Hard Rock

Intervista Kvelertak (Maciek Ofstadm, Marvin Nygaard)

Di Davide Sciaky - 11 Febbraio 2019 - 17:33
Intervista Kvelertak (Maciek Ofstadm, Marvin Nygaard)

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Alcuni momenti prima del concerto svedese dei Kvelertak in supporto ai Mastodon (qui il nostro report), abbiamo incontrato Maciek Ofstad e Marvin Nygaard, rispettivamente uno dei tre chitarristi ed il bassista della band norvegese.
Band che ha conquistato il cuore di James Hetfield che li ha portati in tour con i Metallica, e di tante altre band (da ricordare anche i vari tour con i Mastodon e quello con gli Slayer, tra gli altri), non potevamo farci mancare un’intervista per vedere cosa succede nel mondo dei Kvelertak.

 

Intervista a cura di Davide Sciaky

 

Ciao ragazzi, come va?

Marvin Nygaard: Va bene!

Maciek Ofstad: Tutto bene, sì.

 

Vorrei cominciare a parlare delle ultime novità in casa Kvelertak: prima di tutto, l’anno scorso il vostro cantante, Erlend, ha lasciato la band dopo 11 anni. Era una decisione nell’aria da un po’ o è stata una sorpresa?

MO: Lo sapevamo quindi…eravamo preparati.

 

Avete suonato qualche show con Ivar l’anno scorso, ma questo tour è la prima volta che siete on the road insieme. Come vi state trovando con questa nuova formazione?

MO: Sta andando davvero, davvero bene.
Sapevamo già che avrebbe funzionato molto bene, ma gli show sono stati fantastici, la risposta è stata grandiosa, Ivar sta spaccando tutto, si sta ambientando bene.
Penso che sia il tour più lungo che abbia mai fatto fino ad oggi e sta funzionando davvero bene.

 

Sono passati tre anni dall’uscita di “Nattesferd”, state lavorando a nuova musica?

MO: Sì, è quello che abbiamo fatto ultimamente, scrivere musica.
Quando uscirà? Non lo so, però siamo al lavoro al momento.

 

Scrivete anche mentre siete in tour o solo quando siete a casa?

MO: Ci proviamo.
E’ difficile perché quando siamo in tour non c’è mai uno spazio dove sedersi tranquillamente a lavorare ma, sai, molte idee nascono on the road, ma poi c’è bisogno di andare a casa, prenderci il nostro tempo in sala prove e rivedere tutto quello che abbiamo scritto.

 

Cosa ci possiamo aspettare dal prossimo album?

MO: E’ così presto nel processo di scrittura che non sappiamo ancora cosa succederà ma l’obiettivo è, non so, semplicemente scrivere un album che spacchi i culi.

MN: Fare un album migliore [dei precedenti].

 

Una particolarità della vostra musica sono i testi in Norvegese, avete in programma di continuare ad usarli o aggiungerete testi in inglese in futuro?

MN: Questa è una domanda per Ivar
Tutto è possibile, immagino.

Quindi non siete intenzionati a continuare ad avere testi in Norvegese a tutti i costi?

MN: Per ora, ma la cosa è che…per noi la questione è che il testo deve funzionare bene, e la cosa più importante è che la musica sia buona.

MO: Sì, l’importante è che la musica sia la migliore possibile.
Parlo solo per me, ma non mi interessa che il testo sia in Norvegese o Inglese fintanto che la musica è figa e ci sentiamo a nostro agio a suonarla.
L’importante è che sia la musica migliore possibile.
Vedremo cosa succederà, tutto può essere ma, sai, siamo una band norvegese, sarà sempre…sai, saremo sempre molto norvegesi indipendentemente da tutto.

 

In che modo la presenza di Ivar ha influenzato quello che avete scritto per ora, se siete già ad una fase in cui potete dirlo?

MN: Non penso che siamo ancora al punto da poter dire qualcosa a riguardo, ma ovviamente la sua voce è diversa da quella di Erland, ha un’estensione vocale maggiore, quindi se vogliamo può davvero cantare.
Dipende, non dico che lo farà, ma comunque la sua voce è migliore di quella di Erland in molti sensi [ride] Ivar è più un cantante.

