Recensione: Forces of Denial

Di Giuseppe Casafina - 4 Aprile 2017 - 13:19
Forces of Denial
Etichetta:
Genere: Progressive 
Anno: 2016
Nazione:
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70

Lo scorso anno ha visto la luce il ritorno sulle scene degli italianissimi Exiled On Earth, formazione progressive thrash/power metal fondata da Tiziano Marcozzi e Piero Arioni (rispettivamente chitarra/voce e batteria) dei Rosae Crucis: ritornano a sette anni di distanza dal precedente “The Orwell Legacy”  con un nuovo ingresso alla seconda chitarra, postazione ora occupata dalle sapienti mani di Alfredo Gargaro (stimato chitarrista dell’entroterra romano, qui è disponibile una recensione del suo disco solita), il quale sostituisce il defezionario Leonardo Noschese.

Lo stile proposto è come sempre un intricato (ma non troppo) power/thrash progressivo, un mix che in pratica potrebbe citare in egual misura influenze di band quali Megadeth e Voivod, con in più un cantato che a tratti rimanda al power metal di matrice puramente europea, senza dimenticare sporadiche incursioni in territori moderni, figlie dei Pantera (alcuni scream della title-track rimandano chiaramente ai vecchi tempi del Phil Anselmo che fu).

La formazione, con quest’ultimo “Forces of Denial”. ci regala anche in quest’occasione un lavoro onesto, certamente non eccelso a livello di innovazione, ma nonostante tutto apprezzabile dall’inizio alla fine: le trame progressive non risultano troppo complesse, caratteristica in grado di rendere questo album digeribile anche da parte di coloro che masticano poco la materia. Ottima la produzione, così come è ottimo il sound ed il rispettivo lavoro del basso all’interno del mix, con le sue scorribande a metà tra l’apporto ritmico necessario per spingere appieno il groove percussivo fornito dalla batteria e la linea melodica suggerita dalle chitarre (ma si potrebbe anche supporre il contrario).

Il lavoro di chitarra, anch’esso notevole, è di chiara matrice thrash (discretamente tecnico) per le ritmiche, mentre i solismi richiamano al power metal più melodico: la suddetta miscela, assieme al cantato sempre sospeso tra la scuola heavy/power ed un certo thrash d’annata, concede al sound del gruppo un impatto notevole che, unito alla produzione decisamente moderna (ma mai plasticosa, ottima nota di merito che va indubbiamente a loro favore), regala all’ascoltatore un’esperienza piacevole grazie anche ad un songwriting mai tenuto troppo sulle lunghe, in quanto nessuno dei pezzi supera i 5 minuti e mezzo di durata, altro fattore che gioca a favore dell’eccellente fruibilità del platter.

La qualità del disco nella sua completezza, come già si potrebbe supporre, è costante senza particolari picchi di eccellenza: non mancano però i pezzi più particolari, come gli intricati classicismi di ‘Underground Intelligence’, pezzo in grado di spiccare nel resto grazie a delle linee vocali e degli intrecci di chitarra estremamente orecchiabili, segno di un ricerca sonora accurata ed a tratti mirata al proporre soluzioni ancor più accessibili della media senza per questo volersi ‘sporcare le mani’ ( – per così dire – Nda) con tonalità fin troppo commerciali. Un equilibrio, questo tra intricatezza e melodia, che ricorda una versione ‘cosmica e visionaria’ dei Megadeth, come un Dave Mustaine intento a metà tra i tecnicismi di “Rust In Peace” e le soluzioni più accessibili di “Youthanasia”: un equilibrio convincente che regala al pubblico un disco di buonissima fattura quale è questo “Forces Of Denial”.

Aldilà dei numerosi punti positivi però, ci sarebbe anche da dire che manca quel qualcosa in più in quanto i pezzi del disco, per quanto godibili, risultano davvero troppo simili tra loro: una sensazione che personalmente ho notato anche dopo numerosi e scrupolosi ascolti e che, sebbene non danneggi troppo l’operato di questa formazione, di sicuro non fornisce al disco la capacità di un interesse sulla lunga distanza da parte dell’ascoltatore, risultando così un platter dalla longevità intermedia e, se solo a tratti l’ensemble avesse osato di più, la valutazione finale ne avrebbe giovato indubbiamente.

Nulla di così grave alla fine, intendiamoci: perchè, nonostante quanto scritto, in ogni caso il disco fornisce un impatto sonoro apprezzabilissimo e non annoia di certo.

Come già scritto in apertura, un platter ed una relativa formazione di certo non eccessivamente rivoluzionaria, ma decisamente godibile: appare quindi chiaro che “Forces Of Denial” non vuole inventare nulla, quanto solo coinvolgere l’ascoltatore dall’inizio alla fine. Beata onestà.

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