Recensione: Temperance

Di Stefano Burini - 15 Maggio 2014 - 0:01
Temperance
Band: Temperance
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2014
Nazione:
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80

Se vi ricordate degli aronesi Bejelit e del loro heavy metal oscuro e battagliero, farete di certo fatica a riconoscere nei Temperance la presenza dei due mastermind di quella formazione: nientemeno che i fratelli Sandro e Giulio Capone, rispettivamente chitarra e batteria. Rispetto ad allora, infatti, la presenza dell’esordiente Chiara Tricarico e il supporto di MarcoHateTylerPastorino (pure lui già visto di recente tra le fila dei Bejelit, così come il bassista Luca Negro), contribuiscono in maniera determinante a dipingere un affresco decisamente differente, nel quale a farla da padrone è l’efficace amalgama tra ritornelli di matrice power metal, riff pesantissimi e sonorità dal taglio futuristico. 
 
Il ruolo della Tricarico è centrale, data la posizione di lead vocalist e, in questo senso, la scelta si rivela azzeccata in virtù di un timbro dolce e cristallino (non scevro da piacevoli sfumature di estrazione gothic) e di una buonissima estensione. Non da meno, in termini di apporto vocale, la prestazione di Marco Pastorino: assolutamente a proprio agio nell’alternarsi al microfono con la rossocrinita cantante (come nella splendida “Stronger”), e in grado di dimostrarsi un valore aggiunto non da poco, tutto sommato nemmeno troppo sfruttato, visto il minutaggio concessogli.
 
Inezie, ad ogni modo: l’esperienza dei musicisti in line up si sente tutta e, nonostante si tratti formalmente di un debutto, “Temperance” mostra già da ora un notevole equilibrio tra le varie componenti. I colpi non vanno, poi, tutti ugualmente a segno (come nel caso dei ritornelli forzatamente happy di “Heaven’s Above” e, seppur in misura minore, di “Hero”), ma è giusto riconoscere che le buone idee si distribuiscono in maniera piuttosto omogenea lungo tutta la tracklist. 
 
L’opener “Tell Me” colpisce e cattura fin dai primi ascolti grazie al bel refrain, ai suoni tirati a lucido e ad un arrangiamento ricco ma non per questo ampolloso; notevolissime, d’altro canto, anche la semi-ballata “Breathe”, caratterizzata da un eccezionale crescendo melodico, e la veloce “To Be With You”. Eppure il meglio arriva nella seconda metà, laddove la fanno da padrone le epiche melodie della leggiadra “The Fourth Season”, l’atmosfera più cupa della nervosa “Scared And Alone” e l’elettricità barocca di “Dejàvu” e di “Relentlessy”, quest’ultima in particolare valorizzata dalle decisive clean vocals maschili. Peccato per il finale, “rubato” dalla particolare (ma un po’ opaca) “Lotus” alla grandeur melodica della splendida “Stronger”: un ‘altra semi-ballata, resa ancor più magica dalle mai troppo lodate incursioni ad opera di Marco Pastorino, di nuovo protagonista di un grande duetto con la Tricarico

C’è poco di cui dispiacersi, in ogni caso, e molto di cui essere soddisfatti: i Temperance hanno tutte le carte in regola per inserirsi alla grandissima nella nutrita scena delle cosiddette female-fronted band ma, nel contempo, uno stile sufficientemente definito da non farli diventare “una delle tante”. Avanti così.

Stefano Burini

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