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Intervista Luca Turilli’s Rhapsody (Luca Turilli)

Di Luca Montini - 20 Dicembre 2016 - 11:30
Intervista Luca Turilli’s Rhapsody (Luca Turilli)

Ciao Luca e bentornato su Truemetal.it. Ci siamo sentiti più di un anno fa per parlare di Prometheus (Symphonia Ignis Divinus) ed eccoci qui a parlare di… Prometheus (The Dolby Atmos Experience + Cinematic & Live). Mi sembra un fatto abbastanza singolare: cosa rappresenta questo disco per te?

Diciamo che ricordo due eventi principali nella mia carriera artistica. Il primo è la collaborazione con Christopher Lee. Quello è stato l’apice. Adesso di nuovo vivo qualcosa di incredibile con questa nuova tecnologia per me come aver vinto alla lotteria. Un colpo di fortuna, e dire che è successo tutto casualmente.

Quasi casualmente… sei stato anche bravo tu. Insomma la musica che hanno ascoltato l’avrai pur composta!

Grazie! (ride) Beh diciamo che la fortuna può essere anche aiutata! Se ci pensi ci sono tante band fortissime rimaste nell’anonimato, mentre basta che la persona giusta arrivi ad ascoltarti… si sono stato molto fortunato. Nel mio caso è stato Chris Heil, personaggio straordinario, uno tra gli ingegneri del suono tra i più famosi esistenti, che ha lavorato con gente del calibro di David Bowie, Scorpions, ma anche Zucchero per restare in Italia… auttualmente collabora con la Dolby per updatare la tecnologia. Lavorava tranquillo nel suo studio a Monaco di Baviera, col Dolby Atmos avevano provato qualcosa coi Metallica, un paio di tracks, poi qualcosa con Roger Water dei Pink Floyd, quando sente questa musica provenire dallo studio adiacente. Era una canzone dell’album Prometheus. Questo perché nello studio a fianco lavora Christoph Stickel, la persona che aveva masterizzato il nostro album l’anno prima. Lui è andato interessato da questa sonorità particolare ed ha chiesto “ma cos’è questa cosa?”. Christoph gli risponde “sono i Rhapsody, una band che mescola orchestra, musica etnica e folk al metal”. Durante l’ascolto si innamora di un brano in particolare che è “King Solomon and the 72 Names of God”, dall’ultimo album. Ha invitato poi i suoi amici della Dolby per farglielo ascoltare… i quali vanno in estasi ed esclamano “questi sono come i Queen!”… ma questo è quello che mi ha raccontato lui, io non c’ero, non voglio assolutamente parlare della mia musica in questi toni! (ride) Hanno poi chiamato quelli della Yamaha, che come saprai vende i prodotti della Dolby; sono seguiti vari meeting e alla fine mi arriva questa mail incredibile in cui mi scrivono che la Dolby e la Yamaha sono entusiaste nell’annunciare che vogliono non solo missare la canzone “King Solomon…”, ma l’intero album… finanziando tutto. Puoi immaginare sono cifre da capogiro per una cosa del genere, soprattutto agli esordi di questo nuovo formato. Questo momento mi ha ricordato immediatamente quello in cui mi hanno comunicato che Christpher Lee avrebbe lavorato con noi. 
Per cui il 9 dicembre siamo usciti con questo prodotto per noi storico. Ora la Dolby e la Yamaha stanno utilizzando “Prometheus” in tutte le fiere internazionali, nei cinema, per presentare il Dolby Atmos come nuova tecnologia!

Spiegaci più nel dettaglio di che cosa si tratta, come faresti capire ad un non-audiofilo di che cosa si tratta quando si parla di Dolby Atmos.

