Recensione: The Cursed Remain Cursed

Di Stefano Burini - 18 Ottobre 2012 - 0:00
The Cursed Remain Cursed
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Anno: 2012
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80

I Vision Of Disorder nascono come hardcore punk band nel 1992 a Long Island per mano dei chitarristi Matt Baumbach e Mike Kennedy cui si uniscono, in breve tempo, il cantante Tim Williams, il bassista Mike Fleischmann e il batterista Brendon Cohen. Il debutto in solitaria sulla lunga distanza (dopo lo split del 1994 in coabitazione con i Loyal To None e alcuni demo tra cui il famoso “Still”), avviene nel 1996, anno di uscita dell’album omonimo; seguiranno tre ulteriori lavori: “Imprint”, “For The Bleeders” e “From Bliss To Devastation”, quest’ultimo risalente a quel fatidico 2001 che vede Williams, Baumbach e compagnia congelare il progetto a tempo indeterminato. Escludendo l’estemporanea reunion messa in piedi per l’Hardcore Superbowl del 2006, il letargo dei newyorkesi si è protratto fino al 2008, tuttavia per poter ascoltare musica inedita firmata VOD si sono dovuti attendere ulteriori quattro anni e il risultato è contenuto nel nuovissimo “The Cursed Remain Cursed”.

Dai tempi dell’hardcore punk seminale di gruppi come DischargeBlack Flag e Bad Brains  ne è passata di acqua sotto i ponti e le contaminazioni con mille e più generi e sottogeneri hanno portato ad ulteriori ramificazioni come il crossover thrash (Suicidal Tendencies, D.R.I. ai tempi del thrash ottantiano, Converge, Biohazard e Vision Of Disorder negli anni ’90, tanto per citare qualche nome eccellente), il grindcore (dai primi vagiti supersonici degli S.O.D. alla “maturità” dei Napalm Death) fino ad arrivare al metalcore. Non stupisce oltremisura, dunque, ascoltando l’ultimo nato in casa VOD ritrovarci molto di ciò che caratterizza questa corrente più recente, germogliata qualche anno più avanti da quello stesso terreno, composto da hardcore punk e innaffiato e concimato con dosi massicce di thrash e poi death metal, da cui essi stessi erano venuti alla luce.

Fin dalle prime note di “Loveless”, opener del nuovo “The Cursed Remain Cursed”, le caratteristiche base del loro sound appaiono ben delineate. Il riffing è vorticoso e ipercinetico come capita di sentire negli album degli Shadows Fall (e in generale di molte band metalcore) e il cantato di Tim Williams, equamente diviso tra strofe graffianti a base di un growl/screaming aggressivo ed efficace e ritornelli in voce pulita piuttosto riusciti: melodici eppure lontani anni luce da eventuali tentazioni emo o pseudo tali.

“Set To Fail” è decisamente metalcore-oriented, di quello più tosto ed esaltante: il refrain ha addirittura qualcosa dei Rage Against The Machine, pur non arrivando mai al rappato puro di Zack De La Rocha, e le chitarre stoppate in sottofondo conferiscono ulteriore enfasi al tutto, mentre il finale veleggia con disinvoltura tra ritmiche figlie dei citati RATM e passaggi vocali cantilenanti e stratificati che rimandano in parte agli Alice In Chains e in parte a realtà più recenti come i Trivium.

Trovata la ricetta giusta i Vision Of Disorder non la mollano e, anzi, la ripropongono senza soluzione di continuità né cedimenti di sorta, continuando a macinare furia hardcore e hookline melodiche di grande classe, molto utili per conferire ad ogni traccia una propria personalità facilmente intelligibile. E’ il caso dell’ottima “Blood Red Sun” o di “Hard Times”, quest’ultima incanalata sui binari di un thrash-core furioso e coinvolgente che non allenta mai la presa.

“Annihilator” alza ulteriormente l’asticella dell’estremo bandendo tutte le clean vocals e lavorando  con il vigore e l’abnegazione di un fabbro ferraio sulle ritmiche e gli stacchi mentre “Skullz Out (Rot In Pieces)” è un metalcore che invade spesso e volentieri i territori del thrash, così come la successiva “The Enemy”, particolarmente caratterizzata da impasti vocali in odore di Alice In Chains, alternati a strofe urlate a grande velocità.

In “The Seventh Circle” il sentore di thrash/groove metal si fa davvero fortissimo: i suoni sono iper compressi e il vocalismo di Tim Williams alterna con grande disinvoltura growl cupi di scuola brutal a screaming demoniaci; nel frattempo la sezione strumentale macina riff e passaggi di batteria al cardiopalma all’insegna di una violenza sonora che non viene mai meno e che soprattutto non si dimostra mai sterile o priva di reale ispirazione. “New Order Of Ages” è maggiormente melodica, seppur all’interno degli standard sonori dei VOD, e finisce per concedersi più di qualche strizzata d’occhio al metalcore di penultima generazione, pur dimostrando una volta in più che i discepoli hanno ancora molto da imparare dai maestri. Dopo “New Order Of Ages” i newyorkesi si concedono anche qualche sconfinamento nel crossover/Nu-metal, altro genere di cui possono essere annoverati tra gli ispiratori, ma la chiusura è affidata all’atipica “Heart And Soul” nella quale, su riff e ritmiche per la seconda volta di stampo nu, i Vision Of Disorder riescono ad inserire una melodia estatica che finisce per creare un effetto davvero particolare e degno di nota. Il finale di traccia è tutto a base di thrash e hardcore, mitragliato ad alta velocità e con grande intensità.

Come avrete di certo già intuito ci troviamo di fronte ad album di elevata caratura in cui tutto o quasi sembra girare per il verso giusto, eppure questa sommaria descrizione non è sufficiente per inquadrarlo. Un lavoro come “The Cursed Remain Cursed” rappresenta (o dovrebbe rappresentare) un termine di paragone e, per certi versi, un disincentivo per la miriade di band che si sono date “per moda” al metalcore/melodic hardcore e ai loro ulteriori derivati più o meno nobili. I Vision Of Disorder tornano, infatti, in campo dopo ben undici anni di assenza e con sulle spalle il ruolo di padrini delle evoluzioni più moderne del filone thrash/hard/metalcore, se ne escono con un disco che sbaraglia gran parte delle nuove leve e che dovrebbe, anzi, insegnar loro qualcosa a proposito di come si suona e soprattutto di come si canta un genere come il melodic hardcore/metalcore. Un grande come back , dunque, fatto di ottime canzoni e di un attitudine che non sembra essere venuta meno negli anni, con buona pace di chi guarda sempre con sospetto le reunion: bentornati VOD!  

Stefano Burini

 

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Tracklist

01. Loveless 

02. Set to Fail 

03. Blood Red Sun 

04. Hard Times

05. Annihilator 

06. Skullz Out (Rot In Pieces) 

07. The Enemy 

08. The Seventh Circle 

09. New Order of Ages 

10. Be Up On It 

11. Heart And Soul  

 

Line Up

Tim Williams: voce

Matt Baumbach: chitarra

Mike Kennedy: chitarra

Mike Fleischmann: basso

Brendon Cohen: batteria

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