Recensione: Los Talker [EP]

Di alessandro luzi - 10 Marzo 2019 - 13:00
Los Talker [EP]
Band: Los Talker
Etichetta:
Genere: Alternative Metal 
Anno: 2019
Nazione:
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75

Che cosa hanno in comune il Rap ed il Metal? Apparentemente sembrano dei generi musicali dalle caratteristiche sonore totalmente differenti ed inaccostabili tra loro. Tutto sommato una delle tante sfide della ricerca musicale consiste nel miscelare sonorità distanti, volte a creare un risultato artistico originale. Tale spirito di ricerca ha motivato, per esempio, nella prima metà degli anni ‘90, i Rage Against The Machine e i Limp Bizkit ad amalgamare il Rap al Metal, seppur con risultati artistici differenti. È palese infatti la differenza di sound tra le due band: l’una più prossima all’Hip Hop, l’altra invece con un suono più cupo e violento derivato dal Nu Metal.

È in questa tradizione musicale che si colloca il progetto Los Talker formato da Mattia Foresi, rapper ed illustratore, insieme a Marco Vitali, chitarrista della band Ibridoma ed insegnante di basso e chitarra. L’anima Rap di Mattia e quella Metal di Marco si sono fuse in “Los Talker”, creando un sound spesso aspro ed impetuoso, come nelle tracce “Los Talker” o “La Piaga del Decennio”, a tratti invece più sincopato e vicino al Funky come come in “Alla Deriva”.

L’EP, mixato da Mauro Mancinelli presso gli studi Ulag Zone, consta di sei tracce. Si apre con la Title Track “Los Talker”, un personaggio disgustoso, ritratto nella copertina dell’EP, da cui la folla inorridita fugge. Un riff di chitarra prorompente e la base ritmica elettronica in pieno stile Rap accompagnano la narrazione testuale di Mattia Foresi. Los Talker è un Mister Hyde, un essere con cui nessuno vorrebbe mai entrare in contatto perché spregevole. Egli è una maschera informe che insorge contro il buon costume della civiltà occidentale e tutti quei rapporti interpersonali fittizi, costituiti su logiche utilitaristiche. Los Talker prende coscienza di questa realtà terribile che lo tormenta ed avvia un viaggio introspettivo che si protrarrà nelle successive cinque tracce dell’EP.

L’entrata in scena della batteria e del basso, accostano maggiormente lo stile musicale della seconda traccia “La Piaga del Decennio” al Nu Metal, in cui in determinati momenti del brano si inseriscono degli Scratch in pieno stile Rap. Da sottolineare la comparsa nei ritornelli del brano, la voce Heavy Metal degli Ibridoma Christian Bartolacci. I temi trattati nel testo richiamano alla tradizione Rap, in quanto, come si può intuire dal titolo del brano, lo sguardo dell’autore si focalizza sulle piaghe che attanagliano la nostra società occidentale.

In “Lande” e in “Alla Deriva” si avverte un mutamento di stile sonoro rispetto alle tracce precedenti. In “Lande” il groove di batteria diventa più cadenzato, le chitarre alternano fasi dal suono aggressivo ad altre in cui diviene più cristallino e profondo, rispecchiando le ansie, le paure, ed i dissidi interiori del protagonista, determinati da un futuro ignoto che incombe. Invece il groove sincopato, gli Scratch, la voce femminile di Francesca Bovini, la distorsione rock della chitarra arricchita dall’effetto Wah Wah, conferiscono al brano “Alla Deriva” un’atmosfera che cavalca le tradizioni del Funky ed Hip Hop e si avvicina anche al Sound di alcuni lavori di Caparezza come “Verità Supposte”, “Habemus Capa” e “Le Dimensioni Del Mio Caos”. Dal dialogo introspettivo tra Los Talker e la parte più profonda di sé, emerge la sua volontà di uscire da tutti quelle convenzioni sociali che gli impediscono di esprimere la propria individualità.

Una modalità per eludere tale prigionia Los Talker la trova nel ritornello paradossale di “Calinegro Thrash”, sesta ed ultima traccia del disco in cui si ritorna ad una impronta sonora veemente contrassegnata da un riff di chitarra impetuoso, da un groove incalzante e dalla voce in Growl nei ritornelli. In “Calinegro Thrash” Los Talker sbeffeggiano “le piaghe del decennio” un po’ come nel Cabaret Voltaire, in cui attraverso atti nonsense di artisti come Hugo Ball, Tristan Tzara, Marcel Janco e numerosi altri, si irridevano gli usi ed i costumi appartenenti alla società borghese.

Consiglio l’ascolto di questo EP a tutti gli amanti delle contaminazioni musicali per via della sua originalità creativa e per l’alta qualità con cui è stato effettuato il mixaggio, consegnando all’ascoltatore un suono ben definito e curato in ogni minimo dettaglio, rispettando le intenzioni artistiche dei due musicisti.

 

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