Recensione: Time To Change It

Di Fabio Vellata - 30 Marzo 2009 - 0:00
Time To Change It
Band: Mind Odyssey
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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63

Un interessante esordio intitolato “Keep It All Turning” nel 1993, seguito a breve distanza da altri tre album ugualmente piacevoli e ben assortiti, (l’ultimo, “Signs”, datato 1999) e poi il buio assoluto.

Onestamente era difficile preventivare un ritorno in scena per i Mind Odyssey, band di heavy melodico legata ai nomi del singer Mario Le Mole e soprattutto, del chitarrista Victor Smolski, virtuoso della sei corde di lunga militanza, attualmente in forza ai rinomati ed influenti Rage di Peavy Wagner.
Il moniker pareva, infatti, ormai dimenticato e sepolto tra le nebbie del ricordo, protagonista di una stagione, quella riferita alla seconda metà degli anni novanta, che molto aveva prodotto i tali ambiti e di cui il gruppo tedesco risultava essere parte integrante ed inscindibile, al pari di tanti colleghi scomparsi nel nulla, una volta passati un po’ in secondo piano gli stilemi a loro prediletti.
I presagi di un inatteso come back si erano tuttavia concretizzati già nel 2008, anno della pubblicazione di un greatest hits riassuntivo – classico escamotage per permettere al nome di tornare a circolare – seguito a breve distanza da una sontuosa serie di ristampe dell’intero catalogo ad opera della Napalm Records, label divenuta, nel frattempo, “casa” del combo teutonico.

Tempi maturi quindi, per l’uscita di un cd nuovo fiammante, disco, come sempre in questi casi, realizzato con l’intento, o per meglio dire, la speranza, di rinverdire i “fasti” ed i successi antichi
Largo spazio quindi, a tutte le caratteristiche e peculiarità riconducibili a quanto mostrato negli anni passati, senza tuttavia tralasciare una vena moderna e “futurista” quale adeguato viatico per sdoganare il nome dei Mind Odyssey, anche in questo primo scorcio di nuovo millennio.

Il progetto, pur mantenendosi costantemente su livelli accettabili, pecca tuttavia in un paio di fondamentali aspetti.
Davvero poco azzeccata anzitutto, la scelta di alcuni suoni (quello della chitarra di Smolski in primis), cupi, impastati ed inadatti a conferire al cd chiarezza e facilità d’ascolto.
In secondo luogo, sono discutibili alcune trovate stilistiche, proposte nel tentativo manifesto di dare una rinfrescata al sound ma, alla resa dei conti, insufficienti per garantire ai brani quella marcia in più davvero necessaria per rendere “Time To Change It” realmente competitivo.

I risultati sono ben visibili in tracce come “Final Fight” e ”Storm Warning”, sulla carta realizzate con grandi propositi presto smentiti da un songwriting che non brilla in personalità, lasciando in sospeso qualsiasi discorso correlato ad ambizioni particolari di successo. Brani insomma, che non possono essere definiti di cattiva levatura, ma che si mantengono appena al di sopra della linea di demarcazione che separa il mediocre dal buono.
Il meglio viene in ogni caso rappresentato in chiusura, mediante un trio di tracce che, se non sigillo di un platter eccellente, fungono quantomeno da buon auspicio e contribuiscono ad innalzare valore complessivo ed attenzione dell’ascoltatore.
La title track ad esempio, coglie nel segno con atmosfere di grande buon gusto, mentre “Raven and Swan” è un chiaro omaggio di Mr. Smolski a quanto realizzato con i corazzati e leggendari Rage, pur se con una voce, quella di Le Mole, molto più simile a Ralf Scheepers, leader dei Primal Fear.
Alla ballad “Under The Moonlight”, il compito di portare a termine l’operazione ritorno, mediante una melodia soffusa e ricercata che un po’ rimembra le piacevoli “Emptiness Inside” e “Keep It All Turning”, canzoni tratte dai primi capitoli della band.

In definitiva, un disco di certo sufficiente, costruito da una coppia di musicisti (cui vanno aggiunti il bassista Jan-Michael Keller, la seconda chitarra Dan Uhden e il fantomatico batterista “The Animal”) che ha, come sempre, qualche buona carta in serbo da giocare.
Difficile tuttavia, definire “Time To Change It” come un prodotto largamente consigliabile o di primissima fascia, cosa che, in tempi di crisi e di scarse disponibilità economiche, non può far altro che suonare come un invito ad investire sulla nuova fatica dei Mind Odyssey solo se vecchi fan incalliti o, eventualmente, dopo un buon ascolto preventivo.

Come si dice in questi casi, accettabile ma tutt’altro che fondamentale.

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Tracklist:

01. Riding And Ruling
02. Enemy Daggers
03. I Want It All
04. Face In The Rain
05. Final Fight
06. Higher Ground
07. Storm Warning
08. Time To Change It
09. Raven And Swan
10. Under The Moonlight

Line Up:

Mario LeMole – Voce
Victor Smolski – Chitarra
Dan Uhden – Chitarra
Jan-Michael Keller – Basso
“The Animal” – Batteria

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