Recensione: Moonland Feat. Lenna Kuurmaa

Di Fabio Vellata - 1 Ottobre 2014 - 17:34
Moonland
Etichetta:
Genere: AOR 
Anno: 2014
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
75

Vanilla Ninja.
Un nome bizzarro che probabilmente non si rivelerà in grado di evocare particolari ricordi nelle memorie di ascoltatori ed appassionati, fatta salva una limitatissima fascia di espertissimi che, spinta da chissà quale desiderio di scoperta, avrà avuto l’ardire d’inoltrarsi – qualche anno fa – in zone “esotiche” alla ricerca di qualche novità singolare.

Originarie dell’Estonia, le Vanilla Ninja erano, infatti, una all-female band attiva in territori rock pop di grande successo in patria, tanto da suscitare un discreto numero di attenzioni pure negli ambiti underground lontani dalle zone baltiche. Non al punto, come ovvio, da raggiungere canali mainstream, ma comunque in misura sufficiente ad innestare il classico passaparola “virale”.
Quattro album in carriera per la band guidata da Lenna Kuurmaa, talentuosa frontwoman dall’ugola versatile che, al primo impatto, non poteva non ricordare una versione patinata e “poppy” delle ruggenti rock lady degli anni ottanta, Lee Aaron, Lita Ford, Doro e Robin Beck su tutte.

Considerazione che deve essere balenata lampante nei pensieri dell’entourage di Frontiers Records, alla ricerca dell’ennesima buona novità da lanciare prontamente sul mercato, in un filone, quello del rock melodico, ormai divenuto marchio di fabbrica inconfondibile della maison partenopea. Pressoché immediato quindi, vista la temporanea uscita di scena delle Vanilla Ninja, il proporre una nuova avventura alla bionda singer, assecondata come da copione dal consueto pool di consolidati professionisti del settore (non poteva mancare, ovvio, Alessandro Del Vecchio), pronti a fornire conoscenze, esperienza, songwriting e buona tecnica al servizio di un debut album griffato con un moniker tutto nuovo.

Il risultato è un side project, intitolato Moonland che, detto in piena sincerità, non risulta affatto spiacevole all’orecchio, proponendosi incentrato essenzialmente su tutte le soluzioni tipiche che il rock melodico di classe ha elaborato negli ultimi trent’anni.
Suoni levigati ed atmosfere dal taglio raffinato. Buon bilanciamento tra energia e rilassatezza. Riuscito equilibrio tra svisate hard rock e commercialità dall’evidente afflato “pop” tout court.
Un disco insomma, che si ascolta con estremo piacere, preda di melodie facilissime da assimilare e di una voce di buona levatura, inserita in contesti decisamente adatti alla migliore resa.
Parimenti – inutile nasconderlo – un album che al di là di una manciata di canzoni di gradevole impatto, non offre particolari sorprese, uniformandosi piuttosto ad una confortevole routine che ben di rado si preoccupa di rompere gli schemi, preferendo una sicura orecchiabilità a qualsivoglia soluzione ardimentosa.
Molta classe, ritornelli dalla tipica matrice “nordica” (come si direbbe: di ispirazione “scandi rock”) ed una produzione dei suoni hi-tech a cura del solito Del Vecchio (uno dei pochissimi autorizzati a fregiarsi del titolo di credibile erede dei grandi mastermind del mixer degli anni ottanta), in grado di pompare e rifornire ogni sfumatura del disco di un flavour zuccheroso che pare studiato ad arte al fine di ottenere gli effetti lucidi e brillanti del miglior AOR di scuola europea.
Una mappa che sottende alla creazione di brani quali l’opener “Heaven Is To Be Close To You” (belle armonie per un testo edulcorato al limite della carie), la sinuosa “Crime Of Love” (che non avrebbe sfigurato in un cd di Issa Overseen), la più grintosa “Poison Angel” (Lita Ford anyone?) e le radio friendly “Out Of Reach” e “Heart Made Of Steel”, potenziali singoli che si fregiano di un paio dei ritornelli di maggior dinamicità del disco.

In mezzo e qua e là, l’irrinunciabile lentaccio (“Live And Let Go”), molto buon mestiere, qualche omaggio a band storiche (l’incedere survivoriano di “Over Me” è indicativo) ed un certo numero di hookline facili-facili che, se da un lato piacciono senza riserve al primo colpo, dall’altro hanno l’effetto rinfrescante di una sorsata di bibita fresca. Corroborano, si fanno gradire, soddisfano nell’immediato. 
Poi “salutano” e scivolano via…

In buona sostanza, non siamo del tutto certi che questa prima uscita del progetto Moonland, possa davvero proporsi come opera irrinunciabile o di livelli assoluti, soprattutto se messa in relazione ad una panoramica sempre più affollata come quella attuale.
La sostanza di canzoni gradevoli e di un lavoro eseguito in modo scrupoloso, permane in ogni modo tangibile e ben manifesta: la sensazione di un disco piacevole e dal profilo molto godibile, pure.

Va da se che, qualora affascinati dalle rock lady anni ottanta o – in tempi più recenti – dalla produzione della bella singer norvegese Issa Overseen, un “ascoltatina” possa essere più che consigliabile.

Ultimi album di Moonland feat Lenna Kuurmaa

Genere: AOR 
Anno: 2014
75