 

Ha preso parte al processo di songwriting?

MN: Sì.

MO: Sì, molto, noi l’abbiamo invitato a farlo.
Ovviamente quando arriva un nuovo membro è parte della band al 100%, le sue idee hanno lo stesso valore delle nostre.
Lui è forte, ha avuto molte idee e anche riff, non è molto capace di suonare la chitarra, ma quando ti viene in mente un riff puoi comunque spiegare come dovrebbe suonare.
Ha anche alcune belle idee per i testi, le melodie…lui pensa davvero, e capisce come far funzionare le cose.

 

Dicevate che lascerete in mano sua la scrittura dei testi?

MN: Anche quello, speriamo che si senta a suo agio abbastanza da scrivere testi.
La cosa più importante per noi è che quello che pubblichiamo sia buono.

Avete suonato con molte grosse band, i più importanti sono sicuramente i Metallica con cui siete andati in tour l’anno scorso. Pensate che suonare con queste grandi band vi abbia aiutato a crescere, o comunque vi abbia cambiato in qualche modo?

MO: Sì, decisamente, è come andare a scuola di Rock [ride].
Guardare quelle band tutti i giorni, i Metallica, ma anche il tour che abbiamo fatto con gli Slayer un paio d’anni fa, vedere come funziona tutto quanto, e vieni anche molto influenzato dalla loro presenza scenica e suonando quegli show ripetutamente, show così grossi, diventi più a tuo agio con il palco.
Quelle esperienze ci hanno decisamente aiutato ad evolverci come band, di sicuro.

Passavate del tempo con loro?

MO: Chi, i Metallica?

Tutte le band grosse con cui avete suonato.

MO: Sì, sono tutti tipi a posto, tutti sono sempre stati molto carini e amichevoli.
La cosa con i Metallica è stata divertente.

Mi pare di ricordare delle foto di loro che vi hanno regalato delle giacche personalizzate, giusto?

MO: Quello è stato pazzesco!

MN: Sono stati sempre super con i piedi per terra, venivano nel nostro camerino ogni tanto, Lars più di tutti, lui era quello che più spesso veniva a stare con noi e a salutarci.
Ci hanno anche portato a cena un paio di volte.

MO: Ovviamente erano molto occupati.

MN: Per questo tour con i Mastodon, ci conosciamo da anni, siamo amici, è una cosa diversa con i Metallica che sono così grossi e non hanno tempo, ma hanno sempre provato a stare un po’ con noi e sono stati molto con i piedi per terra.
Si sono davvero presi cura di noi, anche se eravamo solo una band di supporto sentivamo che tutto era organizzato in modo da renderci tutto il più semplice possibile.

Non erano obbligati a farlo, ma l’hanno fatto lo stesso.

MO: Esattamente, ed è stato un gesto molto bello da parte loro.

 

Parlando dei vostri scorsi album, dopo i primi due album con la copertina disegnata da John Baizley avete deciso di rivolgervi a Arik Roper per la copertina di “Nattesferd”. Come mai questo cambio?

MN: Penso sia una cosa buona per noi, lavoriamo con artisti diversi per i design delle magliette e cerchiamo sempre di lavorare con persone nuove, rende il tutto più interessante.
Vogliamo lavorare con produttori diversi, e vogliamo lavorare con artisti diversi anche quando si parla dell’aspetto visivo, in modo da non far diventare la cosa noiosa.
La musica cambia e penso che così dovrebbe fare anche il lato visivo.

MO: Questo è esattamente quello che è successo con “Nattesferd”, l’abbiamo registrato live e suona molto diverso dai primi due album, quindi era naturale trovare un tipo diverso di copertina.
Penso che il risultato sia molto buono, sia l’album che l’artwork, viaggiano decisamente sulle stesse coordinate quindi è andata bene.

 

Quindi immagino che sarà lo stesso con il prossimo album, vedrete cosa fare una volta che ci arriverete.

