Doom

Intervista Saint Vitus (Dave Chandler)

Di Davide Sciaky - 18 Aprile 2019 - 14:43
Intervista Saint Vitus (Dave Chandler)

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Intervista a cura di Davide Sciaky

Ciao Dave, come va?

Bene, siamo solo al secondo show ma tutto va bene e tutti sembrano contenti.

 

Giusto, com’è andata ieri?

Bene: un locale piccolo, un pubblico piccolo, ma è sempre un po’ così in quel posto.
Tutto è andato bene e tutti erano molto coinvolti.

 

Questo tour segna il quarantesimo anniversario dei Saint Vitus, come ci si sente a raggiungere un traguardo del genere?

Strani!
Non abbiamo mai avuto la sensazione di aver fatto questo mestiere per quaranta fottuti anni, quindi è strano pensare…sono vecchio ora! [ride]

 

Per il vostro trentacinquesimo avete suonato tutto “Born Too Late”, avete in programma qualcosa di speciale per questo anniversario?

Be’, non esattamente, abbiamo chiamato il tour così perché abbiamo suonato il nostro primo concerto nel 1979 e stavamo semplicemente cercando un nome per il tour, ho pensato, “Oh wow, sono passati 40 fottuti anni [40 fucking years, il nome del tour N.D.R.]!”, ed ecco lì il nome.
Ma stiamo presentando il nuovo album, non sarà ancora pubblicato fino al 17 maggio, e stiamo suonando molto da quell’album, poi c’è una cosa speciale…un encore interessante per tutti!

 

Come hai detto il prossimo mese uscirà il vostro nuovo album, “Saint Vitus”. Prima di tutto, anche il vostro debutto si chiama “Saint Vitus”, perché avete scelto di nuovo questo titolo? E non avete paura che i fan si confondano?

No, per nulla perché innanzitutto hanno un aspetto completamente diverso, se guardi i loghi sono completamente diversi, e le uniche persone che sono rimaste confuse sono quelli dell’etichetta!
Nessun’altro è confuso, nessun fan è rimasto confuso, se cerchi su Google quello aggiunge la data d’uscita, dice “Saint Vitus 1984”, “Saint Vitus 2019”.
Non c’è confusione, segna la chiusura di un cerchio per la band, quindi…
E’ una cosa semplice, in particolare con i download digitali, su Amazon è il primo che salta fuori in cima, il grosso album grigio.

 

Questo è il primo album in 24 anni con Scott Reagers alla voce, com’è stato tornare in studio con lui?

E’ stato davvero quasi come un flashback, anche perché abbiamo organizzato lo studio allo stesso modo di quando abbiamo registrato il primo con giusto degli schermi acustici tra gli strumenti e suonando direttamente.
La differenza con il primo album è che allora registrammo solo un take, è praticamente un album live, mentre questa volta siamo tornati a riregistrare alcune cose.
Me è stato figo perché tutti erano nella stessa stanza e per me e Scott c’era lo stesso feeling di quarant’anni fa.

 

Tu sei sempre stato l’autore principale della musica dei Saint Vitus, ma occasionalmente anche gli altri membri hanno partecipato alla scrittura di qualcosa. E’ stato così anche questa volta?

Sì, su questo album Henry ha scritto la musica ed il testo di ‘Hourglass’, e Pat ha scritto la musica di ‘Wormhole’, io ho scritto il resto.
Quindi, sì, c’è stata collaborazione sull’album.

 

Puoi parlarmi un po’ dei testi? Di che parlano e cosa li ha ispirati?

Spesso scrivo concept album, “Lillie: F-65” ad esempio era un concept.
Questo album invece è una collezione di canzoni dallo stile diverso, quindi tutti i testi sono molto diversi; i testi che scrivo io sono sempre cupi, strani, sai, il genere di cose bizzarre che scrivo di solito.
Ogni canzone ha la sua storia, ad eccezione di ‘A Prelude to…’ e ‘Bloodshed’, quello è un piccolo concept in mezzo al disco, ma tutte le altre canzoni sono entità a sé, hanno tutti significati diversi.
Ce n’è una sull’abbandonare la Terra per trovare un posto migliore, ce n’è una sul camminare dentro la propria mente dove si incontrano un sacco di strane visioni, ce n’è una su quanto protestare sia inutile a questo mondo, quindi come vedi ci sono un sacco di temi diversi.

Parlando della band in generale, i Saint Vitus sono considerati una delle prime band Doom Metal e una delle più influenti. Ti ricordi il momento in cui hai realizzato la vostra importanza nella scena?

E’ successo solo nel 2002: ero in una band chiamata Debris Inc. con Ron Holzner dei The Skull e Trouble, abbiamo suonato al Wacken Open Air in Germania, abbiamo fatto ‘Born Too Late’ come ultima canzone ed il pubblico l’ha cantata tutto e sono rimasto davvero colpito.
Ho pensato, “Che cazzo succede?!”, perché quando ci eravamo sciolti nel 1995 nessuno sapeva chi cazzo fossimo, questo è il motivo per cui mollammo: in Europa eravamo vagamente popolari, ma in America eravamo ancora degli sconosciuti e mi dissi, “Non posso andare avanti così”.
Ma quando ho visto quella reazione ho pensato, “Ehi, interessante!”, e quando eravamo al bar dopo il concerto la gente ha cominciato a venire da noi a chiedere, “Metterai insieme di nuovo la band?” e io non sapevo cosa rispondere.
L’anno successivo il With Full Force chiamò sia i Saint Vitus che i Debris Inc. e lì fu dove cominciammo a realizzare – perché qualcuno cominciò a venire ad intervistare i Saint Vitus – e lì cominciarono a chiederci tutte queste storie su quello che abbiamo fatto.
Apparentemente in quegli anni il Doom Metal è passato dall’essere ignorato ad essere un genere a sé, e noi eravamo tutti molto sorpresi, rispondevamo a queste domande imbarazzati, “Okay, ehm, grazie!”, perché è lusinghiero quando ti dicono queste cose, ma non abbiamo mai pensato a noi stessi in quei termini.

