Recensione: Back In Business [Reissue]

Di Fabio Vellata - 11 Novembre 2006 - 0:00
Back In Business [Reissue]
Band: Da Vinci
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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82

Davvero encomiabile l’iniziativa della MTM di restituire agli onori del pubblico alcuni piccoli gioielli di AOR e Hard Rock nascosti tra le pieghe del passato ed ormai praticamente introvabili, preda di collezionisti disposti a spendere cifre importanti pur di accaparrarsi una copia di albums, il cui valore di solito è inversamente proporzionale alla notorietà di chi ne è stato l’autore.

In ossequio a questa regola, ecco dunque la gustosa ristampa di “Back In Business”, secondo capitolo discografico originariamente pubblicato nel 1989 dei norvegesi Da Vinci, band dedita ad un raffinatissimo e pomposo hard rock dagli evidenti risvolti AOR, già omaggiata poco tempo fa con la riedizione del primo omonimo ellepì sempre dalla attivissima label tedesca.

Chi ha avuto la fortuna di conoscere questa gemma di classe e melodia a suo tempo, non sarà sorpreso nel riascoltare la freschezza delle stupende e gioise armonie di brani come “Call Me A Liar”, “Touchdown”, “Millions Like Us”, “Hold Back The Tears” e la bellissima “Last Time”, episodi rimembranti un passato devoto a Europe, TNT, Treat e Bad Habit con puntatine nell’hard cromato di Freddy Curci e degli Alias, senza perdere di vista i più recenti (e molto affini per numerosi aspetti, non da ultimo la voce) Message di Russell Arcara e Dean Fasano.

Rock scandinavo di enorme qualità dunque, supportato da un songwriting maturo e convincente in grado di sfornare, uno dopo l’altro, una serie di pezzi piacevolissimi ed ascoltabili all’infinito, che fanno di “Back In Business” un oggetto di culto per molti appassionati e fruitori del genere.
Di molto superiore al pur validissimo esordio, l’album si rivela essere una autentica miniera di belle canzoni ed atmosfere a tutto tondo, basate su di un tipico suono che non sembra accusare il colpo del trascorrere degli anni ed appare sempre vivido e pulsante oggi come allora.
Invero minime le correzioni in sede di arrangiamento da parte dell’etichetta: i toni, già brillanti e cristallini all’epoca, sono stati leggermente ripuliti ma sostanzialmente rimangono intatti, garantendo così al prodotto il proprio fascino autentico.

Non male infine la bonus track recuperata per l’occasione e posta in chiusura di scaletta dal titolo di “Blame It On The Radio”: la bellezza del disco è concentrata nel dieci pezzi componenti la tracklist originale, già più che sufficienti ad invogliare all’acquisto, tuttavia l’aggiunta di un brano inedito costituisce, come da copione, aggiuntivo motivo d’interesse, andando ad incrementare ulteriormente il valore di un album che merita di essere riscoperto e posto tra i migliori esempi di un certo modo di scrivere e suonare hard rock melodico.

Gli attenti ascoltatori e gli AOR maniacs non potranno lasciarsi sfuggire, qualora non avessero già provveduto a tempo debito, la ghiotta occasione di avere nella propria discoteca un cd di grande classe, bello da ascoltare e ottimo come oggetto da collezione, che senza dubbio potrà garantire loro momenti piacevoli e sensazioni positive.

Da riscoprire.

Tracklist:

01. Touchdown
02. Call Me A Liar
03. Young Hearts
04. 9 and 10
05. Turn Down The Lights
06. Millions Like Us
07. Pink Champagne
08. Circus Maximus
09. Hold Back The Tears
10. Last Time
11. Blame It On The Radio (Bonus Track)

Line Up:

Robert Aass – Voce
Gunnar Westlie – Chitarra
Bjorn Boge – Basso
Dag Selboskar – Tastiere
Jasle Maløy – Batteria

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