Innanzi tutto il Dolby Atmos rappresenta l’evoluzione del Dolby Surround che tutti conoscono. Si tratta di un’esperienza audio tridimensionale. Il futuro dell’audio. In questo momento tutti i cinema degli Stati Uniti sono equipaggiati con Dolby Atmos, si stanno dotando anche molti cinema europei, penso qualcosa anche già in Italia. Gli altri seguiranno entro breve, presto diventerà il formato standard. Immagina un 5.1.4: quello è il sistema minimo per godere di questo nuovo sistema. Quindi con poche centinaia di euro anche chi ha già a casa un 5.1, basta spendere duecento euro per quattro casse aggiuntive che permettono di sparare il suono o dal basso verso l’alto, con la riflessione, oppure ancora meglio ma non necessario, dal soffitto verso il basso. Già così godi quest’esperienza nuova tridimensionale. Fantastico. Io l’ho scoperta recentemente, poco più di un mese fa, ascoltando la versione finale del mix dell’album. Il Dolby Atmos si diffonderà soprattutto nei cinema, poi puoi immaginare a livello videogames, coi vari oculus, realtà virtuale… poi stanno lavorando ai primi modelli di cuffie, la Yamaha vende già delle soundbar che consentono di godere dell’esperienza, oppure come dicevamo all’inizio in ambito home theater basta spendere qualche centinaio di euro per il 5.1.4. Ovviamente il sistema è retrocompatibile quindi anche con un 5.1 suona molto meglio dello stereo però è una via di mezzo.

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Per dovere di cronaca aggiungo che nel blu-ray è possibile anche selezionare l’opzione LPCM Stereo, quindi il disco è fruibile anche con un buon impianto stereo o con cuffie di qualità per fruire della rimasterizzazione.

Davvero? Chris non me l’ha detto, chiaro che il top resterà sempre il Dolby Atmos, ma buono a sapersi! (ride)

Dalla “Dolby Atmos Experience” a “Cinematic and Live”. La prima cosa che stupisce parecchio è la produzione, veramente pulita. Sembra quasi di ascoltare un tuo best-of tra Luca Turilli, Rhapsody, of fire e Luca Turilli’s… come si è svolto il processo di produzione?

Il missaggio è avvenuto tramite una nuova conoscenza. Tutto grazie al mio batterista Alex Landenburg, che ha un amico, Christian “Moshus” Moos agli Spacelab Studio, uno studio basato su console analogiche che rendono un suono incredibile. Ho anche ascoltato la sua band, gli Everon, non li conoscevo, una band fantastica! Lui ha questo studio analogico, quando passi dentro non puoi neppure correggere più di tanto. Il segreto per noi è che abbiamo registrato tutti gli show, dal 2011. Questa è stata un’idea fantastica, abbiamo investito un po’ di soldi, però abbiamo registrato ogni sera tutti gli show e siamo riusciti a creare un best-of di quello che abbiamo suonato live fino ad oggi, inserendo il 90% delle canzoni che abbiamo suonato dal vivo.

Video invece non ne avete fatti?

Nono, prossimo step, dai!! (ride) Vorrei rimarcare invece il fatto che è il live che vale già il prodotto. È una cosa che abbiamo deciso assieme a Nuclear Blast. Siccome avevamo già registrato tutto, eravamo pronti a rilasciare un live importante, che già da solo potesse valere il prezzo dell’acquisto; siamo consci che tanta gente non potrà purtroppo ascoltare la versione Dolby Atmos.

Come ti sei sentito nel suonare finalmente live pezzi tuoi storici come “Warrior’s Pride” o “The Ancient Forest of Elves?”

Questo devo dire grazie ad Alessandro Conti. Grazie al suo talento riusciamo a coverizzare tutti i pezzi difficili che non sono proprio per tutti i cantanti. Questa è stata la decisione: grazie ad Ale possiamo attingere a tutti i classici della mia discografia solista, in quei tre album la tonalità vocale è molto alta… ora possiamo fare tutto quello che ci viene in mente. Questo per noi era importantissimo, la gente considera dei classici anche della mia discografia come “Demonheart”, “The Ancient Forest of Elves”, “War of the Universe”, per cui averli nell’album e suonarli dal vivo è fantastico. Siamo appena tornati dal sud America, la parte più bella di tutto tour, devo dire che è stato un successo davvero inaspettato e clamoroso. Ci sono sempre più band che vanno a suonare, c’è sempre meno gente in generale, c’è la crisi del mercato e non ci aspettavamo una risposta del genere. Quando suonavamo quei vecchi pezzi la risposta è stata incredibile. Sentiamo che alla gente piace averli anche dal vivo. Per noi ormai è sempre più difficile selezionare una scaletta per un live, perché possiamo attingere davvero a tutto! In generale d’ora in poi tenderemo a valorizzare di più i nuovi pezzi. Questo è quello che si aspetta la gente. Adesso poi la reunion sarà la celebrazione finale, perché sarà l’ultimo atto in cui suoneremo tutti quei pezzi assieme tra l’altro con Fabio sul palco, per cui anche questo live chiude il cerchio e da qui in avanti rilasciando il terzo CD tra uno o due anni vogliamo andare verso questa nuova direzione.

