Recensione: Free Fall

Di Fabio Vellata - 19 Giugno 2013 - 0:04
Free Fall
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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78

Accattivante sin dalla copertina, “Free Fall” è l’esordio discografico in “solitaria” per Magnus Karlsson, polistrumentista, produttore e songwriter di consolidatissima fama.
Non troppo precoce nell’idea e nella realizzazione del progetto il buon Magnus, verrebbe da dire: in scena sin dai primi anni novanta, Karlsson ha sinora posto il proprio talento al servizio di un numero decisamente notevole di esperienze e band di pregevole levatura, passando dal power neoclassico dei Last Tribe, al buon hard rock degli Starbreaker, per mettere poi insieme gli ottimi album del duo Allen/Lande e non ultima, collezionare l’attuale militanza nei solidi e coriacei Primal Fear.
In mezzo, una serie infinita di collaborazioni sotto forme differenti che, tuttavia, mai hanno visto il bravo artista scandinavo protagonista unico della scena, sempre attivo e pronto a rifornire di buone idee, ma solitamente destinato ad un ruolo defilato o comunque, integrato nella realtà di una band all’interno della quale condividere i successi.
Un’occasione unica e da cogliere al volo quindi, quella procurata dalla sempre attenta Frontiers Records, label probabilmente indotta ad offrire una chance al musicista svedese proprio in forza della bontà delle tracce proposte.

Accattivante sin dalla copertina si diceva: accattivante e molto ben confezionato è, infatti, anche il contenuto di questo piacevole e levigato debutto solista.
Rivestito di una forma elegante ed accurata, l’album si presenta nella sostanza del classico e sempre gradito melodic metal di “formula nord europea”, accompagnato dallo scintillio del rock scandinavo (lo chiamano Scandi-Rock), mescolato a divagazioni heavy – nemmeno a dirlo –  dal netto sentore power neoclassico.
Interessante poi, scoprire la rinomata line up di cantanti raccolta per la realizzazione dell’album, composta nella totalità da singer eccellenti in orbita Frontiers o in qualche modo legati da precedenti cooperazioni con lo stesso Karlsson.
Russell Allen, Ralf Scheepers, Tony Harnell, David Readman e Mark Boals sono, tra le altre, voci che valgono già di per se il prezzo del biglietto, considerando poi, la natura e la genesi dei brani con i quali vanno a confrontarsi, scritti – a detta dello stesso compositore nordico – appositamente per l’ugola di ognuno di essi.

Tutte le premesse, in buona sostanza, per la creazione di un disco quanto meno fascinoso e ricco di ragioni di merito: grandi voci, ottima “penna”, buona produzione e cifra tecnica (ad opera oltre che di Karlsson, anche di Daniel Flores alla batteria) del tutto inappuntabile.
Il risultato: bella musica. Non potevano esserci troppi dubbi.

Un pout pourrì di stili variegati nelle sfumature, va ad integrarsi in una scaletta discretamente corposa, in bilico tra il power rock dell’iniziale title track (una sorta di estratto dagli “Allen/Lande”, non a caso proprio con Russell Allen al micorofono), l’heavy diretto della successiva “Higher” (Ralf Scheepers) e spunti maggiormente cromati, come udibile nelle buone “Stronger” (Tony Harnell), “Us Against the World” (David Readman) e “Ready Or Not” (in cui è il sorprendentemente abile Magnus Karlsson ad occuparsi anche del microfono), versione che, per gli amanti del melodic rock di matrice nordica, risulterà indubbiamente la più gradita.
La sensazione è davvero quella di composizioni cucite “su misura”, in linea con i caratteri artistici di ogni interprete che, in tal modo, viene a trovarsi perfettamente a proprio agio e messo nelle condizioni di dare il meglio del proprio repertorio.
Un raffinato escamotage tecnico che se da un lato non regala particolari sorprese e tradisce un pelo di prevedibilità, dall’altro assicura una resa massima e garantita.

Orecchiabilità e scorrevolezza le parole d’ordine di un album lineare e di facile ascolto o per meglio dire, come abbiamo più volte ripetuto, piacevole ed “accattivante”.
Un disco di quelli insomma, che non si vanno magari ad inserire nelle graduatorie assolute di genere o di fine anno ma che, piazzati nel lettore e lasciati scivolare liberamente, riescono ad offrire più d’un motivo per essere apprezzati.

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