Recensione: The Valley Of Tears – The Ballads

Di Eric Nicodemo - 9 Febbraio 2017 - 8:00
The Valley Of Tears – The Ballads
Band: Magnum
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2016
Nazione:
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65

Le compilation sono appuntamenti immancabili nel palinsesto discografico di gruppi dal lungo corso e gli albionici Magnum non fanno eccezione. Questo “The Valley Of Tears – The Ballads” è dunque l’ennesimo best of di questi eroi, ma non propone un menu variegato bensì, come si evince dal titolo, offre versioni rimasterizzate, ri-registrate o remixate di ballad, tra le quali solo due classici anni Ottanta estratti dal capolavoro “Vigilante”: “Lonely Night” (versione acustica) e “When The World Comes Down” (in una nuova veste live).

La scelta di concentrarsi su un unico genere di brani può trovare diverse spiegazioni: la volontà di ampliare il proprio audience e distinguere la raccolta dalle precedenti. Una scelta supportata dal fatto che il combo ha sempre raggiunto livelli di eccellenza e suprema maestria in questo campo. Dunque, decisione ardua, visto l’abbondanza di canzoni d’amore e pezzi struggenti eccelsi di cui è costellata la carriera dei Magnum!

Detto questo, per non ricadere su una tracklist a base di vecchie hit, si è preferito rispolverare brani più recenti o meno conosciuti del repertorio, andando a pescare l’iniziale “Dream About You” (dal trascurato “Breath Of Life”, 2002) e riportando in auge “Back In Your Arms Again”, direttamente dai meandri di “Rock Art” (1994). La prima del lotto è semplicemnte una versione rimasterizzata che non aggiunge evidenti novità. Discorso analogo per “Your Dreams Won’t Die”, tratta dall’ultimo “Sacred Blood “Divine” Lies” e per tutti i remix inclusi quali “The Valley Of Tears” (“Escape From The Shadow Garden”, 2014), “A Face In The Crowd”  (“Into The Valley Of The Mooking”, 2009), “The Last Frontier” (“The Visitation”, 2011) e “Putting Things In Place” (“On The 13th Day”, 2012).

Discorso a parte per “Back In Your Arms Again” e, soprattutto, per “Broken Wheel”, tracce che sono state oggetto di una registrazione ex novo. In “Back In Your Arms Again” la voce di Catley, per ovvie questioni anagrafiche, è più strozzata rispetto all’originale ma non perde una stilla dell’impatto emotivo. Ne derivano linee melodiche meno smussate e, per così dire, meno pulite, ma, per assurdo, acquistano quasi maggior tensione. Degna di nota la rinnovata versione di “Broken Wheel” da “Sleepwalking” (1992), dove la chitarra finalmente assume forza e rilievo. In particolare, il solo della sei corde ora è più nitido ed intenso rispetto a quello originale, migliorando l’impatto generale della canzone e dando il giusto merito ad un brano meritevole di entrare nel novero dei classici.

Lonely Night” ha una buona resa in acustico mostrandosi con un mood più rilassato e fluente, sacrificando la carica energetica per un approccio disteso da vero e proprio lentone. La voce di Bob si percepisce a tratti forzata (anche per il voluto rallentamento delle strofe) ma tutto sommato rimane uno splendido sentire.

Notevole la traccia live di “When The World Comes Down”, che mantiene tutto il suo fascino grazie ad una splendida prestazione dell’intera band, ricreando fedelmente la magica atmosfera originale come se il tempo si fosse fermato (i sintetizzatori saturano l’aria, i cori sono perfettamente intonati ed avvolgenti e la voce di Catley risuona enfatica – la timbrica invecchiata non guasta, anzi, aggiunge quasi un flavour da “amore vissuto e sofferente”).

Dare un voto a una compilation è e sarà sempre una questione spinosa, visto che si deve dare un voto alla qualità dell’operazione piuttosto che ai brani raccolti. Nel nostro caso non si può mettere in discussione la qualità delle canzoni e si può apprezzare in primis il fatto di non aver proposto le solite ballad e, in secundis, di offrire due valide ri-registrazioni, una buona variante acustica e un ottimo live.

Tuttavia, queste feature potevano essere tranquillamente incluse in potenziali nuove versioni rimasterizzate ed estese di “Vigilante”, “Wings Of Heaven”, “Sleepwalking” e “Rock Art”, riedizioni di cui da tempo se ne sente il bisogno (per non parlare della necessità di rendere maggiormente reperibili album da tempo esauriti, quali il sopracitato “Sleepwalking” e “Goodnight L.A.”). Senza contare che la scaletta è esigua e poteva contenere ulteriori tracce (alcuni degli ultimi album in studio dei Magnum contengono ben una o due tracce in più rispetto a questo disco!). Ecco spiegato, dunque, il voto ridimensionato di quella che risulta essere una discreta raccolta, con qualche gradevole sorpresa, forse consigliabile ai neofiti e a tutti coloro con qualche buco in collezione.

Rimane, invece, un acquisto opinabile per i fedelissimi della band, che forse preferirebbero le ristampe sopracitate. Probabilmente, la miglior cosa che deriva da simili operazioni è la possibilità di rivedere i Nostri in tour, anche se siamo consapevoli che il suolo italico verrà escluso di nuovo dalla lista.

Eric Nicodemo

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