Recensione: Bust A Nut

Di Fabio Vellata - 18 Gennaio 2009 - 0:00
Bust A Nut
Band: Tesla
Etichetta:
Genere:
Anno: 1994
Nazione:
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75

Tesla.
Basterebbe questa parola per descrivere un po’ tutto.

Zoccolo duro degli eighties, per molti sinonimo di classe (non solo musicale, mai scesi, infatti, nello sporco gioco dei gossip) e di certezza, di lavori sempre ben calibrati e mai gettati in pasto ai fan col rischio di poterli deludere.
Quando la band alla fine del 1994 si sciolse, vittima anch’essa della crisi che il genere all’epoca viveva e al punto più basso della popolarità nella sua storia, si pensava che “Bust A Nut” dovesse essere il canto del cigno che già altri colossi come Mötley Crüe (album omonimo) e Whitesnake (“Slip Of The Tongue”, datato addirittura 1989) avevano apparentemente rilasciato.

É in un clima di tensione e di crisi, quindi, che nasce il quarto lavoro, seguito dal tour che sancirà il definitivo scioglimento.
Piazzare quattro centri su quattro non è proprio cosa da tutti, tanto più poi, se alle spalle si hanno tre capolavori entrati di diritto tra i capisaldi del genere.
Eppure, nonostante le premesse fossero non propriamente incoraggianti, ecco l’ennesima conferma che quando la classe c’è, per quanto i fattori siano avversi, alla fine dei giochi risulta sempre vittoriosa.
L’album nella sua interezza si presenta compatto, senza cali o filler di sorta, recando pezzi di classico hard rock dai riff tirati, misti alle tipiche ballate struggenti.

I sessantotto minuti si aprono con delle percussioni tribali accompagnate da un riff roccioso che prelude ad un arpeggio devoto agli Scorpions dell’epoca “Breakout”, paragone reso ancor più veritiero dal cantato di Keith, quasi emulo di Klaus Meine.
”The Gate/Invited” è un pezzo particolare, che già dal “doppio titolo” indica una doppia faccia, caratteristica che forse ai primi ascolti può risultare ostile, ma che col tempo viene ben assorbita, conferendo al brano ancor più fascino.
“Solution” invece ci propone uno dei giri di chitarra più duri e più convincenti del platter, seguito a ruota da “Shine Away” che, al contrario, smussa senza indugio l’impatto delle grosse distorsioni, contrastandole con un arpeggio pulito e cori “angelici”, esaltati da un refrain ed un bridge di chitarre armonizzate di stampo marcatamente “ottantiano”.
Raffiche di sfacciataggine in “She Wants, She Wants”, condita d’accordi affini al Coverdale più in forma. I “vecchi” grandi maestri insegnano, e i “nuovi” grandi maestri mettono in pratica. Risultato? Uno dei brani più riusciti dell’album, ipotetica ”valvola di sfogo” da queste ragazze sempre troppo esigenti!
Seguono “Need Your Lovin'” e “Action Talks”, la prima una ballad strappalacrime e la seconda un canonico brano di Hard puro, per arrivare a “Mama’s Fool”, traccia tranquillamente classificabile tra gli highlight del disco. Un blues caldo e pieno, che inizia a suon di acustica e armonica a bocca e procede su di un riff distorto, nella miglior tradizione zeppeliniana.
Da segnalare infine il quartetto finale, che esordisce con la toccante “A Lot To Lose”, ballatona romantica davvero ben riuscita, e si chiude con “Games People Play”, cover di Joe South, cantautore americano.
Tra le due trovano posto l’energica “Rubberband” (non fatevi trarre in inganno dagli arpeggi della strofa) e la deliziosa “Wonderful World”.

Che altro dire quindi, se non quello già detto in apertura?
Una parola sola: Tesla.

La classe c’è e si vede.
Forse la band è qui ritratta non al massimo della condizione. Tuttavia se anche solo metà di tutte le uscite che, da allora ad oggi, hanno popolato gli scaffali dei negozi, fossero state appena paragonabili in qualità e valore, dunque non avremmo di che lamentarci, musicalmente parlando, da qui ai prossimi cent’anni.
Prendendo come invito la nuova fatica “Forever More”, cogliamo quindi l’occasione per riscoprire anche quest’album.
Da molti ritenuto il peggiore della discografia, pur risultando senza dubbio al di sotto dei predecessori, appare contraddistinto da un cifra di classe, tecnica e mestiere eccellenti, tali da renderlo una valida e più che consolidata collezione di ottimi brani hard rock, suonati con il consueto talento e la solita bravura.

Insomma… marchiati a fuoco dal tipico ed inconfondibile stile Tesla.

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Tracklist:

01. The Gate/Invited (Hannon, Keith, Skeoch, Wheat) 5:36
02. Solution (Keith, Skeoch) 3:55
03. Shine Away (Hannon, Keith, Skeoch, Wheat) 6:42
04. Try So Hard (Keith, Wheat) 5:43
05. She Want She Want (Hannon, Keith) 5:13
06. Need Your Lovin’ (Keith, Luccketta, Skeoch) 4:18
07. Action Talks (Keith, Skeoch) 3:48
08. Mama’s Fool (Hannon, Keith) 6:11
09. Cry (Hannon, Keith, Wheat) 4:58
10. Earthmover (Hannon, Keith) 4:05
11. Alot to Lose (Hannon, Keith, Wheat) 5:11
12. Rubberband (Hannon, Keith, Wheat) 4:35
13. Wonderful World (Hannon, Keith, Skeoch) 3:48
14. Games People Play (Joe South Cover) 4:55

Durata totale: 68’58”

Line Up:

Jeff Keith – Voce
Frank Hannon – Chitarra
Tommy Skeoch – Chitarra
Brian Wheat – Basso
Troy Luccketta – Batteria

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