Oltre ad Alessandro mi sembra che anche Emilie Ragni si stia ritagliando un ruolo all’interno della band, che dici?

Si, lei è una scoperta, assieme a Riccardo Cecchi, il tenore… l’avere questi special guest d’eccezione ha arricchito il tutto. Mi ha preso del tempo perché ho dovuto creare delle armonie vocali aggiuntive per dare un senso alla loro presenza, per fare in modo che non cantino le note ormai conosciute da tutti attraverso il playback. Con questi nuovi arrangiamenti vocali penso sia stata la ciliegina sulla torta per dare più ricchezza armonica anche ai vecchi pezzi. Soprattutto ai vecchi pezzi. 

Come ti sei trovato con Simone Mularoni, che ha curato il mastering del live?

Con lui è la prima collaborazione, l’ho scoperto grazie ad Alessandro. Devo dire che sarà l’inizio di una lunga collaborazione. Pensavo che in Italia di studi veramente top non ce ne fossero, e invece devo dire che grazie a Simone mi sto ricredendo. Una persona incredibile, ho scoperto tutti i prodotti che escono dal suo studio, veramente ottimi. Anche per noi penso che la collaborazione sia appena iniziata! (ride)
 

rhapsody

Veniamo al “Farewell Reunion Tour” con Fabio Lione ed Alex Holzwarth. La domanda che vien subito da fare è: perché non partecipa anche Alex Staropoli? Vi siete sentiti in proposito?

Parliamo di questa reunion da febbraio, marzo… ce l’hanno proposta in tantissimi, in particolare per il ventennale della prima release, come tutti sanno. Tutti noi ci abbiamo pensato tanto, Alex ci ha pensato e non ha reputato fosse il momento per farlo. Per me è una cosa diversa, ne ho parlato subito con Fabio, siamo eccitatissimi perché abbiamo pensato che non fosse il caso di fare una reunion tanto per fare, come chi ne fa una ogni cinque anni per ragioni commerciali. Ci siamo subito trovati d’accordo con Fabio sul fatto di fare qualcosa che fosse una tantum, un evento unico, pensando a tutti quei fan che sono rimasti sorpresi dall’annuncio dello split cinque anni or sono, che non hanno potuto vederci un’ultima volta e sono tantissimi. Facciamo quindi questo tour d’addio, perché è proprio la chiusura di un capitolo nella nostra carriera in tutti i sensi. Per me è un addio a quel genere musicale che ormai non compongo più da tanto tempo perché non è in relazione con le mie nuove release, con la mia nuova band che ha cambiato direzione. È una cosa super-celebrativa. A me personalmente dispiace molto che Alex non ci sia ma rispetto la sua scelta. Lui ha del lavoro coi suoi Rhapsody of Fire col nuovo cantante. Scelta rispettabilissima. Io personalmente invece non vedo l’ora di suonare l’ultima volta in giro per il mondo con Fabio, Alex Holzwarth, Patrice e Dominique. Sinceramente negli ultimi mesi non è che mi sia sentito poi così tanto con Alex, perché siamo super-impegnati, abbiamo suonato oltre cento date, c’era il live da fare e quest’ultimo progetto, ed il 2017 per me si prospetta altresì impegnativo… comunque quando è stato il momento di prendere una decisione così ha deciso, lo rispetto.

Come mai suonerete per intero “Symphony of Enchanted Lands”, disco del 1998, e non il disco del 1997 di cui cade il ventennale “Legendary Tales”? Non era l’anniversario del debut?

