Recensione: Address the Nation

Di Alessandro Zaccarini - 12 Aprile 2012 - 0:00
Address the Nation
Band: H.E.A.T
Etichetta: earMUSIC
Genere: Hard Rock 
Anno: 2012
Nazione:
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84

Non so cosa gli H.E.A.T abbiano mangiato a merenda nei loro anni adolescenziali – per la veritá non passati da molto – ma incoraggio le autoritá e il ministero dell’istruzione perché lo rendano un pasto obbligatorio nelle scuole. Biscotti e Journey il lunedí, Toto e yogurt il martedí… fate quello che volete ma trovate il modo di regalarci altri Freedom Rock, uno dei dischi migliori che lo scorso decennio abbia visto aggirarsi per i lettori dei nostalgici di un suono creduto perduto, costretti solitamente a rifugiarsi in uscite datate ed escursioni temporali di circa 20anni.

A distanza di due anni dal fantastico predecessore e quattro dal debutto, questi svedesi dal ritornello facile tornano per la terza volta e lo fanno con un cambio dietro al microfono che lascia il sottoscritto – e credo molti alti – amareggiati dal non potere piú esultare alle capriole vocali di Kenny Leckremo. Prende il suo posto Erik Grönwall, talentuoso vincitore del reality-talent-show Idol ma anche giá rivelazione teatrale nella versione svedese di We Will Rock You, musical dei Queen che ha portato al grande pubblico piú di una voce da favola, su tutte quelle del cast originale londinese di Tony Vincent e della strepitosa Kerry Ellis.

Le proverbiali big shoes lasciate da Leckremo metteranno sicuramente a buona prova il giovanissimo front-man, classe 1987, che si trova a fare i conti con dover rimpiazzare un’ugola tra le piú fini degli ultimi anni, giá lodata a dovere da Joey Tempest che tra le altre cose degli H.E.A.T (e dei Therion) é concittadino e praticamente vicino di casa. Nonostante chi scrive continui a preferire Leckremo, il nuovo arrivato se la cava alla grande, cedendo terreno nel puro territorio melodico ma aprendo a un repertorio piú hard rock come quando il marchio Coverdale si manifesta nella bellissima Falling Down.

Trainato dall’appena citata Falling Down, dal singolo Living on the Run e dalla vibrante Need Her, Address the Nation ci conferma che l’anacronistico AOR di T.N.T. e Giant ha trovato un altro giovane alfiere, anche se questo nuovo capitolo della storia H.E.A.T é in realtá meno puro e musicalmente intransigente di Freedom Rock. Non mancano le chitarre quadrate e ben strutturate, i suoni quasi d’epoca, i ritornelli aperti e ariosi e le tastiere anacronistiche. Eppure la personalitá e la formula giusta non bastano a bissare il prodigioso antesignano. Risulta per certi versi assai crudele dover paragonare un disco di questa qualitá a un’uscita, la precedente, che eccede l’ordinario musicale: Freedom Rock é un disco di un altro pianeta, forte di una serie di pezzi sorprendenti, fenomenali sia nei momenti piú trascinanti che in quelli piú toccanti. Proprio l’omogeneitá di Address the Nation é una degli elementi chiave che costa a questo nuovo lavoro la sonora sconfitta nel confronto qualitativo con il predecessore, deficitando un paio di episodi lenti a livello di un trittico come Shelter/Who Will Stop The Rain/Everybody Wants To Be Someone, o una sequenza di elementi dal traino avvincente come le energiche We’re Gonna Make It To The End/Beg Beg Beg/Danger Road e compagnia.

Niente paura peró, perché Address the Nation é un disco pregevole, con tutto il carattere e le carte in regola per portare a termine con successo la sua missione: la bonjoviana Heartbreaker, il riff di Better off Alone e il sax di In and Out of Trouble ci tengono ancorati ad altre epoche musicali, in un viaggio ipermelodico che fará la gioia di malinconici cultori d’altri tempi.

C’é ancora tanta vita nella melodia e nell’ereditá che questi ragazzi portano per mano con sbalorditiva semplicitá. Se la musica pop fosse ancora quella di qualitá, vi ritrovereste gli H.E.A.T sul palco del Festivalbar di turno. Purtroppo sono tempi bui e vi dovrete accontentare di ascoltarveli a tutto volume con il finestrino abbassato o di agitare nervosamente il tacco mentre il livello del vostro cocktail ghiacciato sembra scendere con sorprendente velocitá. Carissimi, é arrivato uno dei vostri dischi dell’estate 2012.

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini  


Tracklist:
01. Breaking The Silence
02. Living On The Run
03. Falling Down
04. The One And Only
05. Better Off Alone
06. In And Out Of Trouble
07. Need Her
08. Heartbreaker
09. It’s All About Tonight
10. Downtown

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