 

Come abbiamo detto non era così quando avete iniziato, ma negli ultimi anni Doom e Stoner Metal sono diventati piuttosto popolari, almeno nell’underground, con festival a tema come il Desertfest e festival enormi come l’Hellfest che dedicano un palco intero a queste sonorità. Cosa pensi di questa recente popolarità?

Come dicevo è forte!
Vorrei dire che è strano, ma in realtà non lo è, ha senso.
Mi piace, mi piacciono cose come l’Hellfest che ha un palco per noi, e la cosa davvero più strana per me è che il Doom Metal ora sia popolare in America, questo è strano, si è diffuso ed è figo perché molti di noi l’hanno suonato per così tanto tempo senza alcun riconoscimento, come i Witchfinder General, per fare un esempio classico.

 

C’è qualche band giovane che ti sembra particolarmente promettente?

La cosa con me è che quando non scrivo musica, quando non sono in giro a suonarla, non ascolto musica.
E’ molto raro che mi metta ad ascoltare qualcosa, e di solito si tratta della musica con cui sono cresciuto, ora più che altro guardo la TV.
Quindi non conosco davvero un granché di band nuove, avevo sentito nominare i Dopelord ma non sapevo davvero come suonavano e quando li ho sentiti ho pensato, “Wow, questa è una band davvero forte!”.
Questo è di solito quello che succede quando sono on the road, è in quei momenti che sento nuove band, perché quando sono a casa spegno il lato da musicista, perché ho anche un altro lavoro e quando sono a casa spengo questo lato della mia vita e passo a quello.

 

Posso chiederti cos’è l’altro lavoro?

Lavoro in un negozio che vende al dettaglio erbe, supplementi, pipe e cose del genere.

 

In questi quarant’anni di carriera l’industria musica è cambiata molto, passando dal vinile al CD, poi con l’arrivo di internet, oggi con lo streaming. Come sono cambiate le cose dal tuo punto di vista?

Internet aiuta a raggiungere più gente istantaneamente, questa è una cosa grossa.
In particolare, non solo con la musica e il suo acquisto, ma anche con YouTube e con i video, puoi vederti, a volte appena sceso dal palco, torni nel camerino e ci sono già i video del concerto e questo è fantastico.
Io sono ancora un fan del…per me il modo migliore di ascoltare la musica è in CD, suonano meglio del vinile, il ritorno del vinile ci sta, ma per me i CD suonano molto meglio e io non ascolto niente sul computer perché le casse del mio computer non sono buone.
Ma, come dicevo, non conosco nessuna nuova band Doom, fa ridere sentirmelo dire ma…

 

Ascolti altri generi?

Sì, ogni tipo di cosa, se ascolto qualcosa quando sono a casa devo essere dell’umore giusto, se torno dal lavoro e mi dico, “’Fanculo, ora metto su qualcosa”, magari ascolto i Jethro Tull o i Blue Oyster Cult, i [Black] Sabbath, cose del genere.
Dopo aver visto Bohemian Rhapsody mi sono detto, “Ehi, mi ero dimenticato quanto fosse grandiosa quella musica”, così sono andato a comprare i CD dei Queen ma i prezzi sono alle stelle a causa del film…cazzo, avrei dovuto comprare quei dischi tempo fa! [ride]
La cosa è che non ho un giradischi e non posso ascoltarmi i miei vecchi dischi.

 

C’è della musica che ascolti che pensi i tuoi fan sarebbero sorpresi di scoprire che ti piace?

Probabilmente no perché ho sempre detto nelle interviste che…ma, sai, ascolto anche roba strana, ho lavorato per anni in strip club, quindi mi piace roba come Sade, Ace of Base, tutte quelle canzoni su cui le spogliarelliste ballavano, e mi piace ancora oggi quella roba, questa è roba che potrebbe stupire qualcuno.
Poi mi piace, vista la mia età mi piace anche molta roba che ascoltavano i miei genitori, le Big Band, gente come Glenn Miller, Tommy Dorsey, quel genere di musica, mi piace quella roba, Swing e simili!
Cos’altro c’è di strano? Roba giamaicana, gente come Sean Paul e Lady Saw, mi piace anche quel genere di roba.

Be’, questo sicuramente sorprenderà qualcuno!

Sì, sì, Lady Saw è grande, quella è una dirty bitch! [ride]

 

Questa era la mia ultima domanda, grazie Dave per il tempo che ci hai dedicato, se hai un messaggio finale per i tuoi fan italiani questo è il momento!

Grazie amico!
Non vedo l’ora di tornare a suonare per voi, venite al nostro concerto [l’1 maggio a Milano N.D.R.] e ascoltate il nuovo “Saint Vitus” il 17 maggio!