Per noi non è la reunion dell’album. Sono i venti anni di release ufficiali Rhapsody. Abbiamo iniziato con Legendary Tales nel 1997, ma abbiamo deciso di proporre l’album che è stato il best-seller della band. Quell’album ha venduto da solo 300.000 copie. È il più conosciuto, e come celebrazione finale abbiamo pensato di metterlo per intero. Ci sono ben tre brani di quell’album che non avevamo mai suonato prima, che erano dei classici dei fan che ci hanno sempre chiesto nel corso degli anni ma non li abbiamo mai potuti accontentare, come “Beyond the Gates of Infinity”, “The Dark Tower of Abyss” e “Sad Wings of Destiny”. Noi porteremo sul palco quei classici ed anche due canzoni suonate davvero raramente, per avere una setlist abbastanza particolare.

Ho letto nel comunicato che il tour è promosso dalla Top Link Music, che è una booking agency sudamericana. Seguiranno loro solo la prima parte?

Non so, quello è il management di Fabio. Si occupano degli Angra etc., per cui questo vuol dire che ci sarà sicuramente un tour sudamericano annunciato entro breve [poi arrivato prontamente, l’intervista è di fine novembre], soprattutto in sudamerica sarà un evento incredibile, per loro… per il resto siamo ancora in fase esplorativa, per cui già è stato annunciato lo Sweden Rock, verranno annunciati un paio d’altri festival e vedremo come vanno le offerte. Per ora posso dirti che saremo impegnati per parecchi mesi intorno al mondo, verremo sicuramente in Italia, tre date minimo le facciamo.

I Luca Turilli’s Rhapsody sono fermi per questo periodo?

Per me, niente è mai fermo! Quando pubblichiamo un disco da dodici pezzi vuol dire che ne ho composti venti o altre di più. Questa energia creativa e come dico sempre passa solo attraverso un corpo dotato di una certa sensibilità, per cui non è niente di speciale quello che compongo io, sono melodie che esistono già nell’aere, diciamo. Compongo, compongo e compongo ed il terzo disco è già pronto, anche se magari esce l’anno dopo. Io soffro perché il mio lavoro è quello del compositore. Troppe volte ti ritrovi con pochissimo tempo per comporre. Ho avuto a che fare con band nel passato che si comportavano in maniera che detesto. Per undici mesi si occupavano del business, poi un mese per l’album e di nuovo business. Io starei chiuso in casa dodici mesi all’anno solo a comporre. È sempre difficile per me ritrovarmi a saltare di qua e di là e trovarmi un solo mese per comporre e per imbracciare la chitarra. Io adoro anche il piano quindi per fortuna componendo suono tantissimo piano e tastiere.

Il tuo 2017 sarà quindi impegnato in questo tour… e…?

Poi c’è un nuovo progetto, per la prima volta lavoro a un progetto importantissimo per me. Non solo perché sarà una top priority anche per Nuclear Blast… ma non posso ancora annunciarlo! (ride) Uscirà verso la fine del prossimo anno, comunque. Devo lavorare parallelamente al terzo album dei Luca Turilli’s Rhapsody. Tra l’altro posso finalmente dire ‘terzo’, non devo più dire ‘quattordicesimo’, ‘quindicesimo’… avevo annunciato “Ascending to Infinity” come l’unidcesimo disco dei Rhapsody, semplicemente per far capire che io non avrei composto come in un Luca Turilli album solista, ma con lo stesso spessore cinematografico/cinematico dei  Rhapsody o ancora di più. Tieni conto che tutto avviene grazie alla tecnologia del mio studio, che è stato considerato dal tecnico che me l’ha costruito come uno dei dieci più importanti d’Europa: accendo i miei quattro computer ed ho tutti strumenti di fronte a me ogni mattina. Questo è fantastico e ti permette di trattare l’orchestra e di comporre le parti orchestrali nel dettaglio. Penso che questa sia la differenza tra cinematic metal e normal symphonic metal. Tante band sono aggettivate in questo modo quando semplicemente hai un pad corale, qualche arco etc. Quello che volevo fare io con i LT’s Rhapsody è trattare l’orchestra proprio come la band. Comporre nel dettaglio. Per questo Prometheus mi ha preso un anno di vita! Tre mesi e avevo già composto tutto per la band, dopo tutte le sezioni brass, strings, wood winds etc. ti prendono ancora di più. Passi molto tempo a perfezionare, qualcosa non ti soddisfa… ecco perché le produzioni rhapsodyane si sono prolungate in modo enorme. 

Ricordo che in “Symphony of Enchanted Lands pt.II” avevate avuto dei problemi con l’orchestra dal vivo.

