Recensione: Heroes of Mighty Magic

Di Luca Montini - 28 Agosto 2016 - 12:00
Heroes of Mighty Magic
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2016
Nazione:
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65

In viaggio verso le terre incantate

Sui Twilight Force mi vedo costretto a fare una doverosa premessa personale. Come molti di voi, li ho scoperti in una strepitosa serata di maggio 2015, a Bologna, di spalla a Sonata Arctica e Freedom Call. Uno spettacolo dal vivo davvero sensazionale, quello degli svedesi, che ha spalancato al popolo italico i gloriosi portali del debut Tales of Ancient Prophecies (2014): un disco che per quanto attingesse a piene mani dall’happy metal più gioioso e variopinto riusciva a sorprendere per personalità, spettacolarità ed energia, il tutto in soli trentasei minuti di puro divertimento; tra spade, draghi, elfi, nani e tutto quello che ti fa sentire fiero del tuo passato sesso, droga e D&D (più o meno).  Una band, i Twilight Force, che assieme agli scozzesi Gloryhammer (coi quali hanno affrontato il tour precedente) rappresenta forse il più fulgido e promettente presente tra i gruppi emergenti nel power metal post-2010. Heroes of Mighty Magic era dunque per me il disco più atteso dell’anno. Indubbiamente. Anche alla luce del glorioso salto qualitativo di etichette, da Black Lodge Records a Nuclear Blast, avevo un voto stratosferico in canna, pronto per sommergere di elogi i ragazzi di Falun al suono delle trombe imperiali, per accogliere i valorosi eroi al castello, nel loro ritorno dalla battaglia. Ero convinto che avrebbero potuto affrontare e vincere la nuova sfida, seppure fare meglio di un debut cotanto frizzante non fosse facile, e questo era ben chiaro anche ai nostri. Un disco come Tales of Ancient Prophecies rasentava già di per sé il massimo raggiungibile con le armi e gli incantesimi a disposizione degli svedesi. Parafrasando Marx: I Twilight Force hanno finora perfettamente interpretato il power metal. Si tratta ora di cambiarlo.

Adventure Metal

Eccoli lì, ad impugnare nuove armi, a coniare un nuovo sottogenere, qualche mese fa. Si (auto)definiscono Adventure Metal. Geniali. Hanno capito anche questo: la magia segreta che trasformerà il drago in un arcidrago è il cambiamento, pur conservando la fiamma generatrice dell’happy-cità esplosiva che li contraddistingue. Heroes of Mighty Magic è la realizzazione di quell’utopia. Per prima cosa, il disco dura il doppio del predecessore: settanta minuti, al lordo delle due bizzarre track finali che analizzeremo dopo. Lo stile è ancora fortemente Rhapsody-oriented, ma tutto è incredibilmente più barocco, più bombastico, pieno di effetti, suoni ambientali (le grida sull’incipit della prima traccia ne costituiscono già un esempio), forti tratti disneyani e tanta, tantissima melodia. Il tutto in un ambiente narrativo ben delineato, con i vari personaggi ed il loro background.

Gli anti-eroi della potente magia

Eppure il primo ascolto non mi ha entusiasmato come avrebbe dovuto. Bello, divertente, esplosivo e multicolore, ma manca qualcosa. Del resto, Heroes of Mighty Magic non è un album immediato, data la sua lunghezza. Fin da subito è possibile notare un missaggio ed una produzione tutt’altro che soddisfacenti, che finiscono spesso per affossare la voce del pur bravo e carismatico Chrileon, tagliando impietosamente anche gran parte delle chitarre ritmiche per lasciare spazio ad effetti ambientali, tastiere e cori in alcuni casi pleonastici sulla prima linea. Allo stesso modo avanzando con gli ascolti diventa abbastanza insostenibile il suono metallico (non nel senso a noi più consueto) di campanelle, chimes, xilofoni e idiofoni in genere che hanno l’effetto della polvere magica di Trilly/campanellino, ma che in quantità tanto industriali cosparse come zucchero in tutti i brani portano inevitabilmente l’ascoltatore a cure a base di insulina.

Nel salone degli eroi 

Heroes of Mighty Magic presenta anche vette di eccellenza, com’era da aspettarsi dai Twilight Force. Le due suite “There and Back Again” e la strepitosa titletrack riescono infatti a dosare con maggiore razionalità gli ingredienti, alternando in maniera proficua cori, parti più tirate, ritornelli melodici, sezioni orchestrali più ambientali, assoli neoclassici del bravissimo Lynd (qui la nostra intervista) ed il cameo di due ospiti d’eccezione: Fabio Lione (Rhapsody of Fire, Angra, Vision Divine) nella prima ed il ritorno di Joakim Broden (Sabaton) nella seconda. È proprio in questi brani che la magia bianca dei Twilight Force viene sprigionata dettagliando panorami sinfonici davvero non comuni e magici, come nell’artwork draconico di Kerem Beyit. Altri highlights da segnalare, indubbiamente “Rise of a Hero” con la prima strofa cantata dal giovane Chrileon, l’altissima “To the Stars“, la fatata “Flight of the Sapphire Dragon” o l’ultimo singolo “Powerwind“. Non da meno le altre, beninteso, ma l’impressione è che in chorus potenti come quello di “Battle of Arcane Might” o della super-rhapsodyana “Guardian of The Seas” la voce del cantante risulti troppo penalizzata in fase di missaggio tanto da impedire l’effetto “voglio cantarla anche io”, rendendo persino di difficile comprensione le liriche. Alquanto curioso l’epilogo, con una skip-track da quasi sette minuti in cui l’onnipresente Blackwald narra tutta la trama del disco e presenta la band… ehr… i personaggi dell’opera. Utile per chi volesse entrare con anima e corpo nel Twilight Kingdom, inutile per gli altri. Finale ancora più curioso per per “Knights of Twilight Might“, il vero inno nazionale del già citato regno del crepuscolo, che di qui in avanti chiuderà le esibizioni dal vivo della band con un tocco patriottico.

Di ritorno al castello

Giunto ormai ad un parere abbastanza ponderato, posso considerare Heroes of Mighty Magic come una grande occasione mancata per un soffio (di drago, ovviamente). Un bel disco power, non c’è dubbio, che troverà favori tra gli appassionati del metallo di ispirazione fantasy con una lore e tante leggende da narrare – rovinato in parte da una produzione insufficiente e da qualche errore di troppo in fase di songwriting, dovuto probabilmente all’ingenuità dei ragazzi. A numerosi passaggi memorabili e coinvolgenti se ne alternano altrettanti meno riusciti; la metafora del drago che diviene un arcidrago già usata dalla band è azzeccata per descrivere una creatura mutata d’improvviso di dimensioni e potere, di effetti e sovraincisioni, incapace tuttavia di aleggiare agilmente, ancora mentalmente giovane ed inadatta ad un corpo tanto imponente e pesante.
Nella piena consapevolezza che anche i pezzi di quest’album saranno portati sul palco con grande energia e spettacolarità, ci aspettiamo ancora molto da questi giovani eroi. La battaglia per il Twilight Kingdom è ancora lunga e piena avventure da vivere come nel nostro gioco di ruolo preferito, tra spade incantate e draghi prismatici, elfi silvani e nani delle caverne, sotto il segno dell’adventure metal!
 

For the fallen ones
We will ride into the sky
Riding over the rainbow’s light
For the flames of magic
We will rise again
In the battle of arcane might

Luca “Montsteen” Montini 

 

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