MO: Sì, non ne abbiamo idea per ora, prima di tutto dobbiamo vedere come si evolve il nostro sound.
Ma, sai, abbiamo già delle idee su chi potrebbe disegnarla, solo che non si è ancora concretizzato niente.

 

Altro cambiamento è stato che l’ultimo album è stato registrato in Norvegia mentre i primi due negli Stati Uniti. Come mai avete deciso di tornare in patria solo a questo punto?

MN: Penso che l’idea non fosse necessariamente di stare in Norvegia, quello solo in parte, quanto di fare qualcosa di diverso dal passato.
Ci sono così tanti ottimi studi di registrazione ad Oslo e ci siamo detti, “Okay, non lavoreremo con Kurt [Ballou] – non perché non volevamo lavorare con Kurt, semplicemente volevamo fare qualcosa di diverso – così abbiamo pensato, “Perché non ci troviamo uno studio ad Oslo dato che ce ne sono così tanti buoni?”.

 

Guardandolo da un lato diverso, come mai avete deciso di andare negli Stati Uniti a registrare i primi due album invece di rimanere a casa?

MN: Perché volevamo decisamente registrare con Kurt!

MO: Sì, avevamo sentito degli album su cui aveva lavorato e ci eravamo detti, “Cazzo, se riuscissimo a lavorare con questo tipo sarebbe grandioso”.
Quindi ci abbiamo provato ed eravamo assolutamente certi al 100% che non ci avrebbe neanche risposto, invece in tipo un giorno ci ha risposto qualcosa tipo, “Sì cazzo, facciamolo!”, e così è successo.

 

Gli avete mandato una demo?

MO: No, anzi…sì, gli abbiamo mandato un paio di demo e semplicemente un’email.

 

Qual è la cosa più folle che vi è successa in tour?

MN: Questa è una domanda difficile perché a dirla tutta essere in tour è abbastanza noioso, è sempre la stessa cosa ogni giorno.

MO: [Ride].

MN: Una volta abbiamo suonato ad un festival in Norvegia e sono finito in un incidente automobilistico per via di un fidanzato geloso che ha cercato di colpire la mia macchia, ha rotto…be’, è una storia lunga [ride].

MO: Okay, c’è quello e poi ci sono…show, ovviamente, quando succedono casini e non puoi davvero, è difficile…è una domanda difficile, la cosa più folle, non ne ho idea [ride].

MN: Abbiamo un fan negli Stati Uniti, un fan e amico, che è super ricco e ci ha fatto volare…era il nostro ultimo tour con i Mastodon negli Stati Uniti, il nostro bus aveva subito un guasto…

MO: Il secondo giorno!
E l’autista è andato in aeroporto e ha preso il primo volo per casa sua, quindi non avevamo un bus e non avevamo un autista.
Secondo giorno di tour.

MN: …e questo tipo che ci seguiva in tour, siamo buoni amici, lui ci fa, “Ok, ho questo aereo privato, vi posso portare io”, e così ci portò in aereo per, quanto, due show?

MO: No, cinque show!
Ci portò in aereo per cinque show in giro…ed incontrammo Vince Vaughn [ride].
Iniziò veramente male ma diventò molto divertente [ride].
Quindi siamo stati davvero delle rockstar per cinque giorni, poi siamo tornati nel fango.

MN: Poi c’è stata un’altra volta in Svezia in cui ci si è rotto il bus e il nostro manager dell’epoca chiamò l’azienda dei bus incazzato, “Ora risolvete la situazione, abbiamo bisogno di un volo!”, e così finimmo a volare sull’aereo privato dei Toto.

MO: [Ride] Già, era il 2014 o giù di lì.
Volammo al With Full Force festival in Germania.
Quindi, sì, un sacco di aerei private [ride].

 

Grazie per la vostra disponibilità, vi lascio questo spazio se volete lasciare un messaggio ai nostri lettori.

MO: Spero che leggiate quest’intervista [ride] e che veniate al nostro concerto la prossima volta che saremo in Italia!
Un saluto ai nostri amici di Bologna!