Recensione: Born Into This

Di Stefano Burini - 3 Giugno 2009 - 0:00
Born Into This
Band: The Cult
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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76

Sono passati sei lunghi anni tra l’uscita del vigoroso “Beyond Good And Evil” e l’inattesa reunion dei redivivi The Cult, tornati in pista a fine 2007 con un album nuovo di zecca e con l’inevitabile tour a supporto.
Probabilmente Astbury e compagnia in questo inizio di millennio non sono più in grado di ricreare la magia di lavori come “Love”, “Electric” e ”Sonic Temple”, né di catalizzare l’attenzione come ai tempi dei videoclip in heavy rotation e dei dischi d’oro a ripetizione, eppure chi li conosce e li ama sa bene quanto essi siano ogni volta capaci di notevoli colpi di coda.

La copertina spoglia ed essenziale di “Born Into This”, con i suoi colori saturi e i pochi caratteri stilizzati e di grande dimensione, pare dichiarare senza timore alcuno che in questa nuova incarnazione resta ben poco della band che fu e che i due storici mastermind Ian Astbury e Billy Duffy puntano a rilanciare i The Cult con un album moderno e al passo coi tempi, assolutamente scevro da qualunque richiamo nostalgico.

Il sound è scarno, le chitarre distorte ed ipercompresse e gli arrangiamenti minimali, il songwriting è lineare e impostato su pezzi brevi e incisivi in cui lo spazio per le digressioni strumentali viene ridotto all’osso. Niente intro etno/tribali, reminiscenze settantiane o influenze gothic/dark wave, solo una manciata di brani di puro, schockante hard rock dal taglio asciutto e moderno, nei quali si rivela fondamentale l’apporto della potentissima sezione ritmica costituita dalle new entry Chris Wyse al basso e John Tempesta (ex Testament) alla batteria.
Di Duffy si è detto, viene meno il suo stile tipico degli anni ‘80/’90 a base di echi blues, distorsioni noise e parentesi psichedeliche in favore di un guitar work volto più all’impatto e alla resa sonora che non ai virtuosismi solisti. Per quanto riguarda Astbury, pur elogiando una prestazione grintosa e in linea con il sound espresso da “Born Into This”, va purtroppo preso atto che il passare del tempo non fa sconti a nessuno, nemmeno al grande Ian, finendo per lasciare il segno su una delle voci più caratteristiche del panorama di tutto il panorama hard ‘n heavy.

La scaletta è composta da dieci canzoni orchestrate sulle coordinate sonore tracciate in precedenza, dalla bass-oriented “Born Into This” posta in apertura, alla successiva “Citizens”, apparentemente tradizionale, rispetto al classico Cult-style, nei giri di chitarra e nelle strofe, quanto anti tradizionale nel singolare ritornello, fino ai ritmi contaminati e dissonanti della coraggiosa “Diamonds”.
L’irriverente “Dirty Little Rockstar”, contrappone il proprio riffeggiare distorto e vagamente punk e un ritornello irresistibile in stile Lenny Kravitz, alla melodia solare e psichedelica di “Holy Mountain”, un lento semi acustico dalle atmosfere anni ’60, che rimanda alla memoria addirittura i Velvet Underground e spezza il ritmo di una scaletta composta finora da brani piuttosto robusti.
La seconda parte dell’album è anche quella che “osa” maggiormente e ci regala forse gli episodi migliori, come la tambureggiante “I Assassin”, grande hard rock giocato sulla classica alternanza tra riff e strofa cantata, impreziosito da un fantastico ritornello e dalle sapienti incursioni di Billy Duffy, o ancora “Illuminated”, la splendida “Tiger In the Sun”, dalle melodie efficaci ed originalissime, e l’indiavolato hard ‘n’ heavy di “Savages” e della conclusiva, modernissima, “Sound Of Destruction”.

In definitiva un disco ostico, giocato su melodie ricercate e di non facile assimilazione e su suoni secchi e potenti curati da Martin Glover (in arte Youth), produttore noto per collaborazioni con artisti del calibro di Paul Mc Cartney, U2 e Depeche Mode; scelte che, almeno in partenza, potrebbero, come già anticipato, non convincere i fan di vecchia data, ma dietro le quali si cela tuttavia un lavoro assolutamente meritevole dei numerosi ascolti necessari per farne emergere le qualità più nascoste.

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Tracklist:

01. Born Into This
02. Citizens
03. Diamonds
04. Dirty Little Rockstar
05. Holy Mountain
06. I Assassin
07. Illuminated
08. Tiger In The Sun
09. Savages
10. Sound Of Destruction

Line Up:

Ian Astbury – Voce
Billy Duffy – Chitarre
Cris Wyse – Basso
John Tempesta – Batteria

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