Recensione: Voice In My Head

Di Andrea Bacigalupo - 11 Novembre 2017 - 19:30
Voices In My Head
Band: Crucifier
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2017
Nazione:
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58

I Crucifier nascono in Grecia nel 1995 da un’idea di Hilas ëThanatoidí Kyriazis (voce) e di Giorgos Kyriazis (Chitarra, basso).

Dopo tre demo e  l’EP ‘Innocent World’ debuttano definitivamente con il Full-Length ‘Merciless Conviction’ del 2002, seguito da ‘Cursed Cross’ del 2006.

Passati quasi undici anni, con qualche sostituzione nelle proprio file e la partecipazione a varie raccolte, la band si ripresenta sul mercato discografico con ‘Voice in My Head’,  il suo terzo album, pubblicato attraverso la nostrana Punishment Records il 29 settembre 2017.  

Il loro è un Thrash Metal essenziale, carico di Hardcore espresso attraverso una velocità allo spasimo ed una voce grezza e furibonda.

Il sound è schietto, con passaggi marcati quanto energici. Poco spazio è dato alla melodia, più che altro ricercata negli assoli, ma soppressa da un’irruenza dinamica ottenuta attraverso la compressione dei suoni e ritmiche serrate che creano un vero muro sonico.  

Non ci sono virtuosismi, attimi di pausa od atmosfere acustiche, ma solo tanta violenza e rabbia. 

Troppo però. I nove brani che compongono l’album, per quanto slanciati e dotati di un buon tiro, soffrono, nella loro globalità, di una certa piattezza dovuta ad un songwriting con poche differenza e ad un cantato un po’  tanto omogeneo, con minime variazioni timbriche ed espressive.

In definitiva, per quanto il lavoro parta bene, con le martellante ‘Within Insanity’ e l’incisiva ‘Open Your Eyes’, quest’ultima dotata di un esaltante refrain con chorus, diventa poi parecchio ripetitivo, con pochi momenti che non sanno di scontato. Si citano, ad esempio, ‘Happy Face Man’e ‘Fake Truth’, che, invece di partire subito con la ‘quarta’ innestata iniziano la prima con un tempo più cadenzato e la seconda con un riff oscuro; è però questione di pochi attimi, poi il combo s’immerge di nuovo nel mare della velocità dove le onde sono tutte pressoché alte uguali.     

In definitiva i greci Crucifier si autolimitano correndo in un solo senso a testa bassa, ed è un peccato perché le capacità ci sono e si sentono, come nella potente ‘Forgive And Don’t Forget’ che ha un ottimo assolo ben articolato. Devono essere solamente meglio espresse a livello di songwriting, mentre il vocalist deve lavorare per dare più espressività ai contenuti (cosa che ritengo sia in grado di fare).

Per quanto la carriera del combo sia lunga, ‘Voice In My Head’ soffre un po’ delle incertezze di tanti album d’esordio (lo si può anche ritenere tale, visto che dall’ultimo Full-Length sono passati undici anni), dove le troppe cose che si vogliono dire vanno a nascondere le vere capacità di chi sta dietro gli strumenti.

Teniamo comunque d’occhio i Crucifier nel futuro, perché le qualità per far palare di loro ci sono. Per ora, purtroppo, ‘Voices in My Head’ per quanto riesca a procurare copiose scariche di adrenalina, non raggiunge la sufficienza.

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