Recensione: Black Lotus

Di Marco Giono - 30 Gennaio 2015 - 20:05
Black Lotus
Band: Sister Sin
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2014
Nazione:
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82

“Uccido il re. Lunga vita alla mia Tirannia
Io vi restituirò Anarchia,
Anarchia ovunque,
Censurerò la televisione commerciale e le leggi,
Tutti dovranno obbedire o morire,
salutate il mio “Chaos royale”!

E se fosse il loro programma elettorale (si usano ancora?)? Io ci starei. Mi avete convinto Sister Sin.
Torniamo alle origini. Niente fronzoli. Sospendiamo le leggi della fisica o più semplicemente del consueto scrivere, ora! Let the revolution sings!

Un fiore di loto nero può diventare musica? In Svezia pare sia possibile. Se avete modo di osservare la copertina lo noterete. Dai. Guardate un attimo in basso.
Liv è cinta da quel fiore di loto nero. Perchè “Black Lotus”? Perchè non esiste quel fiore. Nemmeno l’anarchia (pragmatismo? Come suona male questa parola). Riusciranno a farlo sbocciare comunque? Probabile.

All’anagrafe Liv Jagrell, ma ti dà l’idea di una che il cognome se lo è dimenticato da un pezzo. Voce e anima del gruppo svedese. In realtà cercavano un maschietto, poi, sai com’è, lei si è offerta. Non canta, ma tira calci nel culo.
“Black Lotus” è del 2014. E’ heavy rock con l’idea di far scuotere la testa. E se non fossero più pesanti, più rabbiosi mi verrebbero in mente gli Halestorm. In “Chaos Royale” (seconda traccia) siamo da quelle parti. Così con la scusa di doverlo recensire lo ascoltiamo ripetutamente. Bersaglio colpito. Centrato. Polverizzato.

Suoni di chitarra distorti del buon Jimmy Hitula a far da altare alla carica al napalm di Liv. La batteria di Dave Sundberg trova i tempi, dilata gli spazi quel che basta per rendere royale persino il chaos. Il basso di Andreas Strandh sempre puntuale.
E la prima traccia? “Food for Worms”, Cibo per vermi. E quei vermi diventano enormi. Elettrizzati dall’incidere distorto e dirompente dei Sister Sin. Strisciano sussultando tra dichiarazioni di intenti ed energia anarchica.
Come i Warlock o i Judas Priest degli anni ’80, i suoni si srotolano come un tappeto sospeso nella penombra in cui Liv irrompe con la sua energia tumultuosa,  metal fino all’ultimo rantolo. E’ rabbia tradotta in verbo ed orchestrata in note sospese tra passato e presente. Funziona, non c’è dubbio.

“Welcome to my world of darkness”: la terza traccia si materializza su un filo elettrificato sospeso nel vuoto. Si dipana in una melodia da urlare al cielo, dopo aver scosso ogni ossa del vostro fottuto endoscheletro. “Au Revoir” e certamente non è finita qui.
Se i brani “Count me out” e “Stones Thrown” si muovono su territori già esplorati (i brani più deboli dell’album), in “Jinx” i Sister Sin diventano dapprima acustici, la voce di Liv si erge questionando verso il cielo immoto. Nulla.
La risposta in musica veemente tra scariche elettriche, parti orchestrali e un motivetto apparentemente sgraziato e certamente beffardo. Qui Liv canta la rabbia per gli ultimi, per quelli che in fondo sono stati maledetti (jinx=maledizione) dall’esistenza stessa. It’s hard to smile when you never win, when you never win!

Traccia otto: “Ruled by none” . Comandati da nessuno…
Chiaro. Diviene chiamata alle armi. Gli ultimi all’unisono levino la propria voce e diventino essi stessi principio. L’acuto finale diviene ultima carica a chiudere l’ennesimo assalto elettrico.
Chiude “Sail North” in un ritorno più marcato verso gli ottanta di Doro o dei Motley Crue ove cantano della loro terra, del loro stile di vita.

“Black Lotus” è il quinto album dagli esordi del 2003. Trascorsa una decade, i Sister Sin diventano più pesanti, più distorti, contaminando il loro hard rock con un approccio metal di grande energia,  mai fine a sé stessa, sempre esaltata da buone partiture.
E se pensate questo come l’ennesimo disco con cantante donna, di belle sembianze, beh avete ragione (nel frattempo la tipa l’hanno chiamata da Penthouse per un servizio fotografico…ehy calma..calma..sarà per lo più vestita).

E se pensate quindi che non valga la pena ascoltarli, vi sbagliate. Questo è un buon album con brani in grado di resistere alle intemperie del tempo grazie a dosi gargantuesche di energia irradiate da partiture chirurgiche…

 

 

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