Recensione: Restless, Young, Hungry And Free

Di Fabio Vellata - 17 Luglio 2011 - 0:00
Restless, Young, Hungry And Free
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Genere:
Anno: 2011
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80

Veloci, quadrati ed espliciti senza troppi giri di parole.

A dispetto di un moniker tremendamente improbabile e ridicolo, oltre che dall’origine del tutto ignota, i Vietcong Pornsurfers (!!!), nuovissima scoperta svedese della italianissima Street Symphonies sembrano fare parecchio sul serio.
Musicalmente paragonabili ai più celebri precursori della ruvida scena hard n’roll d’estrazione nordica, che ha nei soliti Hellacopters, Gluecifer e primi Hardcore Superstar gl’incontestabili maestri e numi tutelari, i quattro giovanotti di Falun, oltre ad aver trascorso il proprio tempo frequentando – come cita sardonicamente la biografia – le patrie galere, dimostrano, infatti, di aver parimenti compiuto qualcosa d’edificante per le nostre orecchie, apprendendo in modo persuasivo tutti i principali dettami sul come realizzare un buon album devoto al genere.

Ritmiche robuste e sparate, senso per la melodia, ironia mordace e corrosiva ed un’evidente attitudine punk, innervano un songwriting asciutto e dinamico che innalza chitarre smulinanti e vocals un po’ sguaiate che non possono non ricordare, di quando in quando, il caro, vecchio Lemmy con i suoi fondamentali Motorhead.
Sono, in fin dei conti, proprio gli stessi Motorhead a rappresentare per larghi tratti del debut album “Restless, Young, Hungry And Free”, la sintesi meglio riuscita del suono promosso dai Vietcong Pronsurfers, manifestandosi come una sorta d’anima “latente” che viaggia sottotraccia per completare, insieme alla consueta e scalciante sagacia scandinava, una serie di canzoni che scorrono con sorprendente agilità, lasciando intatto uno dei principali fattori di gradimento per un album di questo tipo: la dirompente voglia di divertire.

Pochissimi i proverbiali “fronzoli”, per una stringatezza che appartiene pure ad un minutaggio complessivo compatto sia nei tempi, sia nei numeri, ma che riesce comunque a comporre una scaletta incisiva ed efficace, in cui otto tracce, integrate da un paio di bonus “demo” dalle sottili e beffarde atmosfere seventies, costituiscono argomenti sufficienti a farsi comprendere senza possibilità di fraintendimenti.
Scapocciare con la gioviale veemenza delle torride ed irresistibili “The Flag is On Fire”, “Give It All” e “Getaway Boy” (devastante!) è un esercizio semplice e spontaneo, quasi una prescrizione d’uso senza la quale “il godimento è dimezzato“. Per non parlare dell’immediatezza dei cori “avvinazzati” dell’allusiva “Let Me In” e dei giri di chitarra fulminanti di “Come Back” e “Don’t Need Your Lies”, canzoncine semplici, semplici, senza pretese virtuose o particolari genialate, che però hanno il subdolo potere di far innalzare il volume e di spingere un ritornello ultra melodico ad incidersi nella memoria, con la medesima facilità che appartiene ad una filastrocca per bimbi.

Non ci sono segreti particolari, né troppe parole da spendere per apprezzare la musica frizzante, diretta e grintosa di questi mattacchioni scandinavi. Ignoranti come uno scaricatore di porto, chiassosi come una combriccola di guasconi, eppure grintosi e decisi come uno schiacciasassi, i Vietcong Pornsurfers hanno davvero capito tutto.
Per comporre un bel disco di sano e saettante rock n’roll, non sono necessari studi universitari o cesellature da raffinati dicitori: basta lasciar scorrere l’energia, liberare l’ormone ed alzare il volume.
Ed il gioco è fatto!

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Tracklist:

01.    The Flag Is On Fire
02.    On Your Own (But Not Alone)
03.    Give It All
04.    Come Back
05.    Getaway Boy
06.    Don’t Need Your Lies
07.    A Song For Jonas
08.    Let Me In
09.    Cunts Don’t Play Guitar (Demo bonus)
10.    Spanish Rose (Demo bonus)

Extra:

11.    Don’t Need Your Lies (Music Video)

Line Up:

Tom K – Voce / Chitarra
Teddy – Chitarra
W. Affe – Basso
Rackarn – Batteria

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