.

Ho visto che hai suonato molto negli Stati Uniti e hai fatto anche un buon numero di concerti in Europa nell’ultimo paio d’anni, che piani avete per il futuro?
Io vorrei suonare in ogni angolo del mondo, vorrei andare davvero ovunque a suonare!
Penso che sia l’obiettivo della mia vita, suonare in tutto il mondo, penso che ora vorremmo fare più tour da headliner perché ne abbiamo fatti così tanti come gruppo di supporto, quindi cercheremo di finire il nostro album, lo pubblicheremo e cercheremo di fare un tour da headliner.
Ma ora è divertente perché suonare all’Hellfest ci ha fatto venire voglia di farne ancora, vogliamo fare tutto amico! [Ride]

Questa era la mia ultima domanda, grazie del tempo che ci hai dedicato!

Piacere nostro, grazie fratello!

 

Davide Sciaky