Si, quando abbiamo registrato le parti orchestrali per Sympnony II e “Triumph or Agony”. C’era stata quella sessione in cui avevamo registrato per entrambi gli album. Praticamente entrando nello studio abbiamo dovuto chiamare degli special guest aggiuntivi, proprio per dare definizione, perché la registrazione se non è perfetta ti può dare risultati ancora peggiori rispetto all’uso dei samples. Questo succede non per un concerto orchestrale, ovviamente, ma per un genere come quello dei Rhapsody dove la componente metal è missata con quella orchestrale, quindi lo spazio per le frequenze è veramente limitato, e se la registrazione non è super definita ed ottimale a livello microfonico puoi avere dei problemi che ti rovinano tutto. Adesso il mio sogno nel futuro è lavorare con nuovi samples in connessione ad una vera orchestra. Quando lavori con società del calibro di Dolby e Yamaha ti si apre un mondo. Per questo l’evento è storico per noi. Soprattutto ora che stanno usando Prometheus per promuovere il Dolby Atmos in tutte le fiere internazionali in questi giorni. Mi mandano ogni tanto le foto! Diciamo che questo ti apre tantissime porte. Posso dirti che sono talmente entusiasti che questo sarà solo l’inizio di una lunga collaborazione. Penso che il bello debba ancora venire per noi.
 


 

Ti volevo fare una domanda sull’audiofilia. Oggi vivamo in un’epoca in cui l’utente fa molta attenzione alla qualità video: schermi curvi, 4K, risoluzioni altissime anche su device piccoli come i telefoni, realtà virtuale… e quello stesso utente medio poi ascolta musica tramite cuffie di bassa qualità o con gli speaker del cellulare… con impianti inadeguati, insomma. Da un lato andiamo verso il 4K sul cellulare, dall’altro ascoltiamo la musica con gli speakerini dello stesso dispositivo. Tu come la vedi?

Mah, si. Sono d’accordissimo con te. Immagina per noi la sensazione di gente che ti ascolta l’album prima di essere comprato via youtube… è qualcosa di sconvolgente. Tu perdi un anno lavorandoci su, mesi e mesi di mix, per cercare di dare il massimo su quegli speaker… e soprattutto nel caso dei Rhapsody che definisco come la musica più difficile da missare del pianeta terra, proprio per questa commissione di musica orchestrale e rock band, per cui alla fine fai un lavoro incredibile ed uno giudica l’album da un commentino dopo aver sentito tre canzoni da youtube. Un paradosso allucinante. Questo se lo dicono sempre dietro le quinte i grandi sound engineer, ne ho parlato spesso anche con Chris Heil. Lui è totalmente contro il fatto di ascoltare questo album in altro modo che non sia Dolby Atmos. È stato tutto ottimizzato, cifre da capogiro per avere un suono tridimensionale poi uno lo ascolta così e non si rende conto di quello che perde a livello di ascolto. Per cui come dici tu è uno dei grandi paradossi.

Poi tutto può cambiare, c’è stata un’era in cui invece parlavano tutti di Hi-Fi e di fedeltà del suono, quindi tutto sta a caprie come si muove il mercato.

Si ma poi quando ci saranno anche le cuffie Dolby Atmos, sulle quali stanno lavorando, tutto entrerà nel mercato videogames sarà molto più facile che i ragazzi si rendano conto della differenza.

Grazie per la tua consueta disponibilità… ti lascio il canonico messaggio per i nostri lettori.

In un certo senso sono orgoglioso perché dopo tanti anni di attività, voglio ringraziare tutte le persone che da sempre credono nei Rhapsody e mi sostengono, perché sentono che la musica viene da cuore ed anima. Questa è la cosa più importante di tutte perché puoi avere collaborazioni speciali, puoi lavorare al top con personaggi al massimo livello, ma niente vale se non investi cuore ed anima nel prodotto che vai a rilasciare e riesci a toccare cuore ed anima delle persone che ti ascoltano. Questa per me è la cosa fondamentale. Non comporrò mai musica solo per vendere. Penso che questo sia stato premiato e vorrei ringraziare tutto il grande sostegno che ci avete sempre riservato!
 

Intervista a cura di Luca “Montsteen” Montini