Recensione: Programmed

Di LeatherKnight - 27 Dicembre 2002 - 0:00
Programmed
Band: Lethal
Etichetta:
Genere:
Anno: 1990
Nazione:
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76

Così su due piedi non mi vengono in mente molte bands HM provenienti dal Kentucky. Poco importa, sinceramente; infatti i Lethal stessi basterebbero da soli a conferire notevole prestigio in campo Hard’n’Heavy alla loro città (Hebron) ed il loro Stato.

Nati nella prima metà degli anni ottanta (ignote sono le eventuali precedenti esperienze musicali dei musicisti), i nostri eroi nell’88 pubblicano un demo, di cui stampano anche una tshirt, ed all’alba del nuovo decennio danno alle stampe il loro primo full-lenght grazie all’interessamento della sempre attiva Metal Blade records.

Visto che non vedo alcun motivo “a sfavore”, ci concediamo il piacere di analizzare il debutto dei Lethal facendo (quando e dove richiesto) riferimento alle similitudini con i quattro pezzi presenti sul loro raro demo, “The Arrival”, pubblicato un paio di anni prima.

La proposta dei Lethal è abbastanza particolare: la loro formula consiste in un power metal molto solido ed articolato, traboccante di cambi di tempo ed arrangiamenti di non indifferente caratura, ammiccante verso la strutturazione di melodie magistrali comunque mitigate da passaggi esplicitamente aggressivi e pesanti (esclusivamente nella impostazione ritmica comunque). Rispetto al sound proposto in “The Arrival”, i Lethal dimostrano di esser passati ad un livello decisamente più intricato nella stesura del songwriting, a discapito magari di quella favolosa inclinazione verso le brillanti melodie che facevano letteralmente scintille nel precedente demo.
Tuttavia in primo luogo il cambiamento stilistico più evidente ed incisivo è proprio il vigoroso appesantimento che permea ogni singolo brano, appiattendo in un certo modo l’espressività generale del loro sound; o per meglio dire, ridimensionandola nettamente.

Ad ogni modo la classe è rimasta la stessa e le capacità del gruppo sono qui valorizzate ancora meglio; i Lethal non si sono snaturati e riescono, sebbene sotto differenti spoglie, ad emozionarci con la loro ammaliante personalità sonora.

Uno dei maggiori meriti riguardo la bellezza di questo disco è da attribuire più che giustamente al sign. Tom Malicoat, che veste i panni di cantante, ma ha il pregio di essere accreditato come autore principale dei brani di “Programmed” (il che lascerebbe pensare che non sia solo un buon cantante, ma che ci sappia fare anche con qualche strumento almeno). Senza strafare nel virtuosismo fine a se stesso, i Lethal propongono dieci pezzi ricchi di estro, originalità, metallo pesante ed un accattivante feeling (ripeto, dovuto soprattutto alla abilità canora di Malicoat).

Pur non avendo le carte in regola per ergersi come capolavoro del genere, “Programmed” gode di una non indifferente qualità di idee e risulta essere, ascolto dopo ascolto, un’opera piacevole e molto intenso in diversi passaggi (“Another Day” su tutti).
Si aggiunga che il disco gode di una tracklist più che decentemente articolata e abbastanza varia. Se tra i vostri ascolti non c’è nulla che si avvicini già a queste sonorità in bilico tra l’heavy powerizato e sobrie strutturazioni progressive (primi Queensrÿche, Siren, esagerando un po’ anche i Realm, ecc..), “Programmed” potrebbe apparire un po’ monolitico e poco coinvolgente. Ma, obiettivamente, i dieci brani qui presenti dimostrano concretamente che ai Lethal il buon gusto e le capacità tecniche non mancano ed è uno spettacolo per le vostre orecchie (e non solo!) lasciarsi incantare da canzoni stupende (“Programmed”, “Obscure the Sky”, “Plan of Peace” e via dicendo) che faranno letteralmente innamorare chi ama l’heavy metal nella sua forma più autentica: classe, melodia ed incisività!

Rispetto al demo mancano due pezzi: “Land of the Free” (non sparate cazzate per cortesia) e “Just Before the Dawn” (in cui si fa uso di backing vocals forse insolite ma molto azzeccate). Di “Tomorrow’s King” non rimane che l’adattamento su “What They’ve Done”, peccato! Nel lotto di tracks che compone “Programmed” è chiaro che avrebbe stonato un po’, ma secondo il modesto parere di chi scrive lasciare nell’anonimato un pezzo del genere è un qualcosa che grida vendetta.

In chiusura, gradirei dedicare qualche riga all'”angolo delle curiosità”.
Non tutti sanno che di “The Arrival” esiste anche una stampa su picture-disc in vinile, con tanto di inserto (colore nero) su cui sono riportati tutti i testi (in bianco) delle four tracks. È un bel pezzo da collezione. L’immagine raffigurata sul disco rappresenta una sinuosa bionda senza veli che si affaccia, mostrandoci le spalle, su un paesaggio tropicale-alienoide; un disegno poco complesso, ma molto suggestivo. Obiettivamente il foro del vinile è capitato in una posizione abbastanza imbarazzante. Non è tanto facile beccare questa release, occhi aperti!

Curiosità numero due: nelal “thanks list”, in cui compare anche il mitico guitar-hero David T. Chastain, i Lethal ringraziano i loro studenti “del passato e del presente”. Da questo piccolo dettaglio potremmo forse dedurre che questi ragazzi fossero (e speriamo siano ancora) insegnanti professionisti di musica, il che spiegherebbe un bel po’ di cose! È solo una mia supposizione però, che spero sinceramente trovi un giorno conferma o smentita (questo non mi importa) intervistando i Lethal magari (questo sì che mi interessa parecchio!).

Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli

1) Fire In Your Skin
2) Programmed
3) Plan of Peace
4) Another Day
5) The Arrival
6) What They’ve Done
7) Oscure the Sky
8) Immune
9) Pray for Me
10) Killing Machine

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