Recensione: Symphonies Of The Night

Di Tiziano Marasco - 3 Dicembre 2013 - 3:04
Symphonies Of The Night
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Anno: 2013
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76

Ridendo e scherzando i Leaves Eyes sono in giro da dieci anni e, attraverso una carriera costellata da alti e bassi, sono giunti alla quinta prova di studio. Un merito che va reso al gruppo, al di là del metal prettamente di intattenimento proposto, è quello di aver sempre sapuo cambiare le proprie coordinate sonore. Alle volte i risultati sono stati piacevoli, come nel caso di Vinland Saga, un disco di ottimo livello e sapientemente costruito miscelando un certo folk e il gothic ultramelodico di ultima generazione. Altre volte, ad esempio in Njord, laddove i nostri hanno cercato la carta del Viking epico, la sensazione era stata che i tedeschi capitanati da una norvegese avessero voluto strafare.

Ora arriva Symphonies Of The Night due anni dopo l’onesto (ma niente di più) Mermaid e come da copione i nostri propongono un nuovo cambio di pelle. La scelta è al solito quella di non snaturare il songwriting estremamente semplice che ha caratterizzato la band nelle altre uscite. Oltre a ciò rimangono i limpidi riff di chitarra ad opera di Thorsten Bauer, valore aggiunto spesso ignorato dei Leaves Eyes: un musicista estremamente abile che ha sempre caratterizzato le produzioni del gruppo. Oltre a questo rimane il growl di Alexander Krull che però stavolta, la prima in cinque uscite, si inserisce molto bene nella proposta del quintetto. Tant’è che viene usato molto più spesso, anche in veste di back vocals, ed anche in pezzi di chiara matrice folk come l’ottima Galswintha. Infine viene la voce di Liv Kristen, una delle massime cantanti metal a livello mondiale, che in questo episodio discografico recupera il suo lato più lirico di soprano. E da qui partono le prime novità.

Lo stile della cantante infatti si presta a cori operistici e orchestrazioni piuttosto pompose, elementi già  sperimentati ampiamente da Sirenia, Nightwish o Tristania, pure lo stile dei Leaves Eyes risulta così peculiare da non far scader le composizioni nel già sentito. Oltre a ciò ci troviamo innanzi a composizioni che alternano sempre attimi di grande atmosfera a passaggi di maggior potenza. Ne è un’ottima prova la title track, che sembra voler partire come una soporifera ballad stile Lovelorn e si evolve in un ritornello d’ampio respiro sorreto da chitarroni granitici. Stesso discorso per l’ottima Hymn To The Silent Sands. Insomma un disco che non annoia. Naturalmente non mancano i momenti di calma (Nightshade) bisogna però riconoscere che questo disco non annoia mai.

Infine, applausi per un songwriting che finalmente torna ad ottimi livelli senza bisogno di scomodare Mike Oldfield: Hell To The Heavens, Fading Earth, Ophelia e naturalmente tutti i pezzi citati in precedenza  sono tenuti in piedi da ritornelli meravigliosamente costruiti, piacevoli, convincenti, trascinanti, e se ne sentiva il bisogno.

Insomma i Leaves’ Eyes si confermano per musicisti esperti e di grande talento. Questa volta però indovinano la quadratura del cerchio tra il pseudofolk di Mermaid, la pompa magna di Njord e la leggerezza di Lovelorn, sfornando quello che è il loro disco migliore assieme a Vinland Saga. Forse rimangono lontani da maestri incontrastati quali Nightwish o Within Temptetion, ma in questo Symphonies Of The Night sommergono qualsiasi altro gruppo sul panorama del female fronted goth. Consigliato a chiunque cerchi musica leggera ma di qualità. Consigliato soprattutto ai Sirenia qualora vogliano riprendersi.

Tiziano Vlkodlak Marasco

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