Recensione: Songs From The Great Divide
La scena metalcore australiana è certamente meno nota di quella statunitense ma non per questo meno viva e vitale o priva di esponenti di rilievo. A fronte di band di fama ormai consolidata quali Parkway Drive e I Killed The Prom Queen esiste infatti un nutrito sottobosco underground fatto di realtà più o meno nobili tra le quali è talvolta possibile incocciare spunti interessanti.
In questa categoria possono essere certamente inseriti i Caution: Thieves, quartetto originario di Melbourne e dedito ad un melodic metalcore di qualità il cui tratto distintivo risulta certamente essere l’efficace cantato clean di Nicholas Simonsen, sapientemente alternato con passaggi più sostenuti al limite dello screamo.
Le quattro canzoni proposte all’interno del nuovo EP intitolato “Songs From The Great Divide” si dividono equamente tra brani tutt’altro che malvagi ma tendenzialmente riconducibili al tipico metalcore sound (l’opener “Ink Into The Water” e la successiva “A Greater Sense Of Self”) e brani nei quali i Caution: Thieves riescono a dare maggior sfogo alla loro creatività.
In questo senso si distinguono, in maniera particolare, il bel finale notturno e suadente di “Years On The Precipice” e il riuscitissimo tema melodico della conclusiva “And You’ll See The End”, sorta di semi-ballad metalcore sorretta da un guitar work teso e avvincente e valorizzato dalla grande prova di Simonsen al microfono.
Rispetto al precedente EP “The Same Sky” il passo in avanti è netto in termini di soluzioni e di songwriting; stante anche l’ottima resa strumentale e fonica di “Songs From The Great Divide” non risulta pertanto forzato affermare che i Caution: Thieves abbiano tutte le carte in regola per poter dire la loro nella pur affollata scena internazionale di genere, dando finalmente alle stampe il debutto sulla lunga distanza.
